Con la pubblicazione della Circolare INPS 23, del 28 gennaio 2025, si modifica la tabella delle pensioni INPS. L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha infatti introdotto importanti aggiornamenti sugli importi della pensione di vecchiaia, sulle rivalutazioni delle pensioni minime e sui requisiti contributivi d’accesso. Ma cosa cambia nel 2025 per chi è già titolare di un trattamento pensionistico o, ancora, prevede di andare in pensione nei prossimi anni? Molto dipende dalla tipologia di prestazione erogata e dal profilo contributivo del lavoratore
L'anzianità contributiva rappresenta la somma totale dei periodi durante i quali un individuo ha versato contributi previdenziali. Questo parametro è cruciale nel contesto delle pensioni e determina l'accesso a specifiche prestazioni previdenziali. L'accumulo di anzianità contributiva è influenzato dalla regolarità e dalla quantità dei versamenti effettuati dal lavoratore nel corso della sua attività lavorativa. Viene utilizzata anche per stabilire i requisiti minimi necessari per ottenere la pensione, con normative specifiche che regolamentano questo aspetto in diversi sistemi previdenziali
In attesa della “vera” riforma delle pensioni e per non tornare di colpo alla riforma Fornero, il governo sta pensando ad una nuova “quota ponte” per le pensioni. L’ha spiegato in una intervista il sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon. Si tratta della cosiddetta "quota 103”; ecco di cosa si tratta
Il Pagamento delle pensioni di ottobre 2021 inizierà il 27 settembre come comunicato da poste italiane. Il pagamento anticipato della pensione avviene ormai da mesi per evitare assembramenti.
Come si calcola l’importo della pensione di vecchiaia? Le cose cambiano dal 1995 in poi. Vediamo come.A 67 anni, con 20 anni di contributi minimi, in teoria si avrebbe diritto alla pensione di vecchiaia. Fanno eccezione coloro che non hanno contributi accreditati alla data del 31 dicembre 1995.
A partire dal 2019 gli anni necessari per poter accedere alla pensione di vecchiaia saranno 67, dopodiché i requisiti per la pensione rimarranno fermi fino al 2022. Questo significa che, dopo lo scatto del prossimo gennaio, non ci sarà un nuovo adeguamento per il 2021
Dal 1° gennaio 2018, con l’innalzamento dei requisiti anagrafici, la pensione di vecchiaia si raggiunge a 66 anni e 7 mesi per tutti, uomini e donne. Vediamo, nel dettaglio, quali sono le condizioni per accedere a tale prestazione pensionistica
Il nuovo anno porta con sé alcune novità sul fronte previdenziale. Vediamo cosa succede per chi matura l’età necessaria per lasciare il lavoro e per chi vuole andare in pensione in anticipo
A luglio 3,4 milioni di pensionati riceveranno la quattordicesima, che con l’ultima legge di Bilancio è stata estesa anche agli over 64 che hanno lasciato il lavoro e hanno redditi tra 1,5 e 2 volte il minimo. Lo ha confermato l’Inps, dando le indicazioni per l’applicazione della normativa
Le nuove pensioni liquidate dall’Inps nel 2016 sono state 443.477 con un calo del 22,19% rispetto al 2015 (570.002). Ciò in seguito all’innalzamento di quattro mesi dell’aspettativa di vita generale e dell’età pensionabile delle donne, passata da 63,9 anni a 65,7. Sono i dati contenuti nell’Osservatorio Inps sul monitoraggio dei flussi di pensionamento
A settembre sarà presa la decisione finale inerente alla riforma delle pensioni.
Al via il part-time agevolato ai fini pensionistici. La misura è rivolta agli ultra 63enni e, in seguito a un accordo con il datore di lavoro, consentirà ai lavoratori dipendenti del settore privato a tempo indeterminato di scegliere il part-time con una riduzione dell’orario di lavoro tra il 40 ed il 60% dell’orario pieno
Prima della fine dell'anno chi sottoscrive uno strumento previdenziale potrà dedurre i suoi versamenti volontari nella sua dichiarazione dei redditi.
Gli italiani ancora una volta dovranno rifare i conti per la pensione. La profonda riforma del governo monti, che portava la firma di elsa fornero, sarà infatti ampiamente rivista.
E alla fine anche sulle pensioni si cambia. Sono stati accolti gli emendamenti presentati dai diversi schieramenti, soprattutto per quanto riguarda le pensioni minime e quelle massime.
Non è servito a calmare l'insoddisfazione dei sindacati l'incontro di domenica tra il presidente del consiglio mario monti e i tre segratari dei principali sindacati italiani.
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