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La corsa di prezzi e tariffe, nonostante il momento stagnante dell’inflazione, è maggiore rispetto all’adeguamento sul fronte dei redditi. E’ quanto emerso da un’analisi di Federconsumatori.

L’associazione ha fatto sapere: “Il dato che emerge con maggiore rilevanza e che deve far riflettere, infatti, riguarda proprio il divario esistente tra tali indicatori: la spesa cresce di oltre un terzo rispetto ai redditi”.

Tra il 2013 e il 2017 la spesa media annua delle famiglie è cresciuta complessivamente di 1.203,18 euro (di 1.881,81 euro ampliando il confronto alle previsioni per il 2018). I prezzi e le tariffe sono cresciuti di 3.500,30 euro (di 4.448,04 euro nel confronto con il 2018). I redditi, invece, sono cresciuti mediamente di 1056,00 euro (e di 1277,00 euro contando il 2018).

L’analisi ha sottolineato: “Emerge chiaramente un complessivo impoverimento delle famiglie e un consistente calo delle possibilità di acquisto. Infatti, a fronte di una crescita marginale dei propri redditi, le famiglie si sono trovate a far fronte a una spesa sempre crescente”. Nel periodo 2013-2018 il reddito medio di una famiglia è cresciuto del +4,4%; il costo della spesa, invece, è cresciuta del +6,4% (segnando una differenza di 2 punti percentuali).

Con questa analisi Federconsumatori ha tracciato “un forte squilibrio tra l’andamento della spesa e la mancata crescita dei redditi. Questo riguarda in particolare i redditi medio bassi: per questi ultimi la spesa corre più velocemente di quanto non cresca il reddito. Nel dettaglio la spesa cresce mediamente del +11% per la famiglia il cui percettore di riferimento è un impiegato, del +9% per quella in cui è un operaio o un pensionato, mentre il reddito aumenta rispettivamente del +2% per la famiglia il cui principale percettore è un impiegato o un pensionato e del +6% per quella in cui è un operaio. Tale tendenza si inverte con l’aumentare del reddito: per le famiglie il cui percettore di riferimento è un quadro o un dirigente il reddito cresce più della spesa (rispettivamente del +16% per il dirigente e +9% per il quadro)”.

L’associazione ha quindi avanzato una richiesta alla politica: “Per eliminare le disparità economiche e reddituali è opportuno agire su diversi versanti, con strumenti rivolti da un lato all’incremento dei salari per chi ha già un’occupazione ma non riesce a far fronte alle spese, dall’altro alla creazione di buona occupazione. In tal senso è utile operare un taglio delle tasse sul lavoro ed avviare un piano di investimenti destinati allo sviluppo e alla ricerca. Inoltre, per i percettori di pensione, è necessario agire attraverso un riadeguamento degli emolumenti, in modo tale da eliminare gravi squilibri e, allo stesso tempo, sostenere una fascia che sempre più di frequente tende ad avvicinarsi alle soglie di povertà. In ultimo è indispensabile prevedere una politica di welfare basata non solo su bonus e agevolazioni, ma su un sistema di sostegno continuo e strutturale rivolto alle famiglie, che sia proporzionato alle spese che le stesse sostengono, specialmente in settori delicati e importanti quali la salute, l’istruzione e l’alimentazione”.

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