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Il nuovo anno porta con sé alcune novità sul fronte previdenziale. Vediamo cosa succede per chi matura l’età necessaria per lasciare il lavoro e per chi vuole andare in pensione in anticipo.

Pensione di vecchiaia

Nel 2018 per accedere alla pensione di vecchiaia sono necessari 66 anni e 7 mesi di età. Sale di dodici mesi, arrivando a 66 anni e 7 mesi, il requisito minimo per l’assegno sociale. Cresce l’importo degli assegni in pagamento per effetto dell’inflazione provvisoria relativa al 2017. L’aumento dell’1,1% è però riconosciuto pienamente solo alle pensioni di importo fino a 3 volte il trattamento minimo, cioè fino a 1.505,67 euro. Con l’incremento del valore, l’adeguamento all’inflazione cala fino allo 0,495% che viene riconosciuto agli assegni oltre sei volte il minimo. Si deve però recuperare lo 0,1% pagato in più nel 2015 per effetto della differenza tra l’inflazione provvisoria e quella definitiva del 2014.

Ape sociale

Sono 15 le tipologie di impieghi gravosi che consentono di rientrare in una delle categorie di beneficiari dell’Ape sociale. Tale attività può essere stata svolta in 7 anni tra gli ultimi 10. Alle madri lavoratrici viene riconosciuto uno sconto sui requisiti di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due. Sono ammessi all’anticipo anche i parenti di secondo grado conviventi che prestano assistenza a una persona con handicap grave. Hanno accesso all’Ape sociale anche i lavoratori a termine. Per gli operai dell’agricoltura e della zootecnia un anno di contribuzione viene riconosciuto a fronte di un minimo di 156 giornate lavorate.

Rita

La rendita integrativa temporanea anticipata (Rita), che consente di utilizzare il montante contributivo accantonato nella previdenza complementare per anticipare il momento di uscita dal mondo del lavoro ricevendo un assegno ponte fino alla pensione di vecchiaia, diventa definitiva. Tale anticipo può arrivare a 5 anni a fronte di almeno 20 anni di contributi già maturati. Per i disoccupati da oltre 24 mesi l’anticipo può salire fino a 10 anni.

Isopensione

Per il triennio 2018-2020 viene estesa da 4 a 7 anni la durata massima dell’isopensione, cioè quella forma di accompagnamento alla pensione di vecchiaia o anticipata interamente a carico delle aziende con più di 15 addetti introdotta dalla legge 92/2012. Con l’isopensione il lavoratore smette di lavorare e riceve un importo pari alla pensione e beneficia del versamento dei contributi fino a che non matura la stessa.

Lavoratori precoci

Per i lavoratori precoci sono 15 le mansioni che costituiscono uno dei requisiti per poter accedere alla pensione con 41 anni di contributi. Tali mansioni devono essere state svolte per 6 anni negli ultimi 7 o in per 7 negli ultimi 10 anni. Sono ammessi all’anticipo anche i parenti di secondo grado conviventi che prestano assistenza a una persona con handicap grave. Per gli operai dell’agricoltura e della zootecnia un anno contributivo viene riconosciuto a fronte di un minimo di 156 giornate lavorate.

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