La presenza di un tetto in amianto a copertura di un edificio genera una più che comprensibile preoccupazione, dati i rischi per la salute derivanti dall’esposizione a questo materiale. Un tempo molto diffuso in edilizia, l’asbesto - altro nome con cui si definisce l’amianto - può causare gravi patologie come l’asbestosi o il mesotelioma. Che fare?
La legge 257 del 1992 vieta l’uso dell’amianto su tutto il territorio nazionale, tuttavia la rimozione di quello già esistente negli edifici non è automatica, ma soggetta a valutazione del rischio.
Cos’è l’amianto e come è stato impiegato in edilizia
L’amianto è un materiale di origine naturale dalla struttura microcristallina e fibrosa, nonché dalla composizione chimica molto variabile. Si ricava tramite attività estrattiva di specifici minerali, sottoposti a processi di trasformazione a bassa pressione e a bassa temperatura, che ne garantiscono la particolare struttura. L’asbesto è infatti composto da miliardi di minuscole fibre, tali da rendere il materiale estremamente resistente non solo agli agenti atmosferici, ma anche al fuoco.
Proprio per le sue caratteristiche di resistenza, l’amianto è stato a lungo impiegato in edilizia, spesso sotto forma di Eternit, ovvero un composto ottenuto dall’unione dell’amianto al cemento. È utile sottolineare che quello di Eternit è un nome commerciale, ma esistono composti in asbesto e cemento che non riportano questa definizione.
Fino almeno agli anni ‘80, l’amianto e l’Eternit sono stati diffusamente utilizzati per:
- rivestimenti per le coperture degli edifici, come tegole o lastre;
- per la produzione di canne fumarie, tubi in muratura e pavimentazioni;
- in alcune tipologie di vernici e tessuti per l’edilizia;
- per rendere più resistenti strumenti in plastica, cartone e corda.
Poiché composto da fibre piccolissime, anche di dimensioni inferiori ai 5 µm, l’amianto può diffondersi facilmente per via aerea e, tramite la respirazione, causare gravi patologie. Per questo, dal 1992 ne è vietato l’utilizzo, così come definito dalla già citata legge 257 dello stesso anno.
Quanto è pericoloso un tetto in amianto
Date le sue caratteristiche di resistenza e flessibilità, l’amianto - o, più frequentemente, l’Eternit - è stato largamente utilizzato per le coperture degli edifici, sia per i tetti che per le pavimentazioni dei lastrici solari. Tuttavia, come già spiegato, il materiale può rilasciare nell’aria una grande quantità di fibre invisibili che, una volta inalate, si depositano nei polmoni. La ricerca scientifica ha dimostrato che l’esposizione continuativa all’amianto può essere causa di:
- asbestosi: una patologia che porta al progressivo deterioramento del tessuto polmonare;
- mesotelioma pleurico: un tumore molto aggressivo che coinvolge la membrana pleurica che avvolge i polmoni;
- carcinoma polmonare: un tumore che colpisce i polmoni, purtroppo sempre molto aggressivo.
L’OMS ha classificato l’amianto come cancerogeno e anche l’esposizione ridotta può comportare problemi di salute. Alla luce di queste considerazioni, quanto è pericoloso un tetto in amianto? Non esiste una risposta univoca a questa domanda, poiché è sempre necessaria una valutazione del singolo caso: molto dipende dallo stato di deperimento dello stesso materiale che, come facile intuire, più è deteriorato e più rilascia fibre pericolose. Allo stesso modo, non è possibile stabilire a priori a che distanza l’amianto sia pericoloso, poiché molto dipende dalla capacità delle fibre di disperdersi nell’aria e, ovviamente, ai fenomeni atmosferici che possono trasportarle anche abbastanza lontano dai luoghi di emissione.
Come capire se un tetto è in amianto
Considerata la pericolosità di un tetto in Eternit, come riconoscerlo diventa per molti una preoccupazione più che comprensibilmente prioritaria. Purtroppo, non solo identificare l’Eternit non è semplice, ma è addirittura ben più complesso scoprire elementi realizzati semplicemente in amianto, quindi non abbinati al cemento. Entrambi i materiali possono essere infatti confusi con altri del tutto sicuri e, in ogni caso, si rende necessaria la valutazione da parte di un esperto.
Tuttavia, ci sono alcuni elementi che possono alimentare leciti sospetti, come ad esempio:
- la conformazione, poiché spesso i tetti in Eternit sono realizzati in lastre ondulate di colore grigio scuro, con crepe o altri deterioramenti, oppure macchie nere;
- l’età dell’edificio, poiché se costruito dopo il 1992 sicuramente non contiene amianto;
- la presenza di eventuali sigle o etichette, poiché su alcune lastre possono essere presenti le parole “Eternit”, “asbestos” o “amianto” in rilievo.
