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Economia in Italia in stagnazione GTRES

L’Istat ha rilevato per il secondo trimestre 2019 un’economia ferma su base sia trimestrale che annuale, e già serpeggiano tra gli addetti ai lavori i sospetti che ci sia la possibilità di una revisione dei criteri di calcolo da parte dell’Istituto nazionale di statistica per edulcorare quella che sarebbe l’effettiva situazione del Paese, al fine di dare più spazio al Governo per la manovra finanziaria 2020 escludendo il rischio bacchettate da parte dell’Ue.

Stime Pil 2019, i dati Istat

Dietrologie  a parte, quel che resta è la stima preliminare del Pil per il secondo trimestre 2019, che l’Istat vede – espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato - stazionario sia rispetto al trimestre precedente, sia nei confronti del secondo trimestre del 2018. “La variazione congiunturale, - si legge nella nota, -  è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria e di un aumento in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo nullo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta”.

Stime Pil 2019, i commenti degli esperti

“Le ultime stime Mazziero Research per il 2° trimestre si sono mostrate corrette, - è il commento del centro studi di Maurizio Mazziero: - il quadro di fragilità economico a livello nazionale e internazionale ci spingono a rivedere al ribasso anche le stime per i trimestri a venire, in particolare: 3° trimestre +0,1% (dal +0,2% precedente) e 4° trimestre +0,2% (dal +0,3% precedente). La revisione delle stime di crescita annuale scendono così al +0,1% dal +0,2% precedente”.

“La stima preliminare del Pil elaborata dall’Istat dichiara un paese che non cresce nel secondo trimestre del 2019. Niente di nuovo, - commenta Lucio Poma, responsabile scientifico industria e innovazione di Nomisma. - In fondo, la crescita dello 0,1 del primo trimestre 2019 sopraggiungeva a seguito di un calo del -0,1 del trimestre precedente: di fatto la crescita registrata era già nulla. Dal secondo trimestre del 2018 il PIL non si è mosso. La questione non si gioca sul numero dopo la virgola: che la crescita sia del +0,2 o del -0,1 non cambia di molto la sostanza dei fatti. Da anni questo paese non cresce come dovrebbe” .

Come mai l’Italia non cresce? “Siamo l’ottava economia mondiale e una delle più importanti economie manifatturiere del globo, - ricorda Poma. - Con queste qualità un paese normale dovrebbe ambire a una crescita almeno del 2 per cento ogni anno. Invece ci siamo abituati a languire, a dare per scontato una “non-crescita” del paese e a festeggiare come miracolosa la crescita del 1,6% del 2017, miopi al confronto di una Germania che ha registrato il 2,5 e con il 2,4 dell’Area Euro. Sono pressanti e cruciali le questioni strutturali, di politica industriale, che devo essere urgentemente affrontate. Ne portiamo all’attenzione due. La prima è la necessità di una ristrutturazione dell’intera catena del valore della manifattura, soprattutto alla luce delle potenzialità offerte da Industria 4.0. La seconda, è il ruolo dello Stato come attore chiave, di fronte a scelte e indirizzi di politica economica e industriale in contesto di globalizzazione a più polarizzazioni, scenario in cui gli accordi tra paesi giocano un ruolo sempre più determinante”.

Italia, rating S&P unico con outlook negativo in Europa

Secondo l’agenzia di rating S&P, l’Italia resta l’unico Paese europeo con outlook negativo. “Perché la crescita in Italia è stata così bassa? – ci si chiede in una recente nota dell’Agenzia. -  In primo luogo, i prestiti bancari hanno subito un forte rallentamento a partire dal 2010. In secondo luogo, la propensione del settore privato italiano al risparmio piuttosto che all'investimento è diventata ancora più marcata. Anche se l'economia italiana è molto più ricca di quella greca, le rigidità che caratterizzano il mercato del lavoro e il tessuto produttivo sono simili e frenano l'ingresso di nuovi attori e gli investimenti, con un impatto negativo sulla crescita”.

Problemi strutturali che certo non sono di aiuto. “Nei prossimi anni prevediamo un lento aumento del debito pubblico italiano, - aggiunge la nota di S&P Ratings, -  accompagnato da un'ulteriore riduzione della leva finanziaria nel settore privato. Riteniamo che l'economia ristagnerà nel 2019 prima di riprendersi l’anno prossimo (0,6%). A nostro avviso, questo non è uno scenario da crisi del debito pubblico. Tuttavia in uno scenario alternativo in cui i policymaker perseguano soluzioni non ortodosse - come l'introduzione di una valuta parallela o di misure di bilancio senza copertura finanziaria, per eludere i vincoli fiscali stabiliti dai trattati UE - l'adesione dell'Italia all'area Euro potrebbe essere messa in discussione”.

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