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Le novità del testo della delega fiscale, come cambia il Fisco nel 2022
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Dopo le modifiche dell’ultima ora degli emendamenti, il Mef ha inviato il testo della delega fiscale ai gruppi di maggioranza del governo Draghi (il provvedimento dovrebbe arrivare in Aula il 19 aprile). Scopriamo quali sono le principali novità della riforma del Fisco in tema di regime forfettario, IrpefIrap, Catastocashback e non solo.

Regime forfettario

Uno dei temi principali contenuti nel testo della delega fiscale è quello che riguarda la flat tax. Nello specifico, la riforma del Fisco 2022 dovrebbe intervenire sulla soglia del regime forfettario per le partite Iva (tassazione agevolata tra il 5 e il 15% per chi accumula ricavi al di sotto dei 65mila euro).

Allo stato attuale, la legge prevede che le partite Iva che superano i 65mila euro di ricavi escano dal regime forfettario per passare al regime ordinario di tassazione. Tuttavia, il governo vorrebbe introdurre con la delega fiscale uno “scivolo” di 2 anni per chi esce dal forfettario. Chi supera i 65mila euro, infatti, dovrebbe avere altri due anni di imposte agevolate prima di entrare nel regime di tassazione ordinaria.

Sarebbe al vaglio un’imposta opzionale per chi supera il tetto di ricavi o compensi di 65mila euro previsti dal forfettario, fino una soglia da determinare con i decreti legislativi e con l’individuazione di meccanismi applicativi idonei a evitare comportamenti elusivi, proprio per far emergere tutti gli imponibili.

Partite Iva

Sempre il testo della nuova delega fiscale, inoltre, prevede che una quota del gettito della flat tax dovrebbe essere destinata a Comuni e Regioni sulla base della residenza dei contribuenti, “garantendo la neutralità finanziaria tra i vari livelli di governo interessati”, come si legge nel testo della riforma del Fisco.

Sempre rimanendo in tema di partite Iva, nel testo della delega fiscale si legge che viene confermata la “progressiva e tendenziale evoluzione del sistema verso un modello compiutamente duale attraverso l’applicazione, a regime, della medesima aliquota proporzionale di tassazione e, in via transitoria, di due aliquote di tassazione proporzionale, ai redditi derivanti dall’impiego del capitale, anche nel mercato immobiliare”.

Un ulteriore emendamento alla delega fiscale prevede anche che per le partite Iva (autonomi e imprenditori) si lavori al raggiungimento dell’obiettivo di una “più equa ridistribuzione del carico fiscale nel corso del tempo, anche attraverso un meccanismo di progressiva mensilizzazione degli acconti e dei saldi e l’eventuale riduzione della ritenuta d’acconto, senza maggiori oneri per le finanze pubbliche”.

Superamento dell’Irap

Altro tema centrale per la delega fiscale è il graduale superamento dell’Irap, che dovrà essere raggiunto dal governo tramite decreti legislativi. È un tema, questo, che riguarda direttamente le società di persone, gli studi associati e le società tra professionisti.

Nelle intenzioni del governo Draghi, le misure contenute nel testo della delega fiscale, hanno l’obiettivo di garantire il finanziamento del fabbisogno sanitario, come previsto originariamente dalla riforma del Fisco. Nel dettaglio, nel testo si legge che i gettiti debbano essere in misura equivalente per le regioni che presentano squilibri di bilancio sanitario e per quelle sottoposte a piani di rientro che, in base alla legislazione vigente, comportano l’applicazione, anche automatica, di aliquote Irap a maggiori di quelle minime.

Catasto

Il tanto dibattuto articolo 6 della delega fiscale non cambia. La riforma del Fisco prevede la modifica del sistema di rilevazione catastale degli immobili, un provvedimento pensato per facilitare il lavoro dell’Agenzia delle Entrate e dei Comuni per individuare e classificare correttamente gli immobili, con l’obiettivo di fare emergere quelli “fantasma”, non regolari e sconosciuti al Fisco.

L’impianto introdotto dalla delega fiscale sarà poi completato da una norma che espliciterà i principi e i criteri da seguire per integrare le informazioni presenti nel catasto dei fabbricati, che dovrà essere disponibile dal 1º gennaio 2026 (valore patrimoniale e rendita attualizzata dell’immobile, rilevata in base ai valori di mercato, anche attraverso meccanismi di adeguamento periodico). La riforma non dovrebbe prevedere aumenti delle tasse.

Cashback

La delega fiscale prevede anche il ritorno al cashback. Nel dettaglio, però, si tratta di detrazioni fiscali che, gradualmente, si trasformeranno in rimborsi erogati in tempi brevi su “piattaforme telematiche diffuse” (app-Io), invece che in sede di dichiarazione dei redditi del 730. La priorità verrà riconosciuta alle detrazioni “di natura socio-sanitaria”, in quanto già tracciate dai pagamenti con carte e legate al codice fiscale.

Irpef

Il testo della delega fiscale conferma la volontà del governo Draghi di ridurre le aliquote Irpef medie effettive e marginali. Dopo aver portato gli scaglioni da 5 a 4, infatti, è previsto un ulteriore intervento per scendere a 3.

Le addizionali Irpef diventeranno sovraimposte, senza pregiudicare gli incassi assicurati agli enti locali con le deduzioni e detrazioni che saranno riordinate seguendo il principio secondo cui, se emergessero risorse extra dalla loro rimodulazione o cancellazione, dovrebbero essere destinate “ai contribuenti soggetti all’Irpef, con particolare riferimento a quelli con redditi medio-bassi”.

Iva, accise e Ires

Uno dei principali obiettivi del testo della nuova delega fiscale è quello di contrastare erosione ed evasione. Per questo verranno razionalizzate specialmente Iva e accise. Nel dettaglio, è previsto un adeguamento delle aliquote Iva in relazione all’European Green Deal, in modo tale “da tener conto dell’impatto ambientale dei diversi prodotti”, con l’obiettivo di “contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti”.

Fisco digitale

La delega fiscale si concentra anche sulla digitalizzazione del Fisco, impegnandosi a fornire gli strumenti per “ottemperare agli adempimenti tributari in via telematica”. Nel dettaglio, nel testo della riforma del Fisco si pone l’accento sul “rigoroso rispetto, da parte dell’amministrazione finanziaria, del divieto di richiedere al contribuente documenti già in possesso delle amministrazioni pubbliche”. E anche “il pieno utilizzo dei dati resi disponibili dalla fatturazione elettronica e dalla trasmissione telematica dei corrispettivi”.

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