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L’incertezza causata dalla nuova ondata di contagi sta facendo posticipare a momenti più propizi le decisioni sull’investimento sulla casa e sugli impegni di spesa più onerosi. I dati del Barometro Crif sui mutui in ottobre.

“Malgrado in questi mesi gli organismi di vigilanza e i legislatori abbiano dato prova di un'apprezzabile capacità di reazione e tempestività per rispondere alla diffusione della pandemia, intervenendo per rendere più fluidi i processi del credito e anche concedendo alle banche una maggiore flessibilità, nelle ultime settimane gli italiani sembrano aver tirato il freno a mano posticipando gli impegni che incidono in modo più significativo sul budget familiare” – commenta Simone Capecchi, Executive Director di Crif.

Nuovi mutui e surroghe, frenata per il covid

Dopo un terzo trimestre in territorio positivo, infatti, il mese di ottobre ha visto un freno nelle domande di nuovi mutui e surroghe, in calo del -7,5% rispetto allo stesso mese del 2019, con una dinamica positiva via via sempre più allentata a causa del crescere dei timori causati dall’aumento dei contagi di Covid-19 registrati nel nostro Paese.

Altro campanello d’allarme che emerge dalle ultime rilevazioni di Crif è rappresentato dalla contemporanea contrazione dell’importo dei finanziamenti richiesti, che nell’ultimo mese di osservazione si è attestato a 133.251 euro per i mutui (-0,3%).

A conferma dell’accentuazione della tendenza a prediligere soluzioni che impattino il meno possibile sul bilancio familiare, va evidenziato anche il progressivo allungamento dei piani di rimborso dei finanziamenti accesi, con oltre il 76% delle richieste di mutuo che prevede una durata superiore ai 15 anni.

Un ultimo dato da rimarcare in questa fase di incertezza è rappresentato dalla contrazione del numero di richieste presentate dalle fasce di popolazione più giovani, con il peso degli under 35 pari al 27,4% per i mutui.

Mutui e bonus governativi

In questo scenario, gli italiani stanno trovando concreto supporto negli interventi governativi e di categoria in materia di sostegno del credito e dei redditi, che sono risultati determinanti per mitigare nel breve termine gli effetti della pandemia sul deterioramento del credito. Nello specifico, le moratorie e la finanza agevolata hanno avuto un perimetro di applicazione piuttosto ampio, tanto che circa il 25% del totale degli impieghi bancari sono stati interessati da questi interventi.

Moratoria mutui, quanto è stata usata

Relativamente ai finanziamenti in capo alle famiglie, dall’analisi prodotta da Crif emerge che tra i contratti che hanno beneficiato della sospensione del pagamento delle rate, quasi la metà è rappresentata da mutui immobiliari (il 48,7% del totale, per la precisione). A seguire, il 14,2% delle moratorie ottenute dalle famiglie riguarda mutui di liquidità contro l’8,7% dei prestiti finalizzati e il 5,7% dei contratti di leasing e altri prodotti rateali.

Per altro, i contratti per i quali i consumatori hanno potuto ottenere la sospensione grazie alla moratoria sono in genere più onerosi in termini di rata mensile e debito residuo, consentendo così ai beneficiari di liberarsi in questa delicata fase di un impegno significativo e agevolare la sostenibilità del bilancio familiare. Complessivamente la rata mensile che è stata sospesa in questi mesi risulta pari a 571 euro mentre il debito residuo in carico alle famiglie relativamente ai contratti sui quali è stata applicata la moratoria è pari a 68.364 euro.

Analizzando nel dettaglio le diverse forme tecniche, per i mutui immobiliari la rata mensile per la quale è stata chiesta la sospensione è risultata pari a 665 euro, mentre l’importo residuo ancora da rimborsare per estinguere il finanziamento è di 119.707 euro. Per i mutui di liquidità, invece, la rata mensile che è stata congelata risulta mediamente di 756 Euro contro i 599 euro dei contratti di leasing, i 348 euro dei prestiti personali e i 305 euro dei prestiti finalizzati.

Per quanto riguarda l’applicazione della moratoria alle famiglie nelle diverse regioni del Paese, fatto 100 il totale dei contratti sospesi il 19,6% si concentra in Lombardia, che precede nell’ordine il Piemonte (11,6% del totale), l’Emilia Romagna (con il 10,7%) e il Lazio (8,5%). Seguono il Veneto (8,3%), la Toscana (7,1%), la Sicilia e la Campania (entrambe con il 5,5%)

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