L’economia francese è al centro dell’opinione pubblica europea dopo la caduta del quarto primo ministro sotto la presidenza di Emmanuel Macron: François Bayrou, che non è riuscito a far approvare il piano di aggiustamento di bilancio con cui intendeva ottenere un risparmio di quasi 44 miliardi di euro per ridurre il deficit pubblico, attraverso il congelamento delle pensioni, la riduzione dei dipendenti pubblici e persino l’eliminazione di due festività.
L’ex primo ministro francese voleva ridurre il debito pubblico lordo del Paese, che attualmente rappresenta il 114,1% del Prodotto Interno Lordo (PIL), molto vicino al suo massimo storico, raggiunto quando toccò il 115,3% nel terzo trimestre del 2021.
Attualmente è il terzo Paese più indebitato dell’eurozona, dietro solo a Grecia (152,3%) e Italia (137,9%), e ben lontano dalla media dell’eurozona, che si attesta all’88%.
Secondo esperti citati dal quotidiano britannico Financial Times, questa crisi economica è dovuta a due fattori chiave: l’aumento della spesa pubblica per far fronte all’impatto della pandemia in Francia e i tagli fiscali introdotti durante la presidenza Macron.
Nella stessa linea, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha comunicato che il saldo di bilancio del governo francese ha inciso negativamente sul PIL del Paese per un 5,8% lo scorso anno, una tendenza che si mantiene dal 1970.
Del totale delle imposte riscosse, il 56,1% è destinato a sussidi di disoccupazione, pensioni e aiuti sociali, l’8,8% all’istruzione e il 6,6% ai costi dell’amministrazione, mettendo in evidenza l’elevato peso delle sovvenzioni pubbliche.
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