Più che una vera e propria riforma delle pensioni, il governo Meloni dovrebbe limitarsi a correggere il tiro per evitare il ritorno alla legge Fornero. C’è poco tempo per preparare la legge di Bilancio e anche i fondi a disposizione sono limitati, probabile quindi una proroga per opzione donna e Ape sociale, mentre le novità potrebbero essere quota 102-103 e un bonus per chi resta. Ecco tutte le ultime notizie.
Opzione donna e Ape sociale, proroga in arrivo
Per evitare il ritorno alla legge Fornero, dal 1° gennaio 2023, l’unica strada percorribile è quella delle proroghe. Non c’è tempo sufficiente e mancano anche i fondi per pensare di varare una vera e propria riforma delle pensioni entro la fine dell’anno. Termine entro cui terminerà anche l’esperienza, non proprio irresistibile, di quota 102, la pensione anticipata con almeno 64 anni d’età e 38 di contribuzione.
Difficile che venga riconfermata quota 102 anche per il 2023. Per questo il governo Meloni, in tema di pensioni, dovrebbe proseguire sulla strada intrapresa anche dagli esecutivi precedenti della proroga per Ape sociale e opzione donna (anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome).
Bonus per chi resta al lavoro
In seno al governo, lato Lega, c’è chi spingerebbe per introdurre un bonus per chi decide di continuare a lavorare. Si tratterebbe di decontribuzione totale che, di fatto, aumenterebbe lo stipendio netto per favorire la permanenza al lavoro di alcune categorie, in particolare del settore pubblico, oltre la soglia di pensionamento.
Tuttavia, questo bonus non scatterebbe indistintamente per ogni categoria di lavoratore che abbia superato i 63 anni. La decontribuzione, infatti, dovrebbe essere indirizzata a medici, operatori sanitari e lavoratori di specifiche categorie che pur avendo i requisiti per il pensionamento decidessero di restare al lavoro. Così come anche i cosiddetti requisiti minimi potrebbero variare da settore a settore.
Quota flessibile
La vera novità, in attesa del confronto con i sindacati, per quanto riguarda le misure al vaglio del governo Meloni sulle pensioni riguarda l’uscita anticipata con quota flessibile. La Lega, da diverso tempo, spinge per una quota 41 per tutti e con il superamento di quota 102 nel 2023 vorrebbe il vincolo dei 41 anni di contribuzione (con 61 anni d'età) come passo intermedio per arrivare alla misura strutturale.
Secondo le notizie dell’ultima ora, la quadra potrebbe trovarsi a metà strada, e per scongiurare il ritorno alla legge Fornero si potrebbe introdurre una quota flessibile, ovvero l’ipotesi di quota 102 o 103 con un mix flessibile partendo da una soglia minima anagrafica predefinita. Mentre la Lega spingerebbe per una soluzione con 41 anni di versamenti e 62 anni d’età, con la possibile variante dei 63 anni di età e 40 anni di versamenti.
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