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Rifugio di Stöng
Stöng Claudio Parada Nunes

Proteggere i ritrovamenti archeologici è una delle maggiori sfide per la conservazione dei siti. A questo punto, sorgono i problemi della loro copertura: come intervenire senza alterarli? Come preservarli senza imporli?

In Islanda, un nuovo progetto risponde a queste domande con sobrietà e rispetto. Si tratta del nuovo rifugio di Stöng, un sito che preserva un insediamento vichingo, restaurato e trasformato da Sp(r)int Studio in un delicato equilibrio tra storia, tecnologia e paesaggio.

Rifugio di Stöng
Il rifugio Claudio Parada Nunes

Il risultato non è né un museo né una ricostruzione convenzionale, ma un dettaglio architettonico che permette alle rovine di parlare da sole. "L'edificio emerge come un dialogo riflessivo tra passato e presente, e si erge a testimonianza di un approccio architettonico sensibile", spiega lo studio. Anziché imporre una nuova narrazione, il progetto inquadra attentamente quella esistente.

Una struttura restaurata degli Anni '50

Situato in una remota valle islandese, il sito di Stöng conserva le rovine di un'antica casa vichinga e parte di un insediamento agricolo. Per proteggerla, nel 1957 fu costruito un riparo in legno: una struttura funzionale, ma che nel tempo si deteriorò.

Rifugio di Stöng
Il progetto Claudio Parada Nunes

Lungi dall'optare per la sua demolizione, lo studio ha proposto di restaurarlo e ampliarlo, rispettandone la logica formale e adattandolo alle esigenze attuali. "La complessità del progetto risiedeva nel lavorare attorno a rovine molto delicate e nel riutilizzare la struttura originale, che versava in uno stato di grave degrado", spiega lo studio.

Rifugio di Stöng
La vista sul rifugio Claudio Parada Nunes

Pertanto, la struttura originale in legno è stata rinforzata con telai in acciaio zincato, senza alterarne la geometria: una pianta allungata a due falde con ali più piccole che seguono la conformazione del sito sottostante.

Tra gli interventi chiave, un ampliamento di quattro metri a un'estremità, che ha creato un nuovo ingresso con una piattaforma rialzata e vista diretta sull'interno. All'estremità opposta, è stata aperta una finestra panoramica, che incornicia il paesaggio e offre una prospettiva unica da una terrazza esterna.

Rifugio di Stöng
Il tetto Claudio Parada Nunes

Ma forse ciò che colpisce di più è il nuovo tetto in policarbonato, un materiale traslucido che permette l'ingresso controllato della luce naturale e crea un'atmosfera eterea, quasi spirituale, sulle rovine. L'esterno, rivestito con doghe in legno di larice, aiuta l'edificio a fondersi con i colori del sito, pur mantenendo un profilo discreto.

Lo studio sottolinea "la collaborazione tra i campi dell'architettura e dell'archeologia, un rapporto interdisciplinare che ha svolto un ruolo fondamentale durante l'intero processo".

Rifugio di Stöng
L'integrazione con il paesaggio Claudio Parada Nunes

Inquadrare il passato senza nasconderlo

Più che un contenitore, il nuovo edificio funziona come una struttura esperienziale. All'interno, i visitatori accedono a un balcone sospeso che "si affaccia sugli scavi, offrendo sia una vista panoramica che privacy". Non ci sono vetrine o schermi digitali invadenti. Solo un percorso discreto che invita alla contemplazione silenziosa.

Rifugio di Stöng
Legno rinforzato Claudio Parada Nunes

L'allestimento espositivo "evita la spettacolarità e privilegia invece la sobrietà e la profondità", osservano i progettisti. È proprio questa sobrietà a dare forza al progetto: non entra in competizione con le rovine, ma le valorizza.

Oltre al rifugio, il progetto prevedeva la progettazione di un percorso e di una passerella esterna che collegano Stöng ad altri siti storici vicini, estendendo l'esperienza oltre l'edificio.

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