Lo sfratto da casa popolare può verificarsi in diverse circostanze. In primo luogo, sebbene si tratti di residenze che non richiedono il versamento di un canone elevato, è possibile iniziare la procedura di sfratto per morosità. Inoltre, gli inquilini possono essere sfrattati nel caso in cui non rispettino i regolamenti condominiali e/o le disposizioni del Codice civile o anche qualora i requisiti per mantenere la casa popolare vengano a mancare o vengano simulati.
Scendiamo nei dettagli e cerchiamo di fare chiarezza sulle circostanze, le modalità e le tempistiche previste per la procedura di sfratto da casa popolare e, infine, accenniamo alla possibilità di opporsi a tale procedura.
Informazioni generali e requisiti per mantenere la casa popolare
Le case popolari sono residenze statali messe a disposizione di famiglie e individui che non dispongono di un reddito o che si trovano al di sotto di specifici limiti di reddito stabiliti dalle normative vigenti. Possono accedervi, inoltre, individui con disabilità o handicap, genitori single con figli a carico e cittadini senza fissa dimora. Dopo essersi aggiudicati un alloggio, è necessario rispettare specifici requisiti per mantenere la casa popolare e non perderne il diritto.
Più nello specifico, il diritto all’alloggio può essere perso dal beneficiario nei seguenti casi:
- mancata presentazione per la sottoscrizione del contratto: il diritto alla casa popolare può essere perso qualora l’assegnatario non si presenti al momento della sottoscrizione del contratto di affitto;
- abbandono dell’alloggio e mancata occupazione dello stabile e cambio di residenza: abbandonare la casa popolare senza autorizzazione per un periodo superiore a tre mesi comporta la perdita dell’alloggio, il quale peraltro, dev’essere trasformato in residenza entro 30 giorni dalla sottoscrizione del contratto;
- gravi danneggiamenti: se l’assegnatario reca danni gravi all’alloggio, alle sue pertinenze o parti comuni può perdere il diritto alla casa popolare;
- cessione dell’alloggio: per i beneficiari vige il divieto di cessione totale o parziale della casa popolare a terzi e, pertanto, se ciò si verifica, il diritto alla residenza viene perso;
- cambio della destinazione d’uso: non è consentito cambiare la destinazione d’uso dell’alloggio popolare né delle relative pertinenze;
- morosità nei pagamenti del canone: l’assegnatario è tenuto al versamento del canone e, naturalmente, in caso contrario può essere inserito nella Banca dati di morosità immobiliare tramite l'apposita procedura di inserimento del conduttore nell'elenco degli inquilini morosi;
- uso dell’alloggio per attività illecite: naturalmente, non è consentito utilizzare l’alloggio per attività illecite risultanti da provvedimenti giudiziari, dalla pubblica sicurezza o dalla polizia locale;
- perdita dei requisiti di permanenza: il conseguimento della titolarità di diritti reali su un alloggio situato nella stessa provincia o a una distanza inferiore a 70 km dalla casa popolare, il superamento del limite massimo di reddito o la perdita di altri requisiti fondamentali per l’ottenimento di un alloggio, può comportare la revoca dell’assegnazione.
Inoltre, l’inosservanza delle disposizioni dell’ente gestore riguardanti l’uso dell’alloggio e l’assunzione di comportamenti lesivi della convivenza civile sono considerate violazioni che potrebbero comportare la perdita del diritto. Alla luce di quanto detto, risulta fondamentale rispettare i requisiti e le condizioni vigenti per ottenere e mantenere una casa popolare in Italia, contribuendo così a garantire un uso corretto di questo importante servizio residenziale pubblico.
Sfratto e casa popolare: quando si verifica?
La procedura di intimazione di sfratto rappresenta il mezzo attraverso il quale il proprietario di un immobile locato può riottenere la sua disponibilità, se l'inquilino diventa moroso e, dunque, risulta inadempiente rispetto al pagamento del canone, o occupa l’immobile nel periodo successivo alla scadenza del contratto di locazione.
I soggetti coinvolti nelle pratiche relative alle case popolari, tuttavia, sono ben diversi rispetto ai normali contratti di affitto. Da un lato vi sono degli assegnatari che, in mancanza dei requisiti fondamentali, non hanno diritto all’alloggio e, dall’altro, non vi è un semplice locatore, ma l’Istituto autonomo Case Popolari o l’Ente pubblico che si è occupato dell’emanazione del bando. Per cui, oltre all’eventualità che l’inquilino diventi moroso, lo sfratto da casa popolare può verificarsi nei seguenti casi:
- perdita dei requisiti dell’assegnatario;
- mancato rispetto del regolamento condominiale;
- falsificazione dei requisiti in fase di domanda della casa popolare;
- mancato rispetto delle norme del Codice civile.
Va notato che la procedura di sfratto per morosità standard, prevista dall’art. 658 c.p.c., non si applica alle abitazioni popolari.
Le possibilità di procedere con lo sfratto da una casa popolare si ampliano. Generalmente, dunque, l’Istituto autonomo Case Popolari o l’ente gestore possono procedere con l’intimazione di sfratto se:
- l’inquilino non rispetta più i requisiti reddituali stabiliti per l’assegnazione della casa popolare;
- l’assegnatario occupa la casa popolare anche se risulta essere titolare di un altro immobile o titolare diritti reali di godimento di altri immobili;
- l’assegnatario non paga le spese relative agli spazi comuni;
- la casa popolare viene subaffittata o ceduta a terzi;
- la casa popolare viene utilizzata per scopi illeciti o moralmente inaccettabili;
- vengono effettuate modifiche strutturali o relativi agli impianti dell’alloggio senza autorizzazione;
- all’interno dell’alloggio vengono conservate sostanze pericolose o infiammabili tali da mettere a rischio la sicurezza dei residenti;
- l’assegnatario si astiene dall’effettuare gli interventi di manutenzione di sua competenza.
Al di fuori dei casi di sfratto per morosità, la decadenza dai requisiti per la permanenza nelle abitazioni popolari comporta automaticamente la risoluzione del contratto tra l'assegnatario e l'ente gestore. Di conseguenza, l'ente ha il diritto di richiedere direttamente il rilascio dell'immobile.
Sfratto dalle case popolari: la procedura
Rispetto alla procedura di sfratto per morosità “normale”, vi sono delle differenze di fondo, non solo per quanto riguarda i presupposti, ma anche l’esecuzione stessa dello sfratto. La disciplina per la procedura di sfratto dalle case popolari è contenuta nel R.D. n. 1165 del 28 aprile 1938 (Approvazione del testo unico delle disposizioni sull’edilizia popolare ed economica).
Le organizzazioni responsabili della gestione degli alloggi pubblici devono fare ricorso direttamente al presidente del Tribunale per ottenere lo sfratto dalla casa popolare. In questa fase, il presidente dell’Ente pubblico gestore o dell’Istituto autonomo Case popolari dovrà allegare una dichiarazione che attesti, sotto la sua responsabilità, l'arretrato di pagamento dell'inquilino, nonché una copia del contratto di locazione della casa popolare debitamente registrato.
Tramite un decreto in calce al ricorso, il giudice impone al debitore di effettuare il pagamento entro 40 giorni dalla notificazione. Se il pagamento non viene effettuato entro questo termine, si procederà con lo sfratto vero e proprio. Naturalmente, una copia del ricorso e del decreto deve essere notificata all’inquilino debitore.
Non è richiesta alcuna notificazione preliminare per procedere con il pignoramento dei beni mobili o con lo sfratto dalla casa popolare, a condizione che entrambi avvengano entro 30 giorni dalla notificazione del decreto giudiziale.
Opposizione allo sfratto dalla casa popolare
L'inquilino della casa popolare in mora ha la possibilità di presentare opposizione al decreto giudiziale entro 40 giorni dalla notifica dinanzi al medesimo giudice. Tuttavia, è importante notare che tale opposizione non comporta automaticamente la sospensione dell'esecuzione, a meno che il giudice non identifichi circostanze eccezionali. In particolari casi, il giudice può rilasciare un nuovo decreto che sospende l'attuazione del decreto precedente fino all'esito del processo di opposizione.
Va sottolineato che le procedure di sfratto e la decadenza dell'assegnazione degli alloggi pubblici possono variare in base a leggi regionali specifiche. È altresì importante notare che, a causa della pandemia da Covid-19, sono state introdotte alcune deroghe in materia, con situazioni in cui è stato stabilito un blocco degli sfratti anche in caso di morosità dell'inquilino.
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Quando si perde il diritto di una casa popolare?
I casi principali in cui si perde il diritto all’alloggio in casa popolare sono:
- perdita dei requisiti di permanenza, come il superamento del limite di reddito o la titolarità di diritti reali su un altro alloggio nella stessa provincia o a meno di 70 km dalla casa popolare;
- morosità nei pagamenti del canone di locazione;
- abbandono dell'alloggio senza autorizzazione per oltre tre mesi;
- causa di danni gravi all'alloggio o alle sue parti comuni;
- cessione totale o parziale dell'alloggio a terzi;
- cambio della destinazione d'uso dell'alloggio;
- uso dell'alloggio per attività illecite.
Quali inquilini non si possono sfrattare?
Non è possibile procedere con l’intimazione di sfratto degli inquilini quando non vi è un contratto di locazione regolarmente registrato.
Quanto tempo ho per lasciare casa dopo lo sfratto?
Dopo aver ricevuto l'avviso di sfratto, il conduttore ha un periodo di 10 giorni per abbandonare l'abitazione. Scaduto questo periodo, l'ufficiale giudiziario interviene per procedere con l'esecuzione forzata.
Come non perdere una casa popolare?
Per non perdere la casa popolare è necessario adempiere ai seguenti obblighi: versare regolarmente il canone; contribuire alle spese relative agli spazi comuni; evirare la sublocazione o la cessione dell’alloggio; non impegnarsi in attività illecite all'interno dell’abitazione; astenersi dall’effettuare modifiche senza autorizzazione e, infine, evitare comportamenti pericolosi per sé stessi o per i vicini di casa.
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