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Il reddito di cittadinanza va rivisto, cosa cambia nelle intenzioni del governo
GTRES

L’emergenza coronavirus, e i cambiamenti di scenario nel mercato del lavoro, continuano a far interrogare il governo. Non fa eccezione il reddito di cittadinanza che, secondo lo stesso premier Conte, è ancora indietro dal punto di vista del reinserimento lavorativo. Vediamo cosa cambia e su cosa si sta discutendo.

Il Presidente del Consiglio ha parlato senza mezzi termini della necessità di mettere mano al provvedimento del reddito di cittadinanza: “Il progetto di inserimento nel mondo del lavoro collegato al reddito di cittadinanza ci vede ancora indietro, ho già avuto due incontri con i ministri competenti: dobbiamo completare quest'altro polo e dobbiamo riorganizzare anche una sorta di network per offrire un processo di formazione e riqualificazione ai lavoratori”.

Inoltre, nell’agenda di Conte, l’intervento di “restyling” del reddito di cittadinanza va messo in pratica a breve, “già nei primi mesi del 2021”. Ma cosa cambia? Almeno nelle idee di Conte, la base su cui lavorare sarebbe un vero e proprio network per offrire un processo di formazione e riqualificazione ai lavoratori, un intervento decisivo per colmare la lacuna principale del reddito di cittadinanza così come è ora: la carenza di misure per il reinserimento nel mondo del lavoro.

Una modifica che, allo stesso tempo, garantirebbe anche un controllo più efficace sui beneficiari del reddito di cittadinanza. Facendo comunicare i sistemi regionali dei centri per l'impiego con un unico “cervello” nazionale, migliorerebbe il monitoraggio sulle offerte di lavoro proposte ai percettori, potendo anche verificare chi rifiuta le offerte perdendo il diritto al sussidio.

Va ricordato, infatti, che la norma sul reddito di cittadinanza stabilisce che perde l'assegno chi rifiuta una delle tre offerte di lavoro congrue ricevute. Un meccanismo che “per ora” resta così com’è, fanno sapere fonti qualificate di Governo: non si esclude che l'emergenza coronavirus, insomma, possa rimescolare le carte.

Secondo i dati rilevati dal sistema di monitoraggio del ministero del Lavoro, al 7 luglio 2020, solo il 22% dei percettori di reddito di cittadinanza che hanno sottoscritto il patto per il lavoro hanno trovato lavoro (18,7% del totale degli individui inviati a centri per l'impiego). Dei 196mila beneficiari che hanno un rapporto di lavoro, sempre allo scorso 7 luglio, 100mila sono risultati ancora attivi.

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