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Si apre la crisi di governo, cosa succede ora?
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Lo strappo tra Lega e M5s ha aperto definitivamente una crisi di governo che potrebbe portare a elezioni anticipate in tempi brevi. Ma ora cosa succede? Ecco tempistiche e passaggi.

Il primo a uscire allo scoperto è anche il vicepremier che si sente più forte dell’altro: “la maggioranza non esiste più”, ha dichiarato Matteo Salvini nel giorno in cui (ieri, 8 agosto) il Senato ha respinto la mozione pentastellata per chiedere lo stop della Tav, uno dei “cavalli di battaglia” storici del 5 stelle.

Il disegno è chiaro, all’indomani della chiara prova del mutamento dei rapporti di forza in seno all’esecutivo, Salvini (che sembra aver già iniziato la sua campagna elettorale dalle spiagge italiane) vuole mettere fine al governo Conte per tornare alle urne il prima possibile, convinto di essere il candidato più forte in questo momento.
Prima di allora, però, c’è un iter da rispettare con passaggi obbligati e tempi tecnici.

Proprio per accelerare i tempi, Salvini avrebbe preferito le immediate dimissioni di Conte, che però ha già annunciato la parlamentarizzazione della crisi.
Ma che significa? Il primo ministro chiederà nuovamente la fiducia al Parlamento. Se non dovesse arrivare, Conte salirebbe al Colle per rimettere il mandato nelle mani di Mattarella.

A quel punto il Presidente del Consiglio darà inizio alle consultazioni, iniziando dai Presidenti di Camera e Senato. Il giro di consultazioni delle forze politiche può essere più o meno rapido a seconda della situazione, non esiste una regola. Anche se la complessità del momento lascia presagire tempi non brevissimi.

Un altro passaggio obbligato sarà lo scioglimento delle Camere. Se il capo dello Stato dovesse constatare, dopo le consultazioni, che non esiste una maggioranza per un nuovo governo, Mattarella non potrà fare altro che sciogliere le Camere.

Da quel momento dovranno passare almeno 45 giorni (e massimo 70) prima di tornare a votare. Sostanzialmente, però, servono almeno 60 giorni, dal momento dello scioglimento delle Camere, per consentire l'adempimento delle procedure necessarie per il voto degli italiani all'estero.

Tradotto: se anche si accelerasse il percorso per arrivare allo scioglimento delle Camere intorno a Ferragosto, la prima data utile per andare alle urne sarebbe quella del 13 ottobre. Molto più probabilmente, però, non si tornerà a votare prima di novembre.
Nel frattempo, che la campagna elettorale (che forse non è mai finita davvero) abbia inizio.

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