Il mondo delle crypto si è contraddistinto nell’ultimo decennio per la sua impressionante rapidità di diffusione, tanto da essere arrivati a considerare tutti i tipi di criptovaluta al pari di valute come l’euro e il dollaro. Vengono impiegate per le transizioni delle banche, sono una forma di investimento molto diffusa e hanno contribuito alla nascita di nuovi strumenti e tecnologie come le NFT e il metaverso.
Rappresentando una fonte di reddito, se sussistono alcune condizioni bisogna inserire il guadagno ottenuto dalle criptovalute nella dichiarazione dei redditi e su di esse viene applicata una tassazione del 26%. Secondo il Testo unico delle Imposte sui Redditi, le crypto vanno dichiarate in quanto considerabili legalmente al pari di una valuta estera. L’Italia ha mostrato per diversi anni una legislazione poco chiara in materia di criptovalute e dichiarazione dei redditi ma ultimamente sta portando avanti un iter di aggiornamento legislativo, tra le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate e il recepimento delle normative europee.
Criptovalute e dichiarazione dei redditi
Le criptovalute rappresentano uno dei diversi importi monetari soggetti a tassazione e a controllo fiscale: è importante conoscere però quando è necessario dichiarare le crypto per semplice monitoraggio fiscale e quando l’importo posseduto supera una certa soglia ed è soggetto al fisco.
Due riferimenti normativi hanno introdotto il discorso sulle criptovalute nella dichiarazione dei redditi:
- circolare dell’Agenzia delle Entrate 72/E 2016: valute digitali considerate come valute estere;
- 67 TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi): obbligo a determinate condizioni di inserire le criptovalute nella dichiarazione dei redditi per persone fisiche.
L’ultimo provvedimento, in particolare, ha stabilito come condizioni necessarie per dichiarare crypto la realizzazione di una plusvalenza maturata da compravendita e da rendimento (su attività quali lo staking) oppure un valore superiore ai 51.645,69 euro di giacenza media delle criptovalute.
La tassazione del 26% da applicare solo alle plusvalenze non vale quindi per il possesso di criptovalute presso un broker o un wallet digitale, che va inserito nella dichiarazione dei redditi solo per obblighi di monitoraggio fiscale in caso di giacenza superiore ai 15 mila euro.
Compilare la dichiarazione dei redditi per criptovalute
Per dichiarare le criptovalute esistono due strumenti:
- 730 precompilato;
- Modello Redditi persone fisiche ex Unico;
L’importo va dichiarato in due sezioni: quadro RT e quadro RW. La sezione quadro RT nella dichiarazione dei redditi è rivolta alle plusvalenze di natura finanziaria. In questa parte vanno compilati i cosiddetti redditi diversi, tra cui sono incluse azioni, obbligazioni così come crypto e NFT. In questo quadro vanno indicate plusvalenze e minusvalenze derivanti da cessioni di partecipazioni. Nel caso di dichiarazione dei redditi su criptovalute, è necessario indicare anche le minusvalenze sui nostri investimenti.
L’altra sezione per dichiarare criptovalute nel 730 del 2023 è il quadro RW. In una prima fase era da considerarsi obbligatoria la compilazione del quadro RW su criptovalute dai 15.000 euro in su di giacenza media durante il periodo d’imposta. Il Decreto Semplificazioni del 2022 ha previsto la modifica del DL 167/90 c. 1 cambiando la soglia di rilevanza minima, rendendo obbligatorio il quadro RW su criptovalute dai 5.000 euro in poi di giacenza media annuale con efficacia retroattiva anche sulle operazioni di trasferimento di crypto del 2021.
Utilizzato per la dichiarazione di redditi derivanti da fonti estere e anche per criptovalute presenti in wallet digitali di società italiane o estere, ecco come compilare il quadro RW secondo le direttive dell’Agenzia delle Entrate:
- la colonna 3 “Codice individuazione bene” va compilata con il codice 14 “Altre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali” e la colonna 4 “Codice Stato estero” va lasciata vuota;
- alla colonna 5 bisogna indicare il valore di quota di possesso (100 in caso di proprietà al 100% sul bene);
- nelle colonne 7 e 8 va trascritto il valore iniziale e finale in euro;
- nel caso si debba indicare la sola detenzione di criptovalute nel quadro RW del 2023, che non è soggetta ad imposizione fiscale, la colonna 20 “Solo monitoraggio” va crocettata.
La dichiarazione dei redditi persone fisiche può essere trasmessa online sul sito dell’Agenzia delle Entrate accedendo tramite SPID.
Dichiarazione crypto: gli aggiornamenti della normativa europea
L’Unione Europea ha dato il via a un nutrito programma di provvedimenti legislativi in maniera di crypto, finanza digitale e metaverso a partire dal 2020. Il processo legislativo più grande si è composto di una serie di passi: l’ultima tappa è stata il regolamento MiCA, adottato dal Consiglio UE il 24 novembre 2021: con questo dispositivo è stato istituito un quadro globale finanziario tale da garantire trasparenza e protezione agli emittenti e ai prestatori di servizi in materia di cripto-attività, allineandosi al rispetto delle norme antiriciclaggio.
L’ultimo procedimento in territorio europeo è invece rappresentato dalla direttiva DAC8 relativa alla cooperazione amministrativa nel settore fiscale. Le modifiche interessano la comunicazione e lo scambio automatico di informazioni sulle cripto-attività tra le amministrazioni fiscali degli Stati membri.
L’approvazione del testo del DAC8 nel dicembre 2022 ha portato le seguenti modifiche:
- cooperazione amministrativa nel settore crypto: esteso l’ambito di applicazione dello scambio di informazioni che ora interessa tutti i prestatori di servizio per cripto-attività;
- comunicazione del numero di identificazione fiscale: sempre in materia di obblighi di comunicazione, la proposta vuole migliorare il lavoro delle autorità fiscali che controllano i contribuenti e stabiliscono le tassazioni di questi ultimi;
Gli obiettivi che persegue questo documento sono:
- l’obbligo per i prestatori di segnalare tutte le operazioni svolte dai contribuenti in Europa;
- per i detentori di un patrimonio di minimo 1.000.000 di euro, previsto l’obbligo di comunicazione al fisco;
- puntare ad avere le criptovalute tracciabili dal 2025;
- realizzare il tracciamento previsto nel regolamento MiCA attraverso la “travel rule”, una serie di disposizioni applicate nel settore finanziario che stabiliscono la necessità di integrare il trasferimento di denaro coi dati di fornitore e contribuente;
- favorire gli investimenti nel territorio europeo così da creare un nucleo più regolamentato e sicuro in cui si concentreranno i fornitori.
Il regolamento mira a combattere i reati di frode fiscale ed evasione fiscale nel mondo delle criptovalute. L’unico aggiornamento della normativa nel breve termine rivolto agli NFT, su cui non c’è ancora nessuna proposta ufficiale, riguarderebbe l’obbligo di comunicazione di tutte le transizioni.
Dichiarazione di criptovalute nel 2023: il DdL 2572
La legislazione italiana in materia di crypto ha avviato l’iter di recepimento delle normative europee solo negli ultimi anni, mostrando per diverso tempo lacune enormi e mancanza di conoscenza sull’argomento. Ancor oggi viene ignorata la collocazione territoriale di blockchain e wallet e rimangono dei vuoti normativi considerevoli in materia di NFT e Metaverso.
Le ultime disposizioni del governo italiano si possono riassumere in questo Disegno di Legge n. 2572, che si è proposto di introdurre il concetto di valuta virtuale a livello giuridico e ha stabilito misure fiscali quali l’imposta sostitutiva ridotta al 14%. Il primo dei due articoli del DdL del 30 marzo 2022 introduce due definizioni:
- valuta virtuale, considerata come unità matematica;
- prestatore di servizi relativi alle valute virtuali.
Il secondo articolo prevede misure fiscali diverse, slegando le criptovalute dal concetto fiscale di valuta estera: la tassazione italiana sulle criptovalute viene applicata alle sole operazioni di pagamento o di conversione in euro e non alle cripto-attività che realizzano redditi col trasferimento da una valuta digitale ad una differente (es. staking e yield farming). Oltre a ciò è stata introdotta la possibilità di richiedere una perizia tecnica che attesti il valore di un wallet di crypto così da poter calcolare precisamente la tassazione a cui si è soggetti.
Il DdL n. 2572 ha confermato il limite di giacenza media a 51.645,49 euro come tetto massimo per non includere le criptovalute nella dichiarazione dei redditi; anche l’obbligo di monitoraggio fiscale era stato confermato ad una soglia minima di 15.000 euro ma, col Decreto Semplificazioni del giugno 2022, il limite minimo sopra il quale bisogna dichiarare le crypto possedute dal contribuente è 5.000 euro.
Nonostante non sia esclusa la possibilità nei prossimi aggiornamenti legislativi in materia di criptomonete, le criptovalute non vanno dichiarate nell’ISEE e non influiscono nel calcolo di questo indice.
Criptovalute e dichiarazione dei redditi: Legge di Bilancio 2023
La più recente Legge di Bilancio ha apportato alcuni aggiustamenti alla regolamentazione sulla dichiarazione dei redditi sulle criptovalute nel 2023. La manovra 2023 ha apportato modifiche sulla disciplina del trattamento fiscale delle cripto-attività in riferimento ai regimi impositivi, al monitoraggio fiscale, alla rideterminazione del valore e alla possibilità di regolarizzazione di trasferimenti non dichiarati.
Sono state riviste le specifiche per la tassazione sulle plusvalenze oltre ai 2.000 euro per periodo d’imposta:
- la plusvalenza è calcolata in base al corrispettivo percepito e al costo di acquisto delle cripto-attività;
- il costo di acquisto corrisponde in realtà al valore definito quando si parla di acquisto per successione ereditaria;
- il valore di acquisto in caso di donazione fa riferimento al costo del donante.
La tassazione è stata confermata al 26% con possibilità di usufruire di opzioni di risparmio amministrativo e gestito, preso in carico da banche e intermediari finanziari.
La Legge di Bilancio 2023 prevede anche una rideterminazione opzionale del valore delle cripto-attività possedute al primo gennaio 2023. È stata introdotta la possibilità di accedere a un regime di tassazione ridotto al 14% per il versamento dell’imposta entro il 30 giugno 2023 riguardanti le cripto-attività possedute fino al primo gennaio 2023. La si può pagare in una tranche o con 3 rate annuali al 3% di interessi.
Infine, è stata introdotta una procedura di regolarizzazione delle cripto-attività non dichiarate nel 2021.
La sanzione in caso di attività che non hanno realizzato redditi è dello 0,5% per ciascun anno mentre è del 3,5% (con maggiorazione sempre dello 0,5%) del valore delle attività detenute nel periodo d’imposta preso in esame. La Legge di Bilancio ha inoltre esteso l’imposta di bollo sulle criptovalute nella misura del 2 per mille annuo.
Mancata dichiarazione delle criptovalute: le sanzioni
La regolamentazione vigente sancisce che le crypto vanno dichiarate, poichè considerate legalmente simili ad una valuta estera, e prevede quindi multe e sanzioni per coloro che non rispettano questo obbligo, con la possibilità di regolarizzare le inadempienze su movimenti di criptovalute non dichiarati anche per l’assenza di una legislazione chiara fino a poco tempo fa.
Il regime sanzionatorio italiano è aggiornato alle ultime modifiche dell’Unione Europea, del 2013, e prevede tre possibili multe:
- sanzione fissa di 258 euro per presentazione del quadro RW entro i primi 90 giorni dopo il termine previsto per la trasmissione della dichiarazione;
- sanzione tra il 3% e il 15% per consegna tardiva in Paesi non in black list;
- sanzione dal 6% fino al 30% per consegna tardiva in Paesi in black list.
Grazie allo strumento del ravvedimento operoso le multe possono essere ridotte fino a 1/10. La sanzione per mancata dichiarazione di criptovalute nel quadro RW, in assenza di imposte dovute, sarà di 25 euro.
Le persone hanno anche chiesto
Chi non dichiara le criptovalute?
I soggetti che non dichiarano crypto devono pagare una multa che si attesta tra il 3% fino a un massimo del 30% dell’importo non dichiarato, salvo alcune possibilità di riduzione della pena e di regolarizzazione delle inadempienze.
Come si pagano le tasse sulle criptovalute?
Sono previste aliquote nel caso di plusvalenze derivate da una cripto-attività, con un’imposta sostitutiva del 26%. Il pagamento avviene tramite il Modello F24 in una o due rate indicando il codice tributo di riferimento ovvero il 1100, “Imposta sostitutiva sulle plusvalenze”.
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