Arriva il momento di smettere di lavorare e di andare in pensione: quale Paese scegliere per ritirarsi dalla vita professionale? Natixis IM stila il suo Global Retirement Index (GRI) per individuare i Paesi con la migliore sicurezza pensionistica del mondo, registrando, per la prima volta in dieci anni, un generale miglioramento nelle condizioni per chi va in pensione. Strano ma vero: in Italia, da pensionati, non si sta poi così male.
In quale Paese è meglio andare in pensione
Sul podio, i migliori Paesi per i pensionati sono la Norvegia, la Svizzera e l’Islanda, con punteggi pari a 83, 82 e 81 punti su 100. Seguono l’Irlanda con 80 punti e completano la top ten Lussemburgo, Paesi Bassi, Australia, Nuova Zelanda e Danimarca. Entra la Germania, con 76 punti su 100.
Ma come è valutata la sicurezza pensionistica dei Paesi del mondo secondo l’indice Natixis? I parametri incorporano un’ampia varietà di fattori essenziali per godere di una pensione sana e sicura, tra cui fattori finanziari, accesso e costo dell’assistenza sanitaria, condizioni climatiche, la governance e la felicità generale della popolazione.
“I fattori comuni di performance che hanno contribuito a stilare la classifica sono l’aumento dei tassi d’interesse, il miglioramento dei livelli occupazionali e il progresso ambientale, - commenta Marco Barindelli, Responsabile per l’Italia di Natixis IM. - Con la ripresa delle economie dalla pandemia globale, l’occupazione è aumentata fortemente, ma anche l’inflazione ha costretto le banche centrali ad aumentare i tassi per mantenere la stabilità. Anche i progressi in campo ambientale hanno avuto un ruolo cruciale nel guidare i cambiamenti positivi in alcuni Paesi, che hanno adottato pratiche sostenibili e investito in iniziative per l’energia pulita, soprattutto in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.”
Italia nella top 30 per i pensionati
Quest'anno l'Italia entra nella top 30 della classifica, passando dal 31° al 28° posto. I risultati migliori del Paese si registrano nei sottoindici Qualità della vita e Salute, dove si colloca rispettivamente al 20° e al 21° posto.
Per il secondo anno consecutivo, l'Italia si colloca al 20° posto nella classifica della qualità della vita. Il Paese migliora nel settore dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari, dove passa dal 14° all'11° posto con un aumento del 10% nel punteggio specifico. Più in generale, il quadro è più eterogeneo per gli altri fattori della qualità della vita. Mentre la qualità dell'aria sale quest'anno dal 26° al 24° posto, il Paese registra un calo in termini di felicità (27° dal 24°) e di biodiversità e habitat (24° dal 21°).
La posizione dell'Italia nel sottoindice della salute scivola leggermente dal 20° posto dell'anno scorso al 21°. A determinare il cambiamento è il calo dell'aspettativa di vita, che vede l'Italia uscire dalla top 10, scivolando dal 6° posto nel 2022 all'11°. Ciò è probabilmente attribuibile all'impatto della pandemia che ha colpito duramente il Paese. Le classifiche relative alla spesa sanitaria pro capite e alla spesa sanitaria assicurata rimangono invariate, rispettivamente al 22° e al 27° posto.
L'Italia si colloca al 35° posto nella classifica del Benessere materiale per il terzo anno consecutivo e vede un leggero aumento del punteggio di tre punti percentuali. Mentre la classifica dell'uguaglianza di reddito rimane stabile (26°), quella del reddito pro capite sale dal 22° al 20° posto, nonostante una leggera diminuzione del punteggio. L'Italia rimane negli ultimi 10 posti per quanto riguarda il fronte della disoccupazione, ma registra un miglioramento marginale su base annua.
Nel sottoindice Finanza, l'Italia mantiene lo stesso punteggio dell'anno scorso, ma vede la sua posizione scendere dal 35° al 40° posto. Mentre molti Paesi subiscono una variazione nell'indicatore dell'inflazione, l'Italia registra uno dei cali più significativi, scendendo quest'anno di 27 posizioni nella classifica. Più positivamente, il Paese registra miglioramenti marginali in diversi fattori, tra cui i tassi di interesse (14° dal 16°), le sofferenze bancarie (36° dal 39°), la governance (34° dal 35°) e l'indebitamento pubblico (41° dal 42°).
Le sfide per la pensione del futuro
Nonostante il miglioramento del quadro macro e l’aumento generale della sicurezza pensionistica, restano però tante preoccupazioni per i futuri pensionati. In particolare le sfide del futuro sono rappresentate da:
Inflazione
Anche se è in calo, nell’ultimo anno si è imparato a capire quanto velocemente e quanto in alto possano aumentare i prezzi in un breve periodo di tempo. L’aumento dei prezzi di tutti i giorni è la principale paura finanziaria per il 73% dei pensionati e per il 60% dei lavoratori, e l’83% degli investitori in età lavorativa ha dichiarato che il recente contesto inflazionistico ricorda loro quanto l’inflazione sia una minaccia seria per la loro sicurezza pensionistica, un sentimento condiviso dall’80% degli intervistati che sono già andati in pensione.
Tassi di interesse
Gli investitori di tutto il mondo annoverano l’aumento dei tassi di interesse tra le loro principali preoccupazioni in materia di investimenti, ma solo il 2% degli 8.550 investitori individuali intervistati ha individuato correttamente cosa significhi per i loro investimenti un contesto di tassi in aumento. Per i pensionati, l’aumento dei tassi di interesse dovrebbe essere una buona notizia, in quanto crea condizioni più favorevoli per generare un reddito costante dai loro risparmi per la pensione e aumenta la capacità delle obbligazioni di fornire una limitazione al rischio nella costruzione del portafoglio. Tuttavia, pochi capiscono cosa significhi l’aumento dei tassi per i loro investimenti e meno di un quarto (22%) dichiara che l’aumento dei tassi li ha portati ad aggiungere obbligazioni ai loro portafogli.
Debito pubblico
Tre crisi finanziarie negli ultimi vent’anni hanno costretto i policymaker a emettere livelli sostanziali di debito pubblico per finanziare i programmi di ripresa. Il 77% degli investitori ancora in attività e il 73% dei pensionati teme che gli elevati livelli di debito pubblico del proprio Paese possano comportare una riduzione delle prestazioni pensionistiche.
Demografia
L’invecchiamento della popolazione mondiale rappresenta una sfida, poiché popolazioni sempre più numerose e anziane mettono sotto pressione il modo tradizionale di pensare alle pensioni. Ci sono già conseguenze visibili, come il passaggio dai regimi pensionistici a prestazione definita a quelli a contribuzione definita, mentre i policymaker cercano di gestire l’aumento della domanda di sostegno finanziario.
Grandi aspettative e ipotesi sbagliate
Molti individui non hanno idea di quanto vivranno una volta in pensione, il che può significare una sottostima di quanto è necessario per garantire una pensione finanziariamente sicura. Gli investitori sovrastimano anche i rendimenti che riceveranno dagli investimenti, ipotizzando in media rendimenti del 12,8% superiori all’inflazione nel lungo periodo. Questo dato è significativamente più alto del 9% di rendimenti superiori all’inflazione che i consulenti finanziari globali si aspettano dagli investimenti.
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