Breglia: "In Italia un quarto del patrimonio immobiliare, residenziale e non residenziale, è di pregio e vale quasi 1500 miliardi di euro"
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Il patrimonio immobiliare italiano di pregio e la sua trasformazione per farlo diventare una risorsa decisiva per il Paese è stato il tema attorno al quale si è sviluppato il convegno “Il valore del bello”, organizzato da Sidief in collaborazione con Banca d'Italia. Un evento che ha acceso i riflettori sulla grande ricchezza presente sul territorio nazionale e la cui valorizzazione può rappresentare un’importante opportunità non solo economica e di rigenerazione urbana, ma anche di riqualificazione ambientale, sociale e culturale.

Nel corso del convegno è stata presentata la ricerca “Il valore del bello”, a cura di Mario Breglia, presidente Sidief ed Ezio Micelli, professore ordinario di Estimo e Valutazione economica del progetto Università IUAV di Venezia. Una ricerca in cui è stato evidenziato il fatto che la bellezza delle città e dei paesaggi italiani è indiscutibile e riconosciuta, nonostante ciò il Paese investe ancora poco sul suo incredibile patrimonio.

Patrimonio immobiliare italiano di pregio, un viaggio alla scoperta del bello
Sidief
Secondo quanto evidenziato dall’indagine, le cifre destinate alla cura dei siti e dei monumenti sono limitate, sia che si consideri il ruolo delle amministrazioni centrali che di quelle periferiche. Come avviare un cambiamento e procedere alla valorizzazione dell’importante patrimonio di cui l’Italia dispone? Innanzitutto, è necessario riflettere su ciò che il patrimonio immobiliare italiano di pregio e in generale la bellezza rappresentano per il nostro Paese. In questo contesto, sottolinea la ricerca, “non è sufficiente pensare a come sfruttare le bellezze che si snodano lungo il territorio nazionale, ma è necessario ragionare su come curare le nostre città e i luoghi della nostra vita collettiva non solo in una prospettiva indirizzata alla manutenzione e alla conservazione dei beni, ma anche al loro arricchimento e alla loro trasformazione”.

Nel presentare la ricerca, il presidente Sidief ha spiegato che “in Italia un quarto del patrimonio immobiliare, residenziale e non residenziale, è di pregio e vale quasi 1500 miliardi di euro. Si tratta di un asse portante del Paese, che deve essere tutelato e valorizzato”.

In particolare, Breglia ha sottolineato: “Gli edifici residenziali costruiti prima del 1918, che costituiscono ‘il bello’ dell’immobiliare presente in Italia sono più di 1,8 milioni, pari al 15% del totale nazionale, per una consistenza di oltre 1,2 miliardi di metri quadri, circa il 30% del totale Italia, e un valore totale di 1.310 miliardi di euro, il 24,5% del valore totale italiano”. E ha aggiunto: “Ma la bellezza del real estate nel nostro Paese non si esaurisce qui. Ci sono anche quasi 13mila tra castelli, palazzi e immobili di pregio non residenziali (il 4% del totale italiano), di cui la maggior parte, oltre 8mila, di proprietà pubblica, 2.500 di privati e più di 2mila di grandi proprietari (assicurazioni, banche, enti previdenziali privati, fondazioni di origine bancaria e fondi immobiliari), che occupano di più di 47 milioni di metri quadri (6% del totale), e hanno un valore di 185 miliardi di euro (il 17% del totale italiano), di cui 88 miliardi appartenente a grandi proprietari, 73 a privati e 24 al pubblico”.

Il patrimonio immobiliare italiano di pregio è un patrimonio di grande valore, ha evidenziato Breglia, non solo economico, ma sociale, ambientale. E’ nostro dovere preservarlo per le generazioni future”.

E ci sono esempi che testimoniano proprio come sia possibile valorizzare e trasformare il patrimonio immobiliare italiano di pregio con l’obiettivo di rigenerarlo e arricchirlo, facendolo diventare una risorsa decisiva per lo sviluppo del Paese. Uno di questi esempi è stato illustrato da Carola Giuseppetti, consigliere e direttore generale Sidief. Si tratta del progetto di recupero del palazzo storico in via Carlo Felice, a Roma. Un caso che ha visto operatori pubblici e privati scommettere e investire in arte e cultura.

