L’Italia, con un tasso di occupazione dei giovani tra 15 e 29 anni pari al 52,79%, è il peggior Paese dell’area Ocse per quanto riguarda la situazione lavorativa degli under 30. A renderlo noto il rapporto dell’organizzazione di Parigi “Oecd skills outlook 2015”. A far peggio c’è la Grecia, con un tasso di occupazione dei giovani tra 15 e 29 anni pari al 48,49%, che però non è inlcusa nella classifica.
La media nell’area è pari al 73,7%, un valore ben distante dal nostro 52,79%. A precederci ci sono la Spagna (58,1%) e la Slovacchia (66,9%). Chi registra la maggior percentuale di giovani occupati è invece l’Olanda (81,7%), seguita da Austria (81,4%) e Giappone (81,2%).
Aumentano i “Neet”
Ma il rapporto ha evidenziato un altro dato. In Italia crescono i cosiddetti “Neet”, ossia i giovani inattivi, che non sono né occupati, né a scuola o in formazione. Nel nostro Paese, nel 2013, i “Neet” sono arrivati arrivati al 26,09% degli under 30, quarto dato più elevato tra i Paesi Ocse con un incremento di 5 punti percentuali rispetto al 2008. L’Italia conquista così il quarto posto tra i 34 Paesi Ocse per i giovani inattivi, dopo Turchia, Grecia e Spagna e a fronte di una media Ocse del 15%. Il rapporto ha sottolineato che “il nodo di fondo è la scarsa occupabilità dei giovani, perché magari non hanno le competenze richieste dal mercato del lavoro o non possono usarle in modo produttivo”.
Cosa manca ai giovani italiani
Secondo quanto emerso dal rapporto, a livello Ocse in media il 10% dei giovani tra i 16 e i 29 anni ha scarse competenze di lettura e scrittura, in Italia la percentuale arriva il 20%. Il nostro Paese, poi, è secondo quanto a scarse competenze matematiche (oltre il 25% dei giovani). Il 54% dei giovani italiani, inoltre, non ha esperienza di computer sul lavoro, si tratta del dato più alto dell’Ocse.
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