Si può fumare sul balcone in condominio? Si tratta di un dubbio più che frequente per chi risiede in contesti condominiali, anche perché questione che può determinare accese controversie con i vicini di casa.
In linea generale, non vi sono divieti specifici per fumare all’interno della propria abitazione e sui balconi, purché non si arrechino disagi agli altri condomini: l’emissione di fumi fastidiosi, infatti, deve rimanere all’interno dei limiti della tollerabilità. Ma quali fattori prendere in considerazione?
Dove si può fumare in condominio
L’abitudine al fumo di sigaretta è ancora decisamente diffusa nella popolazione e, così, può capitare che siano presenti dei fumatori anche in contesti condominiali. Ma dove si può fumare in condominio e, soprattutto, quali limitazioni possono essere previste?
Fumo in condominio: cosa dice la legge
Innanzitutto, è necessario prendere in considerazione quanto sancito dalle normative vigenti. In Italia, il divieto di fumo è regolato dalla Legge 3/2003, nota anche come Legge Sirchia. Quest’ultima regolamenta l’abitudine del fumo nei luoghi chiusi aperti al pubblico e, in alcuni casi, anche all’aperto. Tuttavia, non impone specifiche limitazioni per le abitazioni private. Di conseguenza è possibile:
- fumare all’interno della propria abitazione;
- fumare anche sul balcone, purché non si arrechino danni e disagi ai vicini di casa.
In linea generale, l’emissione di fumi fastidiosi è regolata dall’articolo 844 del Codice Civile, relativo alla produzione proprio di fumi - o altre sostanze - tra proprietà confinanti, che potrebbero arrecare disturbo ai vicini. La norma in questione, pur non nascendo esplicitamente per il fumo di sigarette, impone di non superare la “normale tollerabilità”. Si tratta di una definizione generica, che deve essere valutata di volta in volta in sede di giudizio ed eventualmente con perizie tecniche, in presenza di eventuali cause avviate da condomini nei confronti di vicini fumatori eccessivamente molesti.
Di norma, è necessario considerare che il fumo di sigaretta può:
- arrecare fastidio, ad esempio con la produzione di odori nauseanti;
- provocare danni, si pensi a tendaggi dei vicini che vengono macchiati o, ancora, altri oggetti su cui si depositano residui di nicotina;
- violare il diritto alla salute altrui, ad esempio aggravando le condizioni di vicini affetti da problemi respiratori, donne incinte e via dicendo.
È quindi utile valutare attentamente le distanze con balconi, terrazze e finestre altrui, accertandosi che il fumo non raggiunga le altre abitazioni, così come evitare comportamenti troppo insistenti. Una sigaretta in balcone di tanto in tanto non solleverà di certo proteste, se si tratta di un’abitudine che si ripete decine di volte al giorno, può essere un comportamento molesto per gli altri.
Fumo in condominio e regolamento condominiale
Oltre agli eventuali limiti di legge, bisogna prendere in considerazione eventuali limitazioni presenti all’interno del regolamento condominiale. È però utile sapere che:
- il regolamento assembleare non può applicare restrizioni che limitino i diritti individuali di ciascun condomino, come ad esempio la possibilità di fumare in casa o sul balcone. Può però disciplinare il divieto di fumo nelle aree comuni del condominio, quelle definite dall’articolo 1117 del Codice Civile;
- il regolamento contrattuale, ovvero quello stabilito all’atto di costituzione del condominio e solitamente previsto dal costruttore, può vietare di fumare sul balcone. Tale clausola, essendo parte integrante dell’atto d’acquisto, è vincolante per i proprietari, a meno che non violi diritti costituzionalmente garantiti.
Dove non si può fumare fuori
Sebbene il fumo in balcone non sia vietato, pur nei limiti della tollerabilità altrui, bisogna considerare che non è sufficiente che uno spazio condominiale sia aperto, per potersi accendere una sigaretta. Come già accennato, il regolamento condominiale può vietare le sigarette negli spazi comuni: d’altronde, è nei poteri dell’amministratore far rispettare simili disposizioni.
Ad esempio, il condominio può decidere di disciplinare il fumo:
- all’interno delle parti e nelle pertinenze comuni, come androni, scale, pianerottoli, ascensori;
- nei giardini adibiti a uso comune;
- negli spazi di ingresso o scarico del condominio, come parcheggi, garage sotterranei e via dicendo.
È bene sottolineare che l’amministratore può intervenire sul divieto di fumo in condominio, con sanzioni per i condomini che violano le disposizioni da regolamento, come specifica l’articolo 70 delle Disposizioni di Attuazione del Codice Civile. Simili sanzioni, però, sono valide solo se previste esplicitamente all’interno dello stesso regolamento condominiale.
Ma queste considerazioni si applicano anche in altri contesti di residenza condivisa, anche momentanea? Ad esempio, si può fumare sul balcone dell’hotel? Anche in questo caso, non vi sono divieti specifici di legge, ma l’albergo potrebbe imporre propri regolamenti tali da vietare questo comportamento su terrazze e affini.
Cosa fare se il vicino fuma sul balcone
Sebbene non si possa denunciare chi fuma nella propria casa, si può di certo agire nei confronti del vicino abituato a fumare in balcone. Il primo passo è di buon senso: il fumatore potrebbe non essere consapevole di arrecare disturbo e, di conseguenza, tentare un dialogo può portare alla rapida risoluzione del problema.
Se le richieste dovessero però essere ignorate, si può procedere:
- segnalando la questione all’amministratore di condominio, in caso vi siano specifiche limitazioni da regolamento contrattuale o vengano violate le disposizioni dell'assembleare sugli spazi comuni;
- avviando una causa ai danni del vicino che arreca disturbo.
Come già anticipato nei precedenti paragrafi, per l’articolo 844 del Codice Civile l’emissione di fumi non deve superare la normale tollerabilità. È quindi necessario dimostrare di vivere effettivamente un disagio, raccogliendo tutta la documentazione necessaria per provare:
- la distanza ridotta tra il balcone del fumatore e i propri spazi, come terrazze, balconi e via dicendo;
- la frequenza del comportamento che arreca disagio;
- gli eventuali danni materiali subiti, come il deterioramento di tessuti oppure oggetti, così come mozziconi abbandonati negli spazi altrui o comuni;
- l’eventuale presenza di condizioni di salute che possono rendere più grave l’esposizione al fumo passivo.
È comunque indispensabile evitare che il vicino subisca una violazione della privacy anche in balcone, ad esempio con comportamenti inquisitori o accedendo indebitamente ai suoi spazi privati. Questo anche in considerazione del fatto che i giudici - con elevata probabilità, così come da giurisprudenza per casi analoghi - possono imporre un tecnico di ufficio per valutare quale effettivamente sia il grado di fastidio arrecato dal fumo altrui.
In sede di giudizio, il Tribunale potrà decidere di garantire un risarcimento a chi ha subito danno o disagio dal fumo eccessivo e, ancora, imporre al vicino di interrompere immediatamente qualsiasi comportamento considerato molesto.
Come facile intuire, l’intero iter può essere molto complesso e, per questa ragione, il consiglio è quello di avvalersi preventivamente della consulenza del proprio legale di fiducia, per verificare vi siano le condizioni minime per poter agire legalmente contro il vicino fumatore.
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