La gestione della documentazione personale e fiscale è un aspetto cruciale per ogni cittadino, specialmente quando si tratta di imposte e tasse.
È fondamentale sapere per quanto tempo conservare ricevute, pagamenti e documenti, per evitare problemi con il Fisco.
Per le ricevute di pagamento delle rate di un mutuo, le spese condominiali, i canoni di locazione, il CUD e CU, le tasse sui rifiuti, le ricevute per l'IMU e le multe, è necessario rispettare un determinato arco temporale, mentre in altri casi la tempistica è differente.
Vediamo insieme alcune regole da seguire per tenere in ordine la documentazione fiscale senza rischi.
Quali sono i documenti da conservare per 10 anni?
La normativa italiana è molto chiara e precisa in merito ai tempi di conservazione dei documenti fiscali e amministrativi.
In base alla tipologia di ciascuno di essi, infatti, stabilisce delle regole ben definite: si parte da un minimo di qualche mese, come nel caso delle ricevute delle strutture turistiche, passando per i 2 anni previsti per gli scontrini fiscali, fino ad arrivare a 20 anni, tenendo presente che in alcuni casi è bene conservare per sempre determinati documenti.
Focalizziamo ora l’attenzione su quelli da custodire per 10 anni, evidenziando in primis che questo orizzonte temporale scaturisce da una disposizione del Codice Civile.
Ci riferiamo in particolare all’articolo 2220, secondo cui le scritture contabili “devono essere conservate per dieci anni dalla data dell'ultima registrazione. Per lo stesso periodo devono conservarsi le fatture, le lettere e i telegrammi ricevuti e le copie delle fatture, delle lettere e dei telegrammi spediti”.
La ratio di questa normativa è di consentire al Fisco e in generale agli enti preposti di effettuare controlli e verifiche fiscali.
Ecco un elenco dei principali documenti da conservare per 10 anni:
- fatture (emesse e ricevute);
- ricevute per le spese di ristrutturazione casa;
- canone TV;
- estratti conto bancari;
- scritture contabili;
- spese condominiali straordinarie;
- mutui e finanziamenti;
- attestato di prestazione energetica (APE);
- ricevute di pagamento di cartelle riguardanti Irpef, IVA e Irap;
- sentenze.
Quanto tempo bisogna tenere i pagamenti IMU?
Restringendo l’orizzonte temporale, un altro riferimento importante è quello dei 5 anni, visto che a questo intervallo corrispondono i termini di prescrizione fissati per legge per alcuni crediti.
Rientrano in questa tipologia anche i tributi locali, tra cui l’IMU, ossia l’imposta municipale propria.
Secondo quanto previsto dall’articolo 1, comma 161 della legge 296/2007, per gli enti locali, relativamente ai tributi di propria competenza, “gli avvisi di accertamento in rettifica e d’ufficio devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati”.
In altre parole, il Comune può effettuare verifiche e accertare eventuali irregolarità nell’arco di cinque anni a partire da quello in cui è avvenuto il saldo dell’imposta dovuta.
Da ciò ne deriva che i documenti relativi ai pagamenti IMU devono essere conservati per almeno i cinque anni successivi a quello in cui è stato effettuato il versamento, in modo da poter dimostrare di aver adempiuto correttamente agli obblighi fiscali.
Volendo fare un esempio, l’attestazione dell’avvenuto pagamento dell’IMU relativa all’anno 2024, andrà conservata fino al 31 dicembre 2029.
Quanto tempo bisogna conservare F24 IMU?
Come è noto, il pagamento dell’IMU avviene frequentemente tramite il modello F24, utilizzato anche per altre imposte, tasse e contributi.
Anche gli F24 fanno parte dei documenti fiscalmente rilevanti, motivo per cui la legge prevede regole ben precise per la conservazione degli stessi.
Nel caso degli F24 utilizzati per il pagamento dell’IMU, è necessario custodirli per un periodo minimo di 5 anni a partire dall’anno al quale si riferisce l’imposta versata.
Ricevute IMU da conservare: cosa sapere al riguardo
Le ricevute dei pagamenti IMU, siano essi effettuati con modello F24 o con bollettino di conto corrente postale, sono da conservare per 5 anni, perché sono l’unico modo per dimostrare di aver versato l’imposta dovuta nei termini e nelle modalità previste dalla legge.
La conversazione delle ricevute IMU è fondamentale, visto che le stesse possono essere richieste in varie situazioni quali:
- accertamenti fiscali da parte del Comune;
- richieste di rimborso in caso di pagamento non dovuto;
- verifica della correttezza del pagamento, ad esempio in caso di errore nel codice catastale o nel calcolo dell’importo.
Come conservare le ricevute IMU? Per assicurarsi che i documenti siano correttamente custoditi per il tempo previsto dalla legge, si possono adottare diversi sistemi.
Uno è rappresentato dall’archiviazione fisica, con la conservazione delle ricevute cartacee in apposite cartelle, catalogate per anno e tipologia di tributo.
Un’alternativa è data dall’archiviazione digitale, che consiste nell’acquisizione tramite foto o scanner dei documenti cartacei in formato PDF.
Questi potranno essere poi salvati su dispositivi di archiviazione quali hard disk o cloud, ai quali attingere per recuperare i documenti in caso di necessità.
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