Il vice-presidente della cooperativa La Meridiana, Marco Fumagalli, ha spiegato perché il progetto funziona e ha sottolineato che “un principio fondamentale su cui si regge questo luogo è la libertà, la scelta autonoma di poter gestire la propria vita”
Il Paese Ritrovato, Monza
Cooperativa La Meridiana

Il Paese Ritrovato”, a Monza, è un progetto pensato nel 2015 dalla cooperativa sociale La Meridiana per accogliere e assistere le persone con Alzheimer e demenza. “Un luogo – come si legge sul sito web della cooperativa – dove le persone con demenza sono libere di scegliere cosa fare del proprio tempo e ritrovano una dimensione di socialità che restituisce valore alla loro vita”. Si tratta di un Villaggio Alzheimer, un vero e proprio piccolo borgo dove le persone vivono in appartamenti protetti, ma possono muoversi in modo autonomo all’interno del villaggio, decidendo di partecipare o meno alle molteplici attività che vengono organizzate.

La residenza è costituita da otto appartamenti composti ciascuno da spazi comuni e otto camere singole con bagno per complessivi 420 mq. In totale, per 64 ospiti, la superficie destinata alla residenza è di 3.360 mq. 

Il Paese Ritrovato, Monza
Cooperativa La Meridiana

Per capire meglio come è nata questa realtà e in cosa consiste esattamente, idealista/news ha parlato con Marco Fumagalli, vice-presidente, responsabile della comunicazione e dei servizi educativi della cooperativa La Meridiana, il quale ha sottolineato: “Ci vuole forse un po’ di tempo, ma questo modello ha un futuro e, secondo noi, una sua efficacia. Lo riscontriamo dagli operatori che vengono qui e che lavorano in altri luoghi. È come se ci fosse una coscienza interna del settore più alta rispetto alla percezione esterna”. 

Marco Fumagalli, vice-presidente, responsabile della comunicazione e dei servizi educativi della cooperativa La Meridiana
Marco Fumagalli, vice-presidente, responsabile della comunicazione e dei servizi educativi della cooperativa La Meridiana Cooperativa La Meridiana

Scoprire questo villaggio rappresenta un’occasione importante per riflettere sul tema a pochi giorni dalla Giornata mondiale della malattia di Alzheimer, che si è celebrata il 21 settembre e che è stata istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Alzheimer’s Disease International.

Il Paese Ritrovato, Monza
Cooperativa La Meridiana

Quando, per opera di chi e perché è nato “Il Paese Ritrovato”?

“’Il Paese Ritrovato’ nasce da una riflessione, attorno al 2015, di un gruppo di professionisti della cooperativa La Meridiana: dagli psicologi agli educatori, dai geriatri agli architetti. Un gruppo di operatori socio-sanitari molto trasversale da tempo impegnato all’interno dei contesti di cura più tradizionali. 

L’idea era quella di provare a mettere a fuoco l’esperienza fatta nel corso degli anni precedenti e trovare una soluzione nuova. 

Percorrere la strada del Villaggio Alzheimer ci è sembrata la soluzione più chiara, più limpida e anche decisamente innovativa. Abbiamo attinto all’esperienza, allora forse più significativa, del villaggio presente in Olanda, ad Hogewey. Lo abbiamo studiato, analizzando anche tutta la parte relativa ai nostri contesti di cura. L’idea nasce da lì”. 

Il Paese Ritrovato, Monza
Cooperativa La Meridiana

Come si è poi sviluppato il progetto? E in cosa consiste oggi?

“Occorre pensare a un piccolo borgo come ce ne sono tantissimi in Italia. L’Italia, di fatto, è un Paese di piccoli borghi. E noi ci siamo rifatti a questo tipo di tradizione. Abbiamo così deciso di immaginare come potesse essere la vita di una persona che vive un’esperienza di perdita di memoria all’interno di un borgo di questo tipo: che negozi potevano esserci, dove doveva abitare, che persone doveva incontrare. Insomma, che tipologia di vita proporre. 

Da lì è nata l’idea di strutturare il paese con dei piccoli negozi. Nel villaggio è quindi possibile trovare i bar, il market, una palestra, la chiesa parrocchiale, l’ufficio della pro loco che organizza le varie attività, le botteghe, la merceria, la falegnameria, il cinema, gli orti e i giardini. Tra residenti, operatori e volontari, ad animare quotidianamente la vita del paese ci sono circa 100/110 persone. Abbiamo voluto immaginare e realizzare un luogo dove poter sviluppare una vita sociale oltre a una vita di casa”.

Per quanto riguarda la casa, come sono organizzati gli alloggi?

“All’interno del paese ci sono due palazzine costituite da otto appartamenti, composti ciascuno da otto camere singole, capaci di ospitare in totale 64 residenti. Ogni residente ha la propria zona privata, intima, che può arredare come vuole; poi ha la zona della piccola comunità di casa, con una cucina, un soggiorno, gli spazi comuni; e poi ha il paese, ha la vita sociale, ha tutto quello che gli può interessare. 

Un principio fondamentale su cui si regge questo luogo è la libertà, la scelta autonoma di poter gestire la propria vita, anche con queste condizioni di difficoltà, di tempi, di ritmi, però ancora con la piena consapevolezza di quello che si vuole fare. 

