La casa si trova a Marostica, nel nord Italia. Il progetto DID Studio si basa su tecniche costruttive artigianali e materiali del territorio
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Casa Venezia
Andres Borella

Vivere in armonia con la natura è qualcosa a cui molte persone aspirano. Godersi un luogo tranquillo e in sintonia con l’ambiente può essere il segreto per migliorare il benessere fisico ed emotivo. Per questa ragione, soprattutto dopo la pandemia, molte persone hanno deciso di cercare luoghi dove questo è possibile, lontano dalla vita rumorosa e frenetica della città. Le possibilità sono diverse: una di queste è scommettere sul partire da zero e costruire qualcosa di nuovo; un’altra è cercare di salvare una vecchia casa. Quest’ultima è l'alternativa scelta dai committenti in questo progetto ideato da DID Studio, a Marostica, vicino a Venezia.

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“Riabilitare un vecchio edificio cercando di rispettarne il carattere originario è stata la sfida principale di questo progetto. Era quindi necessario intervenire il meno possibile senza disperdere energie”, spiegano sul loro sito.

La costruzione per la quale la committenza ha deciso, e su cui sarebbero ricaduti i lavori di ristrutturazione, era un antico fabbricato circondato da verdi colline e da un antico uliveto. La particolare collocazione della casa è uno dei suoi punti di forza.

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Un’altra particolare caratteristica è che si tratta di un’area difficilmente accessibile ai veicoli motorizzati. E’ stato quindi necessario analizzare come, in origine, gli abitanti del luogo siano riusciti a realizzare la costruzione con pochissimi mezzi di trasporto. Proprio da questa analisi è nata la soluzione per realizzare la ristrutturazione.

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La strategia per rendere possibile il progetto è stata quella di scommettere sull’utilizzo di tecniche costruttive artigianali e materiali della zona specifica. Le difficoltà incontrate sono diventate anche l’occasione per evidenziare la bella imperfezione dei materiali antichi e per studiare dettagli semplici ed emozionali.

La pavimentazione principale al piano terra è realizzata in coccio pesto per richiamare la sensazione di camminare a terra: un impasto di calce e mattoni di cotto frantumato. Lo sfregamento del pavimento è stato fatto a mano, come si può vedere dai segni, e successivamente è stato trattato con olio di lino, che gli conferisce resistenza e un colore caldo. Le stanze del primo piano sono separate l’una dall’altra con schermi in tessuto su una struttura in legno, facilmente adattabile alle varie esigenze, evocando la sensazione di leggerezza.

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Le travi in legno sono state recuperate da un vicino vecchio magazzino e provengono da piante tagliate molti anni prima nel bosco circostante. L’irregolarità della forma è dovuta al fatto che le querce tipiche della zona sono relativamente piccole e crescono molto lentamente. La casa (“House ES”) rappresenta oggi il centro di aggregazione della Onlus e funge da punto progettuale per le varie attività promosse, che includono la coltivazione dei frutteti vicini, la meditazione nel giardino collinare, la permacultura, l’apicoltura e la raccolta di erbe selvatiche.

Come concludono gli architetti, descrivendo questa casa bella e funzionale, in “House ES”, “le soluzioni semplici e modeste riflettono la volontà di indagare e aspirare a un equilibrio profondo e interiore”.

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