Il canone concordato sta finalmente mettendo radici sulla piazza più difficile d'Italia, ovvero Milano. Questo almeno è quanto risulta da un'analisi condotta da Unioncasa, focalizzata in particolare sulle grandi città e sui recenti rinnovi degli accordi territoriali relativi ai canoni concordati, che ha evidenziato una diminuzione dell'interesse per gli affitti brevi a favore di una maggiore attenzione verso quelli a canone concordato nel capoluogo milanese. Una tendenza che, se confermata e persistente, potrebbe determinare una importante inversione di tendenza nello scenario immobiliare meneghino e non solo.
Meno affitti brevi, più canone concordato a Milano
Le ragioni alla base di questa tendenza, secondo Unioncasa che le ha riscontrate tra i proprietari immobiliari, possono essere riassunte nei seguenti punti:
I nuovi limiti e le maggiori imposte imposte sugli affitti brevi, insieme alla possibilità che vengano messi al bando come in altre città europee (ad esempio, Barcellona).
Una maggiore convenienza nell'applicazione dei contratti a canone concordato in alcune città. Ad esempio, Milano ha registrato un aumento significativo di questi contratti, passando dall'1% al 20% in un anno, un cambiamento che segnala un'inversione di tendenza rispetto al passato, quando venivano privilegiati il libero mercato e gli affitti brevi.
Canone concordato a Milano, le conseguenze
Questo cambiamento può rappresentare un vantaggio per il mercato immobiliare, soprattutto nelle grandi città, dove si era registrata una costante diminuzione degli immobili residenziali disponibili, creando difficoltà per studenti, lavoratori e famiglie alla ricerca di una casa.
Inoltre, gli affitti brevi stanno causando tensioni all'interno dei condomini, dove spesso gli inquilini “temporanei” non rispettano le norme condominiali. Un esempio di questo problema è l'aumento delle sanzioni per la mancata raccolta differenziata, non rispettata perché gli affittuari brevi non ne subiscono le conseguenze. Non a caso, stanno aumentando i provvedimenti comunali "Anti-Airbnb", mirati non solo a prevenire la riduzione degli immobili residenziali, ma anche a limitare i conflitti nei condomini. In molti condomini si sta valutando la possibilità di modificare i regolamenti per disciplinare o vietare gli affitti brevi.
Queste prime indicazioni raccolte tra i proprietari associati suggeriscono, secondo Unioncasa, che il rilancio del canone concordato può non solo calmierare il mercato delle locazioni, ma anche contrastare un fenomeno che stava riducendo la disponibilità di abitazioni residenziali.
Case di nuovo sul mercato con il canone concordato
Il canone concordato, grazie alla sua applicabilità per periodi limitati, ha anche permesso di rimettere sul mercato immobili chiusi da tempo, poiché i proprietari temevano di non poterli recuperare in tempi ragionevoli, complice la successione di blocchi degli sfratti a partire dalla legge sull’Equo Canone.
"Questi elementi, - conclude Unioncasa, - devono far riflettere il legislatore, affinché intervenga con decisione con una politica per la casa che preveda maggiori tutele per i proprietari che non guardano solo alla remunerazione, ma anche alla certezza di poter rientrare nella disponibilità dell’immobile in tempi certi, e di non dover soccombere di fronte ad eventuali morosità che si trascinano nel tempo in assenza di concrete tutele".
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