
"Se il superbonus si fosse chiuso al 31 dicembre 2021, come avevamo previsto nella norma originaria del governo Conte II, non ci sarebbe stato alcuno sforamento rispetto alle previsioni: anzi, saremmo stati anche sotto lo stanziamento. E le proroghe le hanno volute tutti, anche chi oggi è nel governo". Roberto Gualtieri, ora sindaco di Roma, era ministro dell'Economia nel governo che varò il superbonus, sotto accusa da parte dell'attuale governo per l'impatto sui conti pubblici.
In un'intervista a Repubblica, Gualtieri difende la ratio della misura: "Eravamo in piena pandemia, il Pil a picco, il Pnrr già ottenuto, ma non operativo prima di due o tre anni. Dopo i ristori serviva una spinta anticiclica immediata per spingere gli investimenti e far ripartire un'economia al collasso. Da qui il potenziamento di Industria 4.0 e il superbonus, che nasce come misura eccezionale in un momento eccezionale: con paletti, una scadenza, e non si applicava alle seconde case". Ma poi "in Parlamento tutti i partiti, anche chi oggi è al governo, volevano sempre di più, estensioni sia di platee che temporali". Ci fu la prima proroga al giugno 2022 "e una seconda ancora più ampia durante il governo successivo allargò anche il perimetro alle seconde case unifamiliari".
Quanto agli effetti, "crescita, deficit e debito sono andati molto meglio delle previsioni". Ora "esiste senza dubbio un costo superiore alle previsioni, dovuto alle proroghe insensate, anche se la spesa netta è almeno la metà di quanto si dice perché comunque c'è stato un effetto trascinamento sull'economia, in termini di Pil, occupazione e maggiori entrate. E buona parte delle frodi sono state sventate. Ma non si possono scaricare sul superbonus responsabilità che non ha, non può essere un alibi rispetto alla necessità di realizzare le riforme e gli investimenti del Pnrr e di attuare una maggiore equità fiscale e distributiva e una seria lotta all'evasione".
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