Se si ha il sospetto che il tetto del proprio immobile sia stato realizzato in amianto o in Eternit, è necessario contattare un professionista qualificato - nonché l’ASL o l’ARPA di riferimento per la propria zona - che eseguirà tutti i controlli del caso, comprese le analisi di laboratorio. È inoltre utile sapere che, sempre per effetto della legge 257/1992, tutti gli edifici che contengono amianto sono stati sottoposti a censimento, quindi l’eventuale presenza dovrebbe essere già nota alle istituzioni. Inoltre, le linee guida di intervento sono stabilite a livello regionale, con i Piani Regionali Amianto (PRA).
L’intervento di personale qualificato è indispensabile non solo per riconoscere il materiale, ma anche per decidere le strade da intraprendere, come ad esempio la rimozione o la bonifica. È utile sapere che ogni eventuale intervento è a carico del proprietario dell’immobile, tuttavia è possibile approfittare di detrazioni fiscali per lo smaltimento dell’amianto. Ancora, la corretta gestione è compresa in molti bonus edilizi: ad esempio, la rimozione del tetto in Eternit è stata inclusa anche nell’ormai concluso Bonus 110.
Cosa fare se il mio vicino ha il tetto in amianto
Può spesso capitare che la presenza del pericoloso materiale non riguardi il proprio edificio, ma quello del vicino, si tratti dell’intera copertura del palazzo o di una semplice tettoia in amianto. Come comportarsi, in una simile situazione?
Se si hanno dubbi sulla presenza di amianto e derivati, è utile rivolgersi all’ASL o all’ARPA di riferimento per la propria zona - come già visto - per richiedere una valutazione. Se l’edificio è già censito, gli enti preposti forniranno le informazioni relative alla sicurezza e alle misure di contenimento intraprese. In caso contrario, l’ASL o l’ARPA effettueranno i dovuti controlli e, se necessario, prescriveranno al vicino gli interventi da effettuare.
Ancora, se l’edificio confinante con il proprio è pubblico, è possibile procedere con un esposto in Comune - oltre che ad allertare ASL e ARPA - richiedendo un intervento risolutivo immediato.
Quando è obbligatorio rimuovere l’amianto
Ma identificata la presenza di amianto o Eternit in un immobile, quando è obbligatorio procedere alla rimozione? A dispetto delle credenze comuni, l’eliminazione dell’amianto e dei suoi derivati non è sempre obbligatoria. A disciplinare questa materia è il Decreto Ministeriale del 6 settembre 1994 - e successive modificazioni - che impone la rimozione o la bonifica dell’amianto se:
- il materiale è deteriorato e, di conseguenza, è più probabile il rilascio di fibre pericolose;
- vi è un elevato rischio di dispersione, come nel caso di strutture in amianto esposte agli agenti atmosferici o a continue sollecitazioni meccaniche;
- non è possibile garantire una sufficiente conservazione del materiale.
La valutazione del rischio, e delle azioni da intraprendere per contenerlo, spetta a personale qualificato, ovvero ad aziende iscritte all’Albo dei Gestori Ambientali. I lavori sull’amianto devono essere infatti condotti in piena sicurezza e, fatto non meno importante, la ditta incaricata dovrà occuparsi anche del suo corretto smaltimento.
I lavori, soggetti a presentazione della SCIA edilizia, possono essere di rimozione - come già spiegato - oppure di bonifica. In questo caso, se i rischi sono minori perché non vi sono evidenti segni di degrado, si procede con:
- l’incapsulamento del tetto in amianto, ovvero con l’applicazione di speciali materiali che impediscono alle fibre di amianto di staccarsi e disperdersi, inglobandole;
- la sovracopertura del tetto in amianto, ovvero una barriera stagna che separa l’amianto dagli altri materiali dell’edificio.
È indispensabile sottolineare ulteriormente che tutti gli interventi necessari, di rimozione o di bonifica, non possono essere effettuati autonomamente dal proprietario dell’immobile o da ditte non qualificate, poiché i rischi per la salute sono estremi, inoltre vi sono precise norme da seguire - come quelle previste dal Decreto Legislativo 81/2008 - per lo smaltimento in sicurezza dei materiali rimossi. La mancata osservanza di quanto richiesto dalla legge può avere conseguenze amministrative, come multe o sanzioni, così come anche penali.
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