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Reddito di cittadinanza, come funzioneranno i nuovi controlli
GTRES

Non si ferma la caccia ai “furbetti” del reddito di cittadinanza. Già a settembre, infatti, scatteranno nuovi controlli a tappeto gestiti direttamente dai Comuni.

L’esempio più classico di raggiro all’Erario, come è facile immaginare, è quello di cittadini che ricevono il reddito di cittadinanza pur avendo un lavoro in nero. Proprio per evitare che tali casi si ripetano, i controlli dello Stato, a partire da ottobre, verranno affiancati da indagini a campione affidate agli enti locali.

I Comuni, infatti, dovranno svolgere le opportune verifiche su un numero di famiglie pari al 5% dei beneficiari. Gli accertamenti saranno effettuati attraverso la piattaforma Gepi (sistema progettato dal Ministero del Lavoro per la gestione dei Patti per l’inclusione sociale).

Proprio come stabilito nella conferenza Stato-Regioni, i controlli partiranno a settembre e saranno portati avanti fino a fine ottobre. Ogni comune avrà il compito di accertarsi che le dichiarazioni rese dai fruitori del reddito siano veritiere e corrispondano alla realtà.

Prima di tutto dovrà essere verificata la residenza e/o il soggiorno indicato dal cittadino. Il decreto attuativo del Reddito di Cittadinanza, infatti, prevede che per ricevere il sussidio, a prescindere dall’importo riconosciuto, i beneficiari debbano essere residenti in Italia da almeno 10 anni. Altro dato oggetto di accertamento, inoltre, sarà quello relativo alla composizione del nucleo familiare.

Il numero di familiari a carico, il loro stato occupazionale, di salute e il reddito complessivo della famiglia, infatti, influenzano l’importo erogato dagli enti previdenziali (oltre al riconoscimento o meno dello stesso). I controlli che effettueranno i Comuni, quindi, saranno anche di tipo anagrafico per verificare se, al netto del reddito Isee familiare, il beneficiario ha diritto a usufruire del sussidio e in quale misura.

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