Il plurale di condominio può generare confusione: ecco perché, soprattutto nei documenti formali, è utile usare gli accenti.
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Scrittura del plurale di condominio
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Può sembrare una domanda banale, eppure la corretta pronuncia e scrittura di alcuni termini può avere risvolti importanti, non solo sul fronte della chiarezza della comunicazione, ma anche a livello formale, legale o giuridico. Come si dice condominio al plurale? Non si tratta, infatti, di una mera questione di accenti: nei sopracitati contesti, è indispensabile evitare equivoci che potrebbero comportare conseguenze difficili da affrontare.

Qual è il plurale di “condominio”?

Non si può dire che il termine non sia di uso estremamente comune, eppure può capitare che il plurale di condominio tragga in inganno. Questo perché, al di fuori di contesti formali o giuridici, la lingua italiana non impone l’inserimento in scrittura degli accenti tonici, ossia interni alla parola.

Per rispondere al quesito su come si scrive condominio al plurale, e la relativa pronuncia, è innanzitutto utile analizzarne il significato. Il termine indica infatti un edificio, o un complesso di unità abitative, gestite in comune da più proprietari. Se, invece, ci si riferisce al significato giuridico di condominio, si indica una condizione altrettanto giuridica di comproprietà. Di conseguenza, si avrà:

  • il singolare condominio, per indicare un singolo edificio condominiale;
  • il plurale condomini, per indicare invece più edifici in comproprietà.
Condominio sul dizionario
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Appare evidente, tuttavia, che la definizione al plurale degli edifici è facilmente confondibile con l’omologo termine “condomini”, inteso come plurale di “condomino”, cioè una pluralità di proprietari di unità immobiliari condominiali. Come si distinguono le due parole?

Come scrivere condomini

Così come già accennato, la lingua italiana non impone il ricorso di accenti tonici in scrittura, tuttavia il loro utilizzo permette di distinguere parole dalla stessa grafia, ma dal significato differente. Ad esempio, che differenza c’è tra condòmini e condomìni?

In linea generale, per scrivere correttamente il termine:

  • si ricorre a condòmini, quando si vuole indicare una pluralità di proprietari di unità immobiliari in condominio;
  • si usa condomìni, per indicare una pluralità di edifici condominiali.

Per rendere più chiaro l’impiego corretto di questi plurali, è certamente utile approfittare di un paio di esempi:

  • i condòmini si sono riuniti in assemblea per discutere della manutenzione straordinaria dell’ascensore”;
  • i condomìni di questa via sono stati tutti costruiti negli ultimi dieci anni”.

È inoltre bene sapere che, di tanto in tanto, si potrà trovare anche la grafia condominii, ovvero con il raddoppio della “i” finale, per indicare sempre una pluralità di edifici condominiali. Così come conferma l’Accademia della Crusca, questo plurale di condominio non è errato: si tratta però di una struttura arcaica, ormai non più in uso nell’italiano corrente.

Se ricordarsi gli accenti tonici in scrittura non è sempre così immediato, ben più semplice è non confondersi con la pronuncia. Per condòmini, sarà sufficiente enfatizzare la sillaba “dò”, mentre per condomìni, la successiva sillaba “mì”.

Esiste la parola condomine?

Quando si parla di condòmini e condomìni, un dubbio frequente sorge sulla parola “condomine”. È infatti un termine molto utilizzato per indicare un singolo proprietario di un’unità immobiliare in condominio, ma è corretto?

Nonostante l’uso estremamente diffuso - ma dall’origine incerta, forse derivante da qualche inflessione dialettale - il suo ricorso al maschile singolare è errato. Più precisamente, ln termine:

  • non rappresenta il singolare di condòmini: si dovrà utilizzare condomino;
  • è il femminile plurale di condomina, anche se poco utilizzato. In genere, al plurale si continua a preferire la forma condòmini, al maschile.

Anche in questo caso, può essere sempre utile ricorrere a un paio di esempi:

  • il condomino del quinto piano ha richiesto l’intervento dell’amministratore”;
  • le condomine della scala B non si sono presentate in assemblea”.

I sinonimi di condomini

Se ricordare gli accenti dovesse essere difficile, è possibile anche avvalersi di un sinonimo di condomini. Una simile strategia può essere utile anche nei documenti più formali, per evitare continue ripetizioni dello stesso termine. Ad esempio, si può utilizzare:

  • per condòmini, i termini proprietari, comproprietari o residenti;
  • per condomìni, le parole edifici, complessi, caseggiati, stabili condominiali o, ancora, immobili in comproprietà. 

Ovviamente, il sinonimo più adatto dovrà essere scelto in base al contesto comunicativo. Ad esempio, nei documenti legali o giuridici, l’utilizzo della parola “residenti” può generare confusione:

  • un condomino può essere anche non residente dell’unità immobiliare di sua proprietà;
  • un residente in condominio può anche non essere proprietario di un immobile nello stabile.

Condòmini e condomìni nei documenti formali

Come accennato nel paragrafo precedente, nei documenti legali o giuridici l’obiettivo primario è ridurre al minimo i rischi di equivoci o confusione, soprattutto quando si trattano questioni che possono avere implicazioni economiche o amministrative. Il caso già visto della parola "residenti" è esemplificativo: potrebbe essere confusa con "condòmini", ma non sempre i residenti coincidono con i proprietari, creando potenziali ambiguità. 

Documenti legali
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Per questa ragione, sebbene l’italiano scritto non richieda l’inserimento degli accenti tonici all’interno delle parole, nei contesti formali - come regolamenti condominiali, atti notarili o verbali di assemblea - è una consuetudine diffusa specificarli, scrivendo "condòmini" per indicare le persone e "condomìni" per riferirsi agli edifici. Questa prassi, pur non essendo obbligatoria per legge, aiuta a garantire chiarezza e precisione. D’altronde, in ambito legale, poter distinguere senza margine di dubbio i proprietari dalle strutture immobiliari è fondamentale, per evitare interpretazioni errate e tutelare i diritti di tutte le parti coinvolte.

Altre parole confondibili sul tema casa

Il dilemma su condòmini o condomìni non è l’unico che caratterizza la comunicazione che ruota attorna il tema casa. Ad esempio, un elemento che genera parecchia confusione è la differenza di significato tra affitto o fitto. Ma quali sono i termini che, con più frequenza, possono generare problemi?

Sebbene nella maggior parte dei casi non ci si imbatta in questioni relative alla grafia, come proprio nel caso di condòmini e condomìni, vi sono termini di cui spesso si confonde il significato. Ad esempio:

  • locazione e affitto che, sebbene nel linguaggio comune vengano utilizzati come sinonimi, in ambito giuridico possono essere differenti. La locazione si riferisce più specificatamente al contratto, mentre l’affitto può rappresentare anche la semplice gestione di un bene produttivo;
  • mutuo e ipoteca, dove il primo termine rappresenta il prestito che si ottiene per una compravendita immobiliare, il secondo la garanzia sul bene;
  • inquilino e affittuario, dove nel primo caso ci si riferisce a chi abita un immobile, mentre nel secondo chi è effettivamente contraente di un contratto d’affitto.

In definitiva, mentre nel linguaggio informale tutte le alternative presentate sono considerate più che valide, anche perché il relativo significato viene dedotto dal contesto, nelle comunicazioni formali è sempre indicato prestare una maggiore attenzione nella scelta di questi termini.
 

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