Quando viene a mancare una persona, gli eredi hanno 10 anni per accettare l’eredità. Ma se passano 20 anni, cosa succede?
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firma di un documento di successione in caso di morte di un genitore
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La successione a causa di morte, sia testamentaria che legittima, dona il diritto agli eredi del defunto di acquisire la titolarità dei beni appartenuti alla persona venuta a mancare. Questo processo implica anche degli specifici obblighi fiscali, tra cui la presentazione della dichiarazione di successione. Se tale successione non viene fatta dopo 20 anni, gli eredi potrebbero perdere il diritto di accettarla: difatti la legge stabilisce un termine di 10 anni per l’accettazione dell’eredità. Sul piano fiscale, le sanzioni non sono più applicabili dopo 5 anni, ma resta comunque vigente l’obbligo di versare l’imposta di successione.

Cosa succede se non si fa la successione dopo 20 anni? 

Nel caso la successione non avvenisse per oltre 20 anni, gli eredi potrebbero perdere il diritto di accettare l’eredità. Questo perché la legge prevede un termine massimo di 10 anni per l’accettazione dell’eredità; per quanto riguarda il punto di vista fiscale, le sanzioni non possono essere applicabili oltre i 5 anni ma, comunque, rimarrà obbligatorio il versamento dell’imposta di successione.

Quindi cosa succede se non si fa la successione dopo i 10 anni previsti come termine massimo, quindi andando oltre come ad esempio facendola dopo 15 anni o dopo 20 anni? Dal punto di vista legale, se la successione non dovesse essere dichiarata così a lungo, vi è l’obbligo da parte degli eredi di dover accettare formalmente l’eredità entro e non oltre i 10 anni dalla data d’apertura di tale successione.

In caso contrario si perderà il diritto di richiedere la successione dell’eredità. Caso diverso si ha quando è possibile dimostrare l’accettazione tacita, ovvero quando uno degli eredi ha preso possesso dei beni ereditari in modo continuativo; in questa situazione si eviterà la prescrizione della successione d'eredità dopo i 10 anni.

Per quanto riguarda il lato fiscale, l’Agenzia delle Entrate prevede un termine di 5 anni per la notifica delle sanzioni circa la mancata (o errata) presentazione della dichiarazione di successione; una volta trascorso questo periodo, non potranno più essere applicate multe o penalità, ma gli eredi restano comunque obbligati al pagamento dell’imposta di successione, compresi eventuali interessi di mora.

Altro discorso riguarda gli immobili ereditati. Nel caso e la successione non venisse formalizzata, i beni rimarrebbero – in linea teorica - intestati al defunto, impedendo operazioni quali vendita, donazione o concessione di ipoteca. Inoltre, se una terza persona ha utilizzato gli immobili ininterrottamente per oltre 20 anni, quindi ad esempio non ha fatto la successione dopo 22 anni ma ci ha sempre abitato, potrebbe far valere il diritto di usucapione, acquisendone legalmente la proprietà.

firma contratto
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Le sanzioni per il ritardo accumulato nella successione

In caso di ritardo non superiore ai trenta giorni, la sanzione amministrativa prevista sarà fra il 60% ed il 120% dell’imposta dovuta. Laddove non fosse stata prevista alcuna imposta, la sanzione oscilla fra i 150 ed i 500 euro. Nel caso in cui non sia stata fatta alcuna dichiarazione successiva, le percentuali variano da 120% al 240% dell’imposta dovuta o - se non è dovuta alcuna imposta - da 250 ai 1000 euro. Se invece il ritardo riguarda solamente il versamento dell’imposta prevista, la sanzione sarà del 30%. Ci sono comunque dei casi eccezionali in cui la dichiarazione di successione non è obbligatoria.

Sanzioni per successione tardiva oltre 5 anni: cosa succede dopo questo termine? 

In base da quanto disciplinato dagli articoli 28-30, la dichiarazione di successione deve essere trasmessa all’Ufficio del Registro entro un anno dal decesso del de cuius, come stabilito dall’art. 31. In caso d’omissione di questo adempimento, si renderà necessario l’accertamento e la determinazione d’ufficio dell’imposta da parte dell’amministrazione fiscale, seguendo le disposizioni previste. Lo stesso avviene nel caso in cui non venga presentata la dichiarazione sostitutiva o integrativa prevista dall’art. 28, comma 6, con conseguente riliquidazione dell’imposta dovuta.

In questi casi è fondamentale considerare il termine di decadenza per la notifica dell’avviso di accertamento, il quale è di cinque anni dalla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione. Entro questo periodo l’amministrazione fiscale può procedere alla riscossione dell’imposta non dichiarata, sottolineando l’importanza di adempiere urgentemente agli obblighi successori onde evitare sanzioni - e maggiorazioni - che potrebbero ridurre il valore dell’eredità percepita. Dunque, se sono trascorsi più di cinque anni dalla scadenza del termine per la dichiarazione, l’imposta di successione resta comunque dovuta, ma non potranno più essere applicate sanzioni.

Quando va in prescrizione la successione?

Se entro cinque anni dalla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione di successione l’Agenzia delle Entrate non ha notificato alcun accertamento, le sanzioni non saranno più dovute. Difatti, trascorso questo periodo - calcolato a partire dai 12 mesi successivi alla data di apertura della successione - il diritto dell’amministrazione fiscale di riscuotere le sanzioni si estingue. Dunque, sarà necessario presentare la dichiarazione di successione e versare le imposte dovute, ma non si dovranno pagare ne sanzioni né interessi.

dichiarazione di successione
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Quanto tempo ha un erede per fare la successione?

La documentazione circa dichiarazione di successione deve essere presentata entro dodici mesi dall’apertura della successione, che di norma coincide con la data del decesso del contribuente. Tuttavia, in alcune circostanze, l’obbligo di presentazione può venire meno, rendendo possibile l’esonero dalla dichiarazione.

Tale esenzione si applica quando l’importo ereditario non supera i centomila euro, quando non vi sono beni immobili o diritti reali immobiliari inclusi nell’eredità, oppure quando il patrimonio viene trasferito direttamente in linea retta ai legittimi eredi come il coniuge e i parenti prossimi.

Cosa succede se gli eredi non fanno la successione?

Come analizzato in precedenza, il limite massimo per presentare la dichiarazione di successione è di 12 mesi. Nel caso di mancato rispetto di tale scadenza, vi possono essere diverse cause che hanno contribuito alla presentazione tardiva della dichiarazione di successione.

Tra le principali cause di omissione della dichiarazione di successione vi è il semplice disinteresse, la volontà di evitare il pagamento delle imposte legate alla successione e le discordie familiari, spesso presenti nelle questioni ereditarie. Se per queste ragioni la dichiarazione di successione non viene presentata e l’Agenzia delle Entrate non ha ancora avviato accertamenti, gli eredi possono regolarizzare la loro posizione fiscale attraverso il ravvedimento operoso. 

Questo strumento consente di autodenunciarsi all'Agenzia delle Entrate, pagando non solo l’imposta dovuta ma anche gli interessi di mora, il cui importo varia in base al ritardo accumulato prima della regolarizzazione.

Come vendere un immobile senza avere la successione?

È possibile vendere un immobile senza aver effettuato la successione solamente in circostanze specifiche. Ad esempio, se il defunto ha lasciato un testamento olografo in cui designa chiaramente un erede, quest’ultimo può procedere con la vendita senza dover completare l’intera procedura successoria.

Tuttavia, in assenza di un testamento olografo o qualora non sia stato indicato un erede specifico, la vendita dell’immobile non può avvenire senza prima effettuare la successione come da prassi. In questi casi, sarà dunque necessario nominare un amministratore dell’eredità e infine attendere il completamento delle procedure legali previste.

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