Nello specifico, il progetto di recupero dello storico immobile nel quartiere San Giovanni, a Roma, in via Carlo Felice, 69, di proprietà Sidief, ha rappresentato un’importante operazione per la città di Roma, in cui pubblico e privato hanno collaborato. In merito, Giuseppetti ha detto che si tratta di “una bella storia per la nostra città, un progetto iniziato con la liberazione dell’immobile a inizio 2019, senza uso della forza pubblica”. Il consigliere e direttore generale Sidief ha quindi spiegato: “Per le famiglie che vivevano all’interno dell’edificio, radicate e conosciute nel quartiere, abbiamo proposto fin da subito una sistemazione alternativa: sono state messe a disposizione da Sidief e da Enti pubblici nuove case nel quartiere e in altre zone della Capitale. Subito dopo la liberazione sono iniziati i lavori per la messa in sicurezza e ristrutturazione completa dell’edificio di circa 4.500 metri quadrati su sei piani. Il progetto prevede più di 50 nuove abitazioni per giovani abitanti, con soluzioni innovative. Una bella storia a lieto fine: una parte di città storica riconquistata al bello e un importante progetto di valorizzazione per la Sidief”.

Nel corso del convegno sono stati presentati altri casi di valorizzazione, come quello della Galleria Umberto I di Napoli. Ma non solo. Alessandro Corte Rappis, Head of Asset Management & Letting Italy Northern Area Generali Real Estate, ha presentato gli esempi di valorizzazione e recupero di Palazzo Bonaparte a Roma e delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco a Venezia. Si è poi parlato dei progetti milanesi City Life e Porta Nuova, che hanno messo in luce la possibilità di trasformare le città che conosciamo con nuovi interventi.

Intervenendo al convegno, Manfredi Catella, founder & ceo di Coima, ha posto l’accento sull’importanza oggi del tema della bellezza e sulla grande sfida rappresentata dalla ricerca di un modello equilibrato, ossia di un equilibrio tra profitto, ambiente e persone. Le parole d’ordine sono riuso edilizio, connessione delle città e riqualificazione. La grande sfida di oggi è rigenerare questo Paese.

Parlando del progetto di Porta Nuova, Catella ha sottolineato: “Porta Nuova ha avuto un ruolo molto importante. Nel 2000 Milano non era la città che è oggi. Porta Nuova ha creato una discontinuità culturale. La grande sfida è creare questa discontinuità culturale a livello di Paese e Roma non può essere assente”. Ma quale può essere il modello di sviluppo a Roma? In merito, Catella ha spiegato di non credere in un modello unico e ha poi sottolineato: “Roma è una città storica. La bellezza in cui Roma si esprimerà sarà molto probabilmente ancorata all’esistente”. E ha evidenziato la necessità di un’amministrazione competente e di un’agenda comune tra amministrazione e soprintendenza.

Tanti i temi emersi nel corso del convegno, che ha offerto l’occasione per riflettere sulla possibilità di abitare la bellezza e sulle opportunità offerte dal Paese, in un momento in cui ci sono tra l’altro in gioco le risorse del Pnrr. Come indicato dalla ricerca, “abitare il nostro patrimonio e la nostra bellezza rappresenta una sfida non priva di rischi, riusare la città esistente, intervenire sul patrimonio rendendolo adeguato alle funzioni e agli stili di vita attuali comporta impegni e rischi tutt’altro che trascurabili”, ma ci sono esempi che dimostrano “come non sia affatto impossibile intraprendere un percorso capace di trasformare un sistema complesso quale è il nostro patrimonio con altrettanta complessità, con altrettanta cultura, al fine di rigenerarlo e di arricchirlo di nuovi contenuti”. Gli obiettivi da perseguire sono molteplici, non si punta solo alla rendita, ma si cerca di dare vita a “soluzioni progettuali capaci di tenere insieme in modo virtuoso le dimensioni della qualità progettuale, della sostenibilità ambientale e della coesione sociale”.

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