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Consegna di un pacco
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La possibile introduzione di una tassa sui pacchi provenienti da Paesi extra-Ue, su cui il governo italiano sta lavorando in vista della manovra, è diventata uno dei temi più rilevanti nel dibattito economico. La misura arriva dopo il via libera dell’Ecofin all’abolizione delle esenzioni doganali sui piccoli pacchi e potrebbe incidere in modo significativo sulle abitudini di acquisto online, colpendo soprattutto gli ordini effettuati su piattaforme come Temu e Shein.

Perché si parla di una tassa sui pacchi: la decisione dell’Ecofin

Il 13 novembre i ministri dell’Economia dell’Unione Europea, riuniti nell’Ecofin, hanno approvato politicamente l’eliminazione della franchigia doganale sui pacchi sotto i 150 euro provenienti da Paesi extra-Ue. Oggi questi pacchi possono entrare nel mercato unico senza il pagamento dei dazi, favorendo un enorme flusso di spedizioni di basso valore, per la maggior parte provenienti dalla Cina, che sfuggono ai controlli e generano una concorrenza sleale verso le imprese europee.

L’applicazione concreta della riforma è prevista quando sarà operativo l’EU Customs Data Hub, la piattaforma informatica comune che permetterà la gestione in tempo reale delle importazioni. Il debutto è programmato per il 2028, anche se alcuni Stati membri, in particolare la Francia, chiedono di anticiparne l’avvio.

La proposta italiana: 2 euro per ogni pacco sotto i 2 chili

Alla luce delle decisioni europee, il governo italiano sta valutando di introdurre una tassa da 2 euro per ogni pacco extra-Ue di peso inferiore ai 2 chilogrammi o, secondo un’altra ipotesi, per tutte le spedizioni sotto la soglia dei 150 euro. L’obiettivo della misura è duplice: da un lato contrastare il fenomeno dell’ultra fast fashion, che sottrae quote di mercato e risorse fiscali alle imprese italiane, e dall’altro armonizzare il sistema nazionale alla riforma europea che intende ridurre il numero di pacchi di basso valore in ingresso.

La proposta, inizialmente pensata nel ddl concorrenza in chiave anti-fast fashion, non è stata inserita per ragioni di tempistica. Potrà tuttavia entrare nella manovra economica se arriverà il via libera formale della Commissione europea.

Il modello francese: una tassa ambientale e fiscale

La Francia rappresenta il principale riferimento per la proposta italiana. Parigi sta infatti valutando di introdurre una tassa fissa di 2 euro su ogni pacchetto extra-Ue di piccolo importo, qualificandola come imposta interna sui consumi e giustificandola con motivazioni ambientali e di equità fiscale. L’idea è che una tassa applicata a ogni spedizione possa ridurre il numero elevatissimo di pacchi di scarso valore e, al tempo stesso, ristabilire condizioni competitive più eque tra i produttori europei e i giganti dell’e-commerce asiatico. Se approvata, sarebbe la prima misura di questo tipo in Europa.

Quanto costerebbe ai consumatori: l’allarme del Codacons

Secondo il Codacons, la tassa da 2 euro comporterebbe un aumento notevole dei costi a carico degli acquirenti. Nel 2024 sono entrati nell’Unione Europea 4,6 miliardi di pacchi extra-Ue, il 91% dei quali provenienti dalla Cina. Applicando un contributo fisso a ciascuna spedizione, i consumatori europei si troverebbero a sostenere una maggiore spesa complessiva di 9,2 miliardi di euro all’anno. Anche per gli italiani l’impatto sarebbe significativo, perché ogni acquisto su piattaforme come Temu, Shein o AliExpress comporterebbe automaticamente un sovrapprezzo di 2 euro, indipendentemente dal valore del prodotto scelto.

Il punto di vista dei commercianti: Federmoda è favorevole

Il mondo del commercio italiano guarda con favore alla possibile introduzione della tassa. Federmoda-Confcommercio ritiene che l’intervento sia necessario per riequilibrare la concorrenza con i giganti dell’ultra fast fashion, che vendono prodotti a basso costo approfittando delle attuali esenzioni doganali, sottraendo risorse all’economia nazionale e alle entrate fiscali dello Stato. Secondo la federazione, occorre agire rapidamente sia per proteggere le imprese italiane sia per ridurre l’impatto ambientale generato dall’enorme volume di spedizioni provenienti da Paesi terzi.

Rischio sanzioni per i consumatori: l’altra denuncia del Codacons

Accanto ai possibili rincari sugli acquisti online, il Codacons segnala un secondo fenomeno preoccupante: l’aumento delle sanzioni comminate dall’Agenzia delle Dogane a cittadini che acquistano prodotti di marca su piattaforme cinesi. In diversi casi, infatti, i beni ricevuti risultano essere contraffatti e, ai fini doganali, il consumatore viene considerato l’importatore della merce, diventando quindi responsabile delle violazioni in materia di proprietà industriale e diritto d’autore. Il problema, sottolinea l’associazione, è che chi compra online non ha la possibilità di verificare l’autenticità del prodotto prima dell’arrivo del pacco, esponendosi inconsapevolmente a sanzioni anche molto elevate.

Le prossime tappe: quando potrebbe entrare in vigore la tassa

L’adozione della tassa sui pacchi extra-Ue dipende da una serie di passaggi politici e tecnici. La Commissione europea deve dare il via libera formale all’inserimento della misura nella manovra italiana. Successivamente, il governo potrà integrarla nella Legge di Bilancio. Parallelamente proseguirà il negoziato europeo sull’eliminazione della franchigia, che, nelle previsioni attuali, dovrebbe entrare in vigore nel 2028. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti auspica però che le nuove regole vengano applicate già dal 2026, per contrastare più rapidamente la concorrenza dei colossi extra-Ue.

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