La libertà è il principio cardine su cui un individuo regola il proprio ritmo”. 

Il Paese Ritrovato, Monza
Cooperativa La Meridiana

Perché si decide di venire a vivere in questo paese e qual è l’iter per accedervi?

“Bisogna innanzitutto pensare che questa è una struttura sanitaria. I criteri di accesso sono quindi quelli tipici di una struttura residenziale sanitaria: c’è una lista di attesa, una valutazione all’ingresso per capire se i criteri sono coerenti con il paese e poi c’è un inserimento all’interno del paese stesso. 

La valutazione viene fatta da un’equipe e tendenzialmente è una valutazione funzionale-geriatrica. Il requisito per entrare nel paese è una diagnosi di demenza. Non abbiamo alcun tipo di limitazione su quelli che vengono chiamati disturbi comportamentali, anche se la definizione non è corretta. Quello che viene richiesto è che l’individuo abbia una sufficiente autonomia motoria. 

A noi si rivolgono i familiari dell’individuo che vogliono affrontare questa fase della malattia in maniera differente, o anche alcune strutture riabilitative o altri luoghi che hanno in carico persone con caratteristiche di questo tipo”. 

In cosa si contraddistingue “Il Paese Ritrovato”?

“Si tratta indubbiamente di una scelta diversa. 

Il paese rappresenta una realtà differente rispetto alle altre, sia per quanto riguarda la disponibilità degli spazi, sia per quanto riguarda la possibilità di scegliere il ritmo della propria vita. 

Occorre togliere la maschera del pregiudizio ed entrare in un luogo dove ci sono delle persone che si rendono curiose e affrontano la vita con le possibilità che la vita offre loro.

Bisogna immaginare che ad esempio le persone, i residenti come noi li chiamiamo, si alzano secondo i propri ritmi naturali, possono decidere di stare in casa o di partecipare alla vita sociale. In merito, uno dei dati più importanti che stiamo verificando è proprio che la socialità è ricercata nel momento in cui non ci sono vincoli, legami, obbligo o persone che in qualche modo costringono a fare determinate attività quando non si ha la voglia di farle”. 

Il Paese Ritrovato, Monza
Cooperativa La Meridiana

Quando è stata inaugurata la struttura e qual è il bilancio ad oggi?

“La struttura è stata inaugurata a febbraio del 2018, ma il primo residente è entrato a giugno del 2018. Poi, nel giro di un anno, abbiamo riempito il paese. Il bilancio da quel momento ad oggi è molto positivo. Internamente, abbiamo già valutato alcuni risultati che sono stati pubblicati su alcune riviste scientifiche. Il periodo del Covid, in particolare, ci ha permesso di trarre alcune indicazioni interessanti: ad esempio, sulla misurazione del livello di socialità, di quanto la socialità influisca su persone con caratteristiche di questo tipo. 

All’esterno, abbiamo avuto grandi riconoscimenti dal punto di vista formativo, quasi 300 visite di gruppi esterni che vengono a vedere il paese e a confrontarsi con noi sui modelli di cura. Il paese ha probabilmente questa funzione di matrice culturale. Siamo poi entrati nella rete internazionale dei Villaggi Alzheimer per confrontare idee, modelli e per migliorare sempre di più. 

In questi dieci anni, soprattutto nel Nord Europa e in Francia, l’esperienza del villaggio si è sufficientemente diffusa. Si fa un po’ più di fatica in Italia. Con questo tipo di struttura è l’unico villaggio in Italia”.

Secondo lei è un modello replicabile nel nostro Paese?

“A nostro avviso sì, troviamo però una resistenza culturale e istituzionale sul tema. Ma secondo noi questa è una delle strade maggiormente percorribili. Bisogna dire che noi abbiamo potuto sviluppare questo progetto perché c’è stato un grande coinvolgimento della comunità locale. Non saremmo neppure potuti partire se alcuni imprenditori e alcune famiglie della zona non ci avessero dato la possibilità economica di iniziare. 

L’investimento per partire spaventa un po’ le istituzioni. 

Ci vuole forse un po’ di tempo, ma questo modello ha un futuro e, secondo noi, una sua efficacia. 

Lo vediamo e lo riscontriamo dagli operatori che vengono qui e che lavorano in altri luoghi. È come se ci fosse una coscienza interna del settore più alta rispetto alla percezione esterna”.

È, a suo avviso, un modello sostenibile?

“Secondo noi, sì. Va solamente definito come luogo all’interno della filiera. C’è una retta che poi in parte è compensata, come in tutte le altre strutture di carattere socio-sanitario, da un contributo regionale”.

Il Paese Ritrovato, Monza
Cooperativa La Meridiana

C’è qualche storia in particolare che può far capire le peculiarità e il valore aggiunto di questo villaggio?

“Di storie ne abbiamo a decine. L’ultima riguarda una signora che è una residente del paese da poco tempo e che ha una demenza precoce. Attualmente è una delle parrucchiere del negozio di coiffeur. In precedenza, svolgeva questo lavoro, ma aveva completamente smesso, questo tipo di attività le era stata preclusa. Da noi è potuta tornare a svolgere il suo mestiere”.

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