
Tra i Luoghi del Cuore del FAI quest'anno è possibile votare una città dei balocchi, costruita negli anni '60 e rimasta abbandonata dopo una frana nel 1976. E' Consonno, a Olginate (LC). Scopriamo la storia di questo borgo pensato come un luogo di divertimenti e divenuto città fantasma.
Consonno: da borgo a città fantasma
Consonno sorge tra le colline della provincia di Lecco, luogo dal fascino decadente e surreale. Oggi ridotto a un agglomerato di rovine coperte dai graffiti, questo luogo un tempo era un tipico borgo brianzolo, poi trasformato negli anni Sessanta in un'ambiziosa città dei divertimenti dal visionario imprenditore Mario Bagno. La sua storia è fatta di sogni di grandezza, eccessi e un inevitabile declino, che ancora oggi lo rende un luogo di mistero e suggestione.

Il sogno del Conte Mario Bagno
Negli anni del boom economico italiano, Mario Bagno, imprenditore edile e noto come "Conte di Valle dell'Olmo", decise di acquistare l'intero borgo di Consonno con un solo obiettivo: trasformarlo in una sorta di "Las Vegas della Brianza". Con atto notarile dell'8 gennaio 1962, le famiglie Anghileri e Verga cedettero tutte le quote della società Immobiliare Consonno Brianza alla famiglia Bagno per 22.500.000 lire. Fu l'inizio della fine per il borgo.

Per far spazio al suo progetto, Bagno fece radere al suolo l'intero abitato, risparmiando solo la Chiesa di San Maurizio e il piccolo cimitero. Al loro posto sorsero edifici dallo stile eclettico e bizzarro: una galleria commerciale in stile orientale, un minareto, pagode, sfingi egizie e persino cannoni decorativi. L'idea era quella di creare un luogo esotico e stravagante, un'attrazione turistica senza precedenti in Italia.

L'apice e il declino
Consonno negli anni Sessanta e Settanta visse un breve periodo di gloria. Lungo la nuova strada costruita dal Conte Bagno arrivarono turisti attratti dalla promessa di un luogo di svago e divertimento. Striscioni all'ingresso proclamavano: "A Consonno il cielo è più azzurro", accogliendo i visitatori tra architetture improbabili e scenografie da fiaba.
Ma il sogno era destinato a infrangersi presto. Nel novembre del 1966, le piogge incessanti destabilizzarono il terreno, provocando frane che interruppero la strada di accesso. Nel 1976 un nuovo smottamento rese Consonno difficilmente raggiungibile, segnando la fine definitiva del progetto del Conte Bagno. Gli edifici abbandonati iniziarono a deteriorarsi, e la città dei balocchi si trasformò rapidamente in un luogo dimenticato e spettrale.

Da città fantasma a icona decadente
Negli anni Ottanta, Mario Bagno tentò di rilanciare Consonno come casa di riposo per anziani, ma il progetto non ebbe successo. Il conte morì nel 1995 all'età di 94 anni, lasciando Consonno a un destino di abbandono e rovina.

Oggi, Consonno è un simbolo di decadenza e di un sogno infranto. I suoi edifici in rovina sono stati progressivamente inglobati dalla natura, e le sue mura sono diventate la tela per artisti di strada e writers. Il fascino distopico di questo luogo attira ancora curiosi, fotografi e appassionati di urbex (urban exploration), che si avventurano tra i resti di un'utopia svanita.
Come raggiungere Consonno
Consonno si trova a circa un'ora da Milano ed è raggiungibile percorrendo la SS36 del Lago di Como e dello Spluga fino a Olginate. Da lì, una strada tortuosa conduce a quello che rimane della città fantasma.
Oggi, sebbene inaccessibile in alcune aree per motivi di sicurezza, Consonno continua a vivere nel ricordo e nella sua atmosfera surreale, un monito silenzioso di come la natura e il tempo siano in grado di riprendersi ciò che l'uomo ha tentato di plasmare a proprio piacimento.
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