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Solo una crescita modesta nel terzo trimestre 2023 per l’Italia. Secondo il report “Italy in the global economy” di Prometeia, l’aumento del Pil trimestre su trimestre è stato solo dello 0,1 per cento, comunque un miglioramento rispetto alla diminuzione dello 0,4% nel secondo trimestre. Le attese sono tuttavia per un calo dello 0,1 per cento in chiusura d’anno. Vediamo le previsioni di Prometeia per l’economia italiana.

L'economia globale nel 2024

Secondo Prometeia, l'economia globale sta seguendo un percorso disinflazionistico poiché i fattori trainanti del lato dell'offerta si attenuano e le politiche monetarie restrittive nelle economie avanzate stanno indebolendo la domanda. Anche se nel terzo trimestre del 2023 il PIL degli Stati Uniti è cresciuto vigorosamente (1,3% rispetto al trimestre precedente), l'area dell'euro è stagnata (-0,1% nel terzo trimestre) e la decelerazione dell'economia cinese continua a ridurre il commercio globale.

Allo stesso tempo, le incognite sono legate alle difficoltà di navigazione attraverso lo Stretto di Panama e il Canale di Suez, che stanno deviando il commercio verso altre rotte, aumentando i costi di trasporto, generando nuove pressioni inflazionistiche.

Tuttavia, nonostante l'aumento delle tensioni geopolitiche, Prometeia prevede uno scenario di cosiddetto "soft landing" per l'economia globale, con una crescita del PIL del 3,1% nel 2023, seguita da un rallentamento al 2,6% nel 2024.

L'economia italiana nel 2024

Come detto, il 2023 si chiuderà secondo Prometeia con un calo dello 0,1 per cento annuo, portando il Pil annuale allo 0,7 per cento. La crescita economica si attesterà invece, nel 2024, allo 0,4 per cento. In particolare:

Pil 2023-2024 in Italia

La crescita del PIL (0,1% rispetto al trimestre precedente) riflette una buona performance sia della domanda interna che estera (con contributi rispettivi del 0,4% e 0,9% alla crescita complessiva). Il miglioramento della domanda interna è attribuibile a una vivace spesa delle famiglie, in particolare su beni durevoli e servizi, mentre gli investimenti sono rimasti stabili con un modesto recupero nel settore edilizio a seguito della caduta nel secondo trimestre. Il comparto estero mostra un aumento delle esportazioni di beni e una diminuzione delle importazioni. Sul lato dell'offerta, prosegue la tendenza negativa (da oltre 12 mesi) nel settore manifatturiero, con l'attività economica supportata dai servizi nonostante una diminuzione inattesa nel settore dell'intrattenimento e ricreazione.

Inflazione in Italia 2023-2024

L'inflazione è scesa al 0,6% alla fine del 2023, dal 5 per cento dell'estate, il che, si stima, ricondurrà l'inflazione verso un ritorno stabile al 2%. Comprendere questo sarà cruciale in questa fase ciclica, in particolare per la politica monetaria. Questo calo dell'inflazione può essere attribuito principalmente ai cosiddetti 'effetti di base', ovvero il fatto che i forti aumenti dei prezzi dell'energia registrati nel 2022 rendono favorevoli i confronti su base annua. Nel 2024, si prevede che l'inflazione complessiva sarà del 2,1%, con un'inflazione di base al 2,5%.

Occupazione

Nonostante la gravità degli shock avvenuti negli ultimi tre anni, l'occupazione (e il PIL) sono tornati ai livelli pre-crisi, dimostrando una sorprendente resilienza. Nel periodo 2019-2022, l'occupazione in Italia è cresciuta dello 0,4% (2,3% nell'area dell'euro). Questo è il risultato di effetti differenziati a livello settoriale, con alcuni settori che hanno registrato cali nell'occupazione (ad esempio agricoltura, manifatturiero, commercio, intrattenimento e servizi finanziari) e altri, in particolare il settore delle costruzioni, stimolato dai bonus per la ristrutturazione domestica, che hanno goduto di considerevoli aumenti occupazionali. Nel 2024, Prometeia prevede una crescita dell'occupazione dello 0,7% (1,8% nel 2023), un tasso di occupazione del 62% (61,4% nel 2023) e un tasso di disoccupazione del 7,5% (7,7% nel 2023).

Mercato del credito

A novembre, in Italia i prestiti bancari hanno mostrato una contrazione annua del 3,2%, mentre si sono espansi dello 0,4% nella media dei paesi dell'area dell'euro. I criteri di offerta di credito in Italia continuano a essere restrittivi insieme a una sempre più emergente significativa riduzione della domanda. I prestiti alle famiglie sono diminuiti ulteriormente a novembre (-1,2% rispetto al 3,3% alla fine del 2022) con un flusso netto cumulativo negativo dall'inizio del 2023 di oltre 8 miliardi di euro. Il credito al consumo è l'unico componente che mostra ancora una crescita, con i prestiti per l'acquisto di case che mostrano anche una leggera contrazione per il secondo mese consecutivo (-0,3% su base annua), a causa dei tassi di interesse elevati e di una prospettiva di mercato immobiliare in peggioramento. I prestiti alle imprese non finanziarie hanno continuato a diminuire a novembre (-4,8% su base annua), con un flusso netto cumulativo negativo dall'inizio del 2023 di quasi 20 miliardi di euro. Nel 2024, si prevede che la caduta del credito si fermi sia per le famiglie (0,9%) che per le istituzioni non finanziarie (0,0%).

Conti pubblici

Il rapporto deficit/PIL nel 2024 si prevede del 4,7% (rispetto al valore del 2023 del 5,3%), contro la stima del governo del 4,3%. Questa riduzione è spiegata dal fatto che tutte le misure legate alla crisi sono giunte al termine, anche se sono state parzialmente sostituite da misure finanziate con l'indebitamento nella legge di bilancio.

Nel 2024, ci si aspetta che il rapporto debito/PIL aumenti al 142,4% dal 140,4% nel 2023. Questo è spiegato dalla decelerazione della crescita nominale del PIL e dall'aumento del costo medio del debito, unito ai minori ricavi legati all'uso di crediti d'imposta per le ristrutturazioni edilizie al fine di ridurre i redditi imponibili, i quali, in termini di competenza, sono già stati contabilizzati negli anni precedenti.

 

 

 

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