Una delle tasse più diffuse e più importanti nel sistema fiscale italiano è senza dubbio l’IVA. Tutti la paghiamo quando acquistiamo beni o servizi, ma non sempre è chiaro a cosa serve l’IVA, qual è il suo scopo principale e dove va a finire dopo essere stata raccolta. L’IVA è un tributo che cittadini, professionisti e aziende corrispondono allo Stato per contribuire al finanziamento della spesa pubblica. Una gestione accurata dell’IVA è essenziale soprattutto per imprese e professionisti, in quanto consente di ridurre il rischio di errori nella dichiarazione e nel versamento delle imposte.
Cos’è l’IVA in parole semplici
L’IVA, acronimo di Imposta sul valore aggiunto, è sicuramente il tributo più rilevante nel settore delle imposte indirette. Ogni volta che compriamo qualcosa, dal caffè al bar fino all’acquisto di un’auto, paghiamo l’IVA senza quasi rendercene conto. Si tratta di un’imposta che si applica sulle cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nel territorio dello Stato nell’esercizio di imprese, arti e professioni, e sulle importazioni da chiunque effettuate.
L’IVA è stata introdotta in Italia dal D.P.R. n. 66 del 1972 e da allora viene applicata solo sul valore aggiunto, sulle singole fasi di produzione e distribuzione. L’IVA è un’imposta proporzionale con aliquote differenziate e quelle attualmente in vigore sono 4:
- aliquota ordinaria del 22%;
- aliquota ridotta del 10%: si applica ad alcuni beni alimentari, al settore del turismo, ai farmaci, alle ristrutturazioni edilizie, alle bollette di energia elettrica;
- aliquota del 5%: per le prestazioni socio-sanitarie rese dalle cooperative;
- aliquota del 4%: applicata ad alcuni beni alimentari di prima necessità, ma anche ai dispositivi medici, ad alcune tipologie di abitazioni e a determinati beni e servizi come libri e giornali.
Su chi ricade l’onere effettivo dell’IVA?
L’IVA grava sul consumatore finale che di fatto è colui che sostiene il peso dell’imposta, dal momento che a differenza di un imprenditore e di chi esercita arte o professione, non potrà detrarre il tributo pagato sugli acquisti, compreso già nel prezzo di vendita del bene o del servizio.
Da ciò è facile intuire, ad esempio, che chi paga l’IVA sulla fattura, è sempre il cliente, che verserà l’imposta all’impresa o al professionista, cui spetterà poi l’onere di girare il suddetto importo allo Stato.
Qual è lo scopo principale dell’IVA?
A questo punto viene da chiedersi: a cosa serve l’IVA? Questa imposta riveste un ruolo fondamentale per le casse pubbliche, visto che è una delle principali fonti di entrata per lo Stato e non a caso il gettito IVA copre una percentuale molto significativa del bilancio.
Le somme incassate grazie all’IVA servono a finanziare lo Stato e i servizi pubblici, quali ad esempio scuole, ospedali, infrastrutture e assistenza sociale, ma anche a garantire il funzionamento dei servizi destinati ai cittadini. In sostanza, l’IVA serve a finanziaria la collettività secondo un principio di equità, per il quale più spendi e più IVA paghi, quindi chi ha un reddito più alto e consuma di più contribuisce maggiormente al gettito fiscale.
Dove va a finire l’IVA?
Come è facile intuire da quanto appena detto, l’IVA finisce nelle casse dello Stato, dopo aver seguito un percorso che a volte può anche essere lungo, visto che viene trasferita lungo la catena produttiva fino all’ultimo consumatore, su cui grava effettivamente l’imposta.
L’imposta sul valore aggiunto, infatti, è pagata al negoziante o al professionista nel momento in cui si acquista un prodotto o un servizio, ma di fatto non resta nelle loro tasche. L’IVA incassata, infatti, deve essere versata allo Stato tramite dichiarazioni periodiche, mensili o trimestrali.
Come funziona l’IVA?
Per comprendere come funziona l’IVA, è bene ricordare che questa imposta è applicata ad ogni passaggio che interessa il bene o servizio prima che sia raggiunto il consumatore finale. Il meccanismo su cui si basa il funzionamento dell’IVA è quello dell’addebito e della detrazione, cui sono strettamente legati due concetti:
- IVA a debito: l’imposta che il venditore incassa dai clienti e che deve versare allo Stato;
- IVA a credito: l’imposta che il venditore paga ai fornitori quando acquista beni o servizi.
Alla fine di ogni periodo, solitamente ogni mese o trimestre, l’impresa o il professionista calcolano la differenza tra l’IVA a debito e quella a credito, sfruttando anche il meccanismo della detrazione, che permette di abbattere in parte il carico fiscale.
Se l’IVA a debito è maggiore dell’IVA a credito, si otterrà un saldo positivo e questa differenza andrà versata allo Stato. In caso contrario, quando cioè l’IVA a credito supera quella a debito, allora si ha la possibilità di chiedere il rimborso o di compensare la differenza, vantando un credito di imposta da sfruttare più avanti nel tempo.
Un esempio pratico di come funziona l’IVA
Per capire meglio il funzionamento dell’IVA, facciamo un esempio pratico, immaginando tre soggetti coinvolti in una filiera: un produttore di materie prime, un’impresa produttrice e un venditore al dettaglio. Il produttore vende al prezzo di 100 € più IVA al 22%, un dato quantitativo di materie prime a un’impresa che pagherà quindi in totale 122 €. Di questa somma 22 € sono di IVA e dal momento che il produttore non ne ha pagata, dovrà versare questo importo allo Stato.
L’impresa produttrice dopo l’acquisto delle materie prime realizza un prodotto finito che rivende al venditore al dettaglio a 200 €+ IVA (44 €), incassando così 244 €. Di questi, 44 € sono di IVA, ma può detrarre i 22 € pagati al produttore di materie prime, per cui versa allo Stato solo 22 €.
Infine, il venditore al dettaglio acquista il prodotto finito dall’impresa per 244 € e lo rivende a 300 € + IVA, quindi incassa dal consumatore finale 366 €, di cui 66 € di IVA. Il venditore però ha già pagato 44 € di IVA all’impresa, per cui detrae tale importo e liquida allo Stato i restanti 22 €. Alla fine di tutto il percorso, l’Erario ha incassato 66 € di IVA, pagati interamente dal consumatore finale, ma suddivisi lungo tutta la filiera, con ogni soggetto che ha versato solo l’imposta relativa al proprio valore aggiunto.
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