I risultati della survey di Dla Piper
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Quali sono i settori in cui investire, oggi e domani, in Italia? E quale l’impatto della politica interna ed estera? A questa e ad altre domande ha cercato risposta Dla Piper con il convegno “Quo Vadis Italia”.

“È una buona notizia per l’Italia che la recente crisi politica non abbia avuto un impatto negativo sulla volontà degli investitori - afferma  l’avvocato Olaf Schmidt, Partner Dla Piper e Managing Director Groups -; oltre il 70% degli intervistati ha dichiarato di non essere stato dissuaso nei suoi progetti di investimento. Da una survey da noi stessi realizzata è invece emerso come i fattori principali che impattano in modo negativo sull’opinione degli investitori interessati all’Italia, siano i procedimenti amministrativi lunghi e imprevedibili (70,3%), la pressione fiscale troppo elevata (18,7%) e un quadro legislativo poco trasparente (37,5%). Tra gli elementi che influenzano positivamente i piani di investimento immobiliare vi sono invece la crescita media degli affitti (42,2%), i tassi di interesse significativamente inferiori e quindi conseguenti buoni rendimenti finanziari (26,6%), e la liquidità ad alta disponibilità (20,3%)”.

Settori immobiliari in Italia, dove si investe di più

Secondo il panel consultato da Dla Piper, composto da gruppi multinazionali con investimenti immobiliari in Italia da almeno 500 milioni di euro, il 90% degli intervistati ha investito in Italia negli ultimi tre anni. I settori più attrattivi risultano essere stati quello degli uffici (71,9%) e del retail (52,6%), seguiti da logistica (36,8%), residenziale (33,3%), hotel&leisure (28%), student housing (19,3%), senior living (8,7%) e infrastrutture (3,5%). Il 10,5% ha invece investito in altri settori. Di questi investimenti, la percentuale di quelli considerati “riusciti”, in grado cioè di generare valore e reddito aggiunto, è pari al 98,15%. Un numero elevatissimo, che conferma come l’investimento nel mattone italiano, se ovviamente ben ponderato e studiato, possa davvero essere considerato redditizio al di là della situazione politica sottostante.

Investimenti in immobili, i trend 2020

Prevale quindi un seppur moderato ottimismo, non solo nel real estate italiano ma anche europeo: il 41,9% degli intervistati ha dichiarato di credere in un futuro positivo, il restante esprime dei dubbi, ma senza considerarsi per questo un pessimista. Se nel dettaglio analizziamo poi la percezione che si ha dell’Italia, l’interesse degli investitori verso il Bel Paese non accenna a calare neanche per il futuro: il 37,10% afferma che il proprio interesse è cresciuto, il 51,6% che dallo scorso anno è rimasto invariato, mentre soltanto l’11,3% ha risposto di aver avuto un calo di interesse.

Settori immobiliari in cui investire nel 2020

Se guardiamo al futuro, in un’ottica temporale di circa un anno e quindi al 2020, il settore su cui maggiormente punteranno gli investitori è ancora quello degli uffici ( 64,5%). Crollano il retail (solo il 25,8% contro il 52,6% del 2018) e le infrastrutture (1,6% contro il 3,5% del 2018). Il residenziale e il settore hotel&leisure sono invece quelli che vedono raddoppiare il volume di investimenti (rispettivamente 61,3% e 50% contro i precedenti 33,3% e 28%). Il balzo maggiore lo fanno però lo student housing (46,7% contro il 19,3%) e il senior living (33,87% contro l’8,7%). Gli altri settori, che includono gli spazi di co-working, i datacenters e il settore sanitario, racchiudono solo il 5% dell’interesse totale.

Immobiliare, in quali città investire nel 2020

Tra le città maggiormente attrattive, Milano è saldamente in testa (80,9%) fra le aree che gli investitori ritengono essere le migliori per opportunità di profitto/investimento. Dopo Milano seguono Roma, che convince il 65% degli intervistati, le periferie milanesi (42,8%), il Nord-Est (31,7%), il Nord-Ovest (25,4%). Le parti di territorio meno apprezzate sono le periferie romane (11,1%), l’Italia Centrale (11,1%) e il Sud Italia e le Isole (7,9%).

Finanziamenti per investire in immobili in Italia

Dalla ricerca emerge infine che l’84,4% degli intervistati utilizza finanziamenti esterni per i propri investimenti, mentre coloro che si affidano a banche straniere sono una lievissima maggioranza (51%) rispetto a coloro che si affidano a banche italiane (48.9%).

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