Governo e sindacati hanno ufficialmente aperto il tavolo di confronto sulla riforma delle pensioni 2022. In attesa del prossimo incontro in programma il 7 febbraio, le notizie dell’ultima ora parlano dell’ipotesi di un’uscita anticipata con un taglio del 3% della quota retributiva per ogni anno. Scopriamo di cosa si tratta.
Le ultime notizie sulla riforma delle pensioni 2022 parlano di un’ipotesi per la quale sarebbe possibile l’uscita anticipata dal mondo del lavoro a partire da una certa età contestualmente a un taglio vicino al 3% della quota retributiva dell'assegno per ogni anno d'anticipo rispetto alla soglia di vecchiaia (67 anni).
La proposta porta la firma di Michele Reitano, membro della Commissione tecnica istituita dal ministero del Lavoro per la separazione dell'assistenza dalla previdenza ed è contenuta nella relazione di fine mandato del Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza) Inps.
Come riportato dal Sole 24 Ore, Reitano ha spiegato che “prendendo a riferimento unicamente le pensioni anticipate e di vecchiaia l'età di ritiro fra i dipendenti privati è attualmente pari a 64,1 e 63,2 anni, rispettivamente fra donne e uomini. Valori non dissimili (63,9 e 63,5 per donne e uomini) si osservano nel pubblico impiego, mentre l'età di pensionamento effettiva è lievemente più elevata (64,8 e 64,0) nelle gestioni autonome Inps”.
Secondo il prof. Reitano, inoltre, le possibilità di uscita anticipata in attesa della riforma delle pensioni 2022 (Ape sociale, opzione donna, quota 102) rappresentano “un insieme di misure eterogenee e talvolta non particolarmente chiaro nei criteri ispiratori nella definizione della platea dei beneficiari e incapace di risolvere in modo permanente il problema di come offrire un'opzione di scelta a chi volesse ritirarsi prima di aver raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia”.
Secondo le notizie dell’ultima ora, nella proposta di riforma delle pensioni 2022 si pone l’accento sulla possibilità di sfruttare il passaggio verso il sistema di calcolo contributivo per consentire, a partire da una età minima (non ancora specificata), l'uscita anticipata con una riduzione della quota retributiva della pensione (ad esempio, intorno al 3% per ogni anno di anticipo rispetto all'età legale) che vada a compensare il vantaggio di percepire il trattamento pensionistico per un numero maggiore di anni.
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