
Torna alla ribalta grazie alle parole di Maurizio Landini: è il fiscal drag che, secondo il segretario della Cgil, si potrebbe in parte tagliare per assicurare stipendi più alti ai dipendenti nel 2023 recuperando addirittura una mensilità in più. Ma cos’è, quando si verifica e come funziona il fiscal drag? Vediamolo insieme.
Fiscal drag: che cos’è
La traduzione di fiscal drag è letteralmente “drenaggio fiscale” ed è quel fenomeno per cui, a causa della maggiore inflazione i redditi si adeguino di conseguenza, aumentando. Il problema è che, aumentando i redditi, slitta al rialzo anche la soglia di imposizione fiscale, determinando un aumento delle imposte per i cittadini coinvolti che di fatto annulla gli aumenti in busta paga.
Fiscal drag, come si calcola
Un esempio di calcolo del fiscal drag e delle sue conseguenze sul potere d’acquisto degli italiani lo dà l’Osservatorio Conti Pubblici della Cattolica di Milano. “Supponiamo che nel corso del 2022 il tasso d’inflazione sia pari al 6 per cento e i redditi aumentino in misura corrispondente, mantenendo dunque il potere d’acquisto costante”, recita l’esempio di calcolo. “Un lavoratore con un reddito imponibile annuo di 14.950 euro nel 2021, rientrante nella fascia IRPEF per i redditi fino a 15.000, nel 2022 guadagnerà 15.847 euro (=14.950 x (1+0,06)), passando quindi allo scaglione successivo per redditi compresi tra 15.001 e 28.000. Quindi, nel 2022, il contribuente passerà dall’aliquota IRPEF al 23% prevista per i redditi compresi nel primo scaglione (fino a 15.000 euro) e all’aliquota IRPEF del 25% per la parte di reddito prevista per il secondo scaglione IRPEF (per redditi compresi tra i 15.001 e i 28.000 euro). Il gettito extra per lo Stato, ovvero il Fiscal Drag, sarà pari a 17 euro: la differenza tra l’imposta pagata nel 2022 (15.000 x 0,23 + 847 x 0,25 = 3.662) e quella pagata nel 2022 se il contribuente non fosse passato allo scaglione successivo (15.847x 0,23 = 3.645)”. Il fiscal drag si traduce quindi in un guadagno per lo Stato senza nessun vantaggio per il cittadino. Va detto che, in assenza di aumenti di stipendi adeguati all'inflazione, il fiscal drag di fatto non si verifica.
Quando si verifica il fiscal drag
Il fiscal drag, come detto, si verifica in presenza di una maggiore inflazione e solo nel caso in cui, di conseguenza, ci sia un effettivo adeguamento degli stipendi alla nuova soglia del costo del denaro. Teoricamente quindi la situazione presente sarebbe il contesto perfetto per l’aumento delle buste paga; con la conseguenza che, come sottolineato dal segretario Cgil, potrebbe aumentare di conseguenza anche l’imposizione fiscale. Al momento tuttavia pare che tale movimento al rialzo non sia un fenomeno rilevato nelle buste paga degli italiani.
Fiscal drag e inflazione
Il parere di Maurizio Landini è che, per abbattere il fiscal drag e quindi il rischio di erosione dei redditi dei cittadini, si potrebbe creare un meccanismo automatico che colleghi le detrazioni da lavoro dipendente all’inflazione reale in modo che lo sconto su tasse e contributi possa aumentare e di conseguenza gli stipendi possano restare adeguati all’inflazione sena perdere valore.
Fiscal drag in Italia: cosa si può fare
La proposta di uno sgravio del 5 per cento su detrazioni e contributi per limitare il fiscal drag, come voluto da Landini per recuperare un mese di stipendio in più, si potrebbe realizzare facendo riferimento ad una norma del 1989 aggiornata al 1992; tuttavia il costo per le casse dello stato sarebbe di oltre 10 miliardi di euro, mentre gli interventi del Governo sono stati preventivati solo per la metà per l’anno in corso. Il risultato del taglio fiscale del 5 per cento si dovrebbe raggiungere nel 2027. La domanda resta sempre la stessa: con quali coperture finanziarie?
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