Le conseguenze della crisi pandemica sono visibili negli indicatori più recenti del benessere economico, secondo il Rapporto Bes 2022 elaborato dall'Istat
Nel 2020, a fronte di un valore medio nazionale di 20.658,10 euro, il reddito nella provincia di Milano (29.631,40 euro) è 2,7 volte quello di Vibo Valentia (10.828,90 euro), rispettivamente prima e ultima nella distribuzione. Il reddito complessivamente percepito dai dipendenti uomini (23.858,50 euro) è invece 1,5 volte quello delle dipendenti (16.285,40 euro). Nel 2019 gli stessi rapporti erano pari a 2,6 e 1,4. La differenza tra le aree del Paese è netta: nessuna provincia del Centro o del Nord occupa la coda della distribuzione, in cui invece si concentrano tutte le province meridionali ad eccezione di quelle abruzzesi
Nel primo anno di crisi da Covid-19 il reddito si è ridotto di quasi il 6% a livello nazionale, più per le donne (-6,7%) che per gli uomini (-5,6%). La flessione ha riguardato, senza alcuna eccezione, tutte le province italiane, ma è stata mediamente più contenuta al Nord (-5%) e decisamente più severa al Mezzogiorno (-8%) dove i livelli iniziali erano già decisamente più bassi. Tra i territori con gli arretramenti maggiori si segnalano Trapani (-10,8%), Napoli (-10,4%) e Taranto (-10,0%); al Centro emerge in negativo il trend della provincia di Prato
Nel 2021 in Italia continua a scendere il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie, ossia il rapporto percentuale tra le consistenze delle nuove sofferenze nell’anno (prestiti a soggetti dichiarati insolventi o difficili da recuperare nel corso dell’anno) e lo stock dei prestiti non in sofferenza nell’anno, pari a 0,5% (-0,1 punto percentuale rispetto al 2020). Si riduce quindi la vulnerabilità delle famiglie indebitate, anche a seguito degli interventi a sostegno1 e della tradizionale propensione al risparmio delle famiglie italiane. La tendenza di riduzione rispetto all’anno precedente interessa la maggior parte delle province italiane. Tra queste spiccano Aosta e Gorizia (entrambe con -0,5 punti) e Brindisi (-0,4; 0,7%)). Nell’ultimo anno, solo in 3 province si rileva un peggioramento marcato (pari a +0,4 punti percentuali): Rovigo (0,8%), Taranto (1,1%) e Ragusa (1,2%)
L’indicatore, di fonte Banca d’Italia, denota differenze territoriali che vanno attenuandosi nei due ultimi anni. La distanza tra la provincia con il valore massimo e quella con il valore minimo è pari a 1,1(1,2 nel 2020 e 1,8 nel 2019). Trento e Bolzano presentano il valore più basso e quindi migliore (0,1), Ragusa quello più alto (1,2)
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