Dopo il progetto di Torino, è in arrivo anche in Irpinia un “borgo 4.0” dedicato alla sperimentazione delle auto a guida autonoma. Grazie al decreto Smart Road, la via è aperta ai test, che avranno, si spera, un buon impatto sulle infrastrutture e sull’economia dei territori. Varie sono le città che si sono proposte per ottenere dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l’autorizzazione a sperimentare: da Modena a Trieste alla stessa Torino. L’intervista di idealista News a Gianmarco Giorda, Direttore di Anfia, associazione tra i promotori del progetto in Campania.
Come nasce l’idea di un Borgo 4.0 in Irpinia?
“L’idea nasce da una iniziativa di Paolo Scudieri, presidente del gruppo Adler un’azienda dal fatturato importante ben presente sul territorio. Di conseguenza è stato redatto un Memorandum of Understanding che ha coinvolto quattro soggetti: lo stesso gruppo Adler, Anfia, l’Università Federico II di Napoli e StMicreoelctronics, una realtà tecnologica aziendale che è già presente in modo significativo sul territorio campano. L’idea è quella di sperimentare le auto a guida autonoma sia dal lato componenti che dal lato dei costruttori, per poter sfruttare al meglio il decreto Smart Road che apre la possibilità di effettuare prove di questo genere anche su strade normalmente destinate al traffico ordinario. Ottenuta l’apertura dal punto di vista legislativo, partire con questi test è una cosa auspicabile: Torino si è già mossa in questa direzione, e Anfia segue con interesse anche questa realtà”.
Quali saranno i requisiti del Borgo 4.0 in Irpinia?
“Unitamente alla Regione Campania abbiamo deciso le caratteristiche che il Comune prescelto dovrà avere. In particolare dovrà trattarsi di un paese non troppo grande, circa 5 mila abitanti, situato a circa 6/700 metri dal livello del mare e che possieda un centro cittadino con strade di varie dimensioni, grandi e piccole, per consentire le varie prove e sperimentazioni in varie situazioni e condizioni climatiche. Il borgo non dovrà poi essere distante da strade o infrastrutture, come richiesto dal decreto, per essere comodo da raggiungere ai soggetti che costituiranno lo staff di queste sperimentazioni”.
C’è interesse per investire nella tecnologia a guida autonoma?
“Stando alle reazioni raccolte durante le varie presentazioni del progetto, direi di sì. Tuttavia, un vero interesse potrà concretizzarsi solo nel momento in cui si conoscerà quale città sarà votata a questo progetto, quali incentivi saranno messi in campo per le aziende partecipanti, quale sarà la dotazione finanziaria, quali infrastrutture dovranno essere costruite per permettere di fare questa sperimentazione. Prevediamo infatti che serviranno varie facilities, dalle strade alle reti 5g ai sistemi di monitoraggio e di connessione tra veicoli”.
Quale sarà l’impatto della sperimentazione della guida autonoma sul territorio campano e nazionale?
“Difficile quantificarlo al momento, ma la speranza è che questo progetto possa attirare realtà aziendali che oggi sono assenti dal territorio, o che le aziende già presenti possano dare ciascuna il proprio contributo al progetto, portando le proprie esperienze e competenze e facendo rete sul territorio. Quando poi il progetto sarà approvato in via definitiva e gli investimenti saranno stanziati, il tutto potrà essere un motore di sviluppo su un territorio come la Campania in cui la presenza di auto motive è già diffusa e fertile. D’altra parte, ovunque ci siano possibilità di sviluppo di competenze e investimenti Anfia è presente: seguiamo quindi tanto l’iniziativa di Napoli quanto quella di Torino, e speriamo altre, auspicando che in futuro le varie esperienze si possano integrare anche a livello nazionale per favorire specializzazioni mirate sui territori, in modo che la somma di tutti i progetti dia vita ad una nuova eccellenza”.
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