Difficile spiegare, solo a parole, cosa significhi il concetto di “ospitalità ibrida” e come si sviluppi nella pratica. Per questo, idealista/news ha portato microfoni e telecamere nella zona di Città Studi a Milano, dove sorge 21WOL (l’acronimo sta per Way Of Living), un innovativo concept che mescola diverse parti al suo interno: coliving, hotel, coworking, bistrot, entertainment e non solo. Nicola Accurso, Managing director della struttura, ci ha spiegato come è nato e come si è sviluppato il progetto.
Nell’accezione di 21WOL, l’ospitalità viene definita ibrida non solo perché nell’edificio di via Enrico Nöe 24 la parte di soggiorno è composta da 120 camere divise tra hotel e coliving (viene messa a disposizione anche una lavanderia e una cucina), ma anche perché la struttura è aperta anche al pubblico nella parte di bistrot e coworking.
Inoltre, 21WOL organizza eventi sia privati che pubblici, spaziando dai concerti agli incontri per talk su temi sociali e di attualità. Della struttura fa parte anche una zona all'aperto, anche questa aperta al resto del quartiere e della città. Degno di nota l'arredo e il design, tanto degli interni quanto degli esterni, curato in ogni minimo particolare.
21WOL è un progetto imprenditoriale di Alessandro e Mauro Benetton, che ha portato in Italia un modello di ospitalità ibrida di respiro internazionale, intercettando dei macro trend sviluppatisi su scala globale negli anni 2000 per le nuove generazioni.
Nicola Accurso, Managing director di 21WOL ha spiegato che: “La struttura ha aperto nel febbraio del 2020, all’inizio della pandemia purtroppo, ma non è stato un problema, anche perché abbiamo sfruttato questo spazio per ripensare alla nostra offerta, per capire se sarebbe stata la più adatta per il mondo che stava per arrivare e per come sarebbe stato modificato dall’esperienza del covid”.
Dallo studio dei fattori in campo, e in previsione delle modifiche che sarebbero intervenute con la pandemia, la filosofia di 21WOL è sembrata ancora più attuale. “La pandemia ha accelerato ancora di più i macro trend su cui avevamo puntato per disegnare i nostri spazi e la nostra identità”, ha spiegato Accurso.
La scommessa, in effetti, è stata vinta. Perché oggi 21WOL è una struttura in grado di intercettare diversi target, per diversi motivi e in diverse fasce orarie. La parte di bistrot e di coworking, al piano terra, non ha distinzioni e frazionamenti netti. Ognuno può mettersi dove preferisce (anche lo staff di 21WOL lavora su un tavolo all’ingresso della sala bistrot, di fronte al bancone), per questo è stato ribattezzato co(z)working.
“Oggi 21WOL è un luogo che riesce a interpretare bene le modifiche nei comportamenti delle persone a causa della pandemia”, sottolinea Nicola Accurso. Ed ha ragione, perché l’edificio è frequentato dalle “sciure” del quartiere che si riuniscono per un tè pomeridiano, come anche da noti personaggi del giornalismo italiano che leggono la rassegna quotidiana mentre, al loro fianco, un giovane tiktoker sta registrando dei contenuti video che di lì a poco faranno il pieno di like in rete.
21WOL è un modello dinamico, innovativo e stimolante. È un modello che funziona, destinato a fare scuola in Italia. Tanto che, a inizio 2023, dovrebbe aprire anche la seconda struttura milanese, sui Navigli, in attesa di un’eventuale espansione in altre città italiane.
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