Spaziale: ognuno appartiene a tutti gli altri. È questo il titolo e il tema centrale del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia 2023. Un padiglione che quest'anno porta la firma di un gruppo di architetti, tutti rigorosamente under 40, Fosbury Architecture. idealista/news ha visitato il Padiglione Italia e incontrato Alessandro Bonizzoni, uno dei giovani curatori del colletivo "di design e ricerca"
Ospitato dal suggestivo scenario delle Tese delle Vergini all'Arsenale di Venezia, il Padiglione Italia accoglie quest'anno nove installazioni che rappresentano altrettanti progetti ambientati in varie realtà del nostro Paese, a cui danno voce e volto gli stessi attori locali. Ad essere presentati non sono però progetti finiti, ma una serie di iniziative che vogliono avere un impatto di ben più lunga durata, oltre l'orizzonte temporale della Biennale di Architettura.
Le iniziative presentate e allestite dal collettivo Fosbury (composto oltre da Bonizzoni, anche da Giacomo Ardesio, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi) sono sparse da sud a nord del nostro Paese, nello specifico: Taranto;la Baia di Ieranto nei pressi di Napoli; Trieste; Riapa Teatina, provincia di Chieti; Mestre e Marghera; Cabras in Sardegna; Librino, un quartiere di Catania; Belmonte Calabro; piana tra Prato e Pistoia.
"Spaziale è stata l'occasione per dare spazio a una nuova generazione di architetti, tutti under 40 e dare visibilità a un nuovo modo di intendere l'architettura", spiega Bonizzoni a idealista/news.
"Abbiamo selezionato nove territori, fuori dai classici itinerari italiani e abbiamo cercato di evidenziare delle fragilità aprendo una agenda di problemi legati alla grande tematica della transizione ecologica che tutti quanti dobbiamo necessariamente affrontare, non solo noi architetti, non solo chi fa parte della disciplina, ma chiunque e abbiamo cercato di evidenziare le fragilità di questi territori"
"Taranto è una delle città più inquinate d'Europa, a causa dell'acciaieria che ospita, ma l'assenza dell'acciaieria causerebbe un disastro economico, si parla quindi della convivenza. Ma si parla di convivenza anche a Trieste che è agli antipodi in questo senso, dove la convivenza è con le popolazioni che oggi a causa della guerra in Ucraina, e non solo, arrivano nel territorio perché è