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Nel corso di immonext 2018 - il forum sul mercato immobiliare organizzato a Milano da idealista – Simone Monetti, cto & partner di Chainblock, ha aperto una finestra su un nuovo mondo. Monetti ha parlato di bitcoin e di blockchain. In particolare, ha illustrato il rapporto tra bitcoin e immobili, evidenziando i vantaggi derivanti dall’utilizzare le criptovalute per comprare casa.

Monetti è partito con l’analizzare cos’è bitcoin: bitcoin – con la “b” minuscola – è la moneta digitale, globale e decentralizzata (il suo funzionamento non dipende dalla fiducia in un ente terzo); Bitcoin – con la “B” maiuscola – è il protocollo tecnologico che permette di far transare la moneta bitcoin all’interno del suo network. Ha poi posto due domande: perché si parla di bitcoin e del valore di bitcoin? Perché è accostato all’oro digitale?

“Bitcoin – ha spiegato Monetti – è davvero oro digitale ed è ancora più perfetto, a mio parere, di quanto sia l’oro, perché è prodotto in quantità limitata e finita: 21 milioni di bitcoin, in circolazione 17 milioni di bitcoin, i prossimi 4 milioni entreranno in circolazione nei prossimi 127 anni. E questo fa sì che basandosi su costosi calcoli per essere prodotto e sulla quantità finita diventi oro digitale, perché di fatto l’accostamento all’oro è molto simile”.

Bitcoin e immobili

“L’Italia – ha sottolineato Monetti – rappresenta il primo caso a livello mondiale di compravendita di immobili in bitcoin. Il gruppo Barletta di Roma qualche anno fa ha costituito il primo caso al mondo di apertura verso questo settore, mentre a Torino si è registrata la prima vera transazione italiana di immobili in bitcoin, quindi la compravendita effettiva. Per la precisione, è stata pagata solo una parte, la parte cospicua in bitcoin, la restante parte è stata pagata in euro”.

Cosa succede all’estero

Il cto & partner di Chainblock ha spiegato: “Nonostante il primo caso di apertura verso il mercato sia stato italiano, l’estero ci ha superato, perché bitcoin si sta evolvendo a una velocità impressionante. Uno dei casi principali è quello di Dubai, dove sono stati venduti 50 appartamenti di lusso in 2 mesi, di cui 10 a un solo investitore. Stessa situazione in città come Londra, New York e Praga”.

Quali sono i vantaggi

Monetti si è posto una domanda “Perché dovremmo aprirci come mercato italiano a bitcoin?”. E ha risposto: “Perché, come nel caso di Dubai, è possibile attrarre capitali nazionali e internazionali non in euro. E’ appurato che i cosiddetti Millennials comincino a investire in bitcoin per una prospettiva futura. Perché il bitcoin è una moneta deflazionaria, con inflazione controllata; tende a rivalutarsi, non a caso nel terzo e quarto mondo oggi ci sono delle economie che si stanno risollevando interamente grazie a bitcoin; perché non c’è l’accesso al sistema bancario come c’è nel nostro mondo. Un altro vantaggio è l’incentivo all’acquisto: anche nel caso di Roma sono in vendita delle case in bitcoin dove a livello pubblicitario vengono detratti dei costi standard per l’acquisto di una casa, quindi – dato che il bitcoin si rivaluta – chi vuole accettare bitcoin punta molto sulla rivalutazione in positivo della moneta ed è più facile proporre degli sconti sull’acquisto e incassare bitcoin, puntare quindi sulla rivalutazione. C’è un intero mondo di potenziale incentivo all’immobile”.

Monetti ha poi aggiunto: “Se incentivassimo l’acquisto e puntassimo a quello che potrebbe essere il target dei giovani, o comunque di coetanei che hanno investito da tempo in bitcoin, si sposterebbe un sacco di valore verso la compravendita dell’immobile. Anche perché parliamo di bitcoin che hanno una capitalizzazione di mercato al momento di 160 miliardi di dollari, a dicembre era arrivata a 320. Parliamo di 160 miliardi di potenziali dollari, cifra che andrebbe tradotta in euro al cambio attuale e che potrebbe essere immessa nel mercato”.

La certificazione del pagamento

Monetti ha poi spiegato: “Senza far fede a un ente centrale, quindi una banca “a” e una banca “b”, che certifichino la transazione, la blockchian di bitcoin è stata studiata per togliere gli enti terzi che si occupano di certificare il tragitto di una transazione e affidare tutto alla tecnologia, in particolare alla matematica e alla crittografia. Bitcoin integra nella matematica la certificazione del pagamento. Ogni transazione che potremmo fare in bitcoin viene confermata, è perfettamente tracciabile, a differenza di tutte le operazioni che possono essere fatte in contanti, ed è contenuta all’interno del suo registro pubblico. Questo vuol dire che chiunque può risalire a una transazione se conosce gli estremi di pagamento. E’ l’unico modo per certificare davvero il pagamento istantaneo al netto del contante”.

Le sfide e le opportunità

“Da quello che ho saputo – ha evidenziato Monetti – in Italia non molti notai si sono aperti a questo tipo di compravendita, a questo metodo di pagamento, perché si sente dire che bitcoin è usata nel web per operazioni illecite, cosa molto discutibile a mio parere. La verità è che le criptovalute, bitcoin in particolare permette di tracciare la provenienza dei fondi, perché è tutto tracciato, supportare i processi notarili, perché di fatto può eleminare una serie di controlli che vengono affidati alla blockchain team di esperti, che poi si occupano di controllare che vada tutto bene e di verificare gli avvenuti pagamenti, perché si verifica tutto nel giro di mezz’ora. Sul fronte dell’antiriciclaggio, paradossalmente il riciclaggio viene effettuato in contanti, non in bitcoin e questa è una cosa particolare. Facendo controlli antiriciclaggio permettiamo a bitcoin di evolversi senza far entrare capitale sporco al suo interno”.

Gli aspetti fiscali

Il cto & partner di Chainblock ha spiegato: “L’inquadramento fiscale delle criptovalute non è ancora chiaro. L’Italia ha riconosciuto bitcoin alla stregua di una valuta estera, l’Europa non è assolutamente d’accordo. In Italia viene inquadrato in questo modo, ma all’atto pratico non è ritenuto un tipo di reddito tassabile. La legge ritiene bitcoin alla stregua di una valuta estera, l’Europa dice che non è così, ma al tempo stesso non è un tipo di reddito tassabile, anche se al momento si vuol far passare per tale”.

Conviene comprare casa in bitcoin?

A tal proposito, Monetti ha detto: “A mio parere sì, se si possiedono. Non solo perché si rivaluta la moneta, ma perché abbiamo di fronte la più grossa rivoluzione tecnologica e finanziaria che cambia il concetto di fiducia, ci porta a un’economia cashless, perché non viene cambiato il concetto di contante come fanno tante Fintech, viene rimosso il concetto di contante e tutto ciò che concerne il riciclaggio che passa tramite il denaro contante, non tramite bitcoin”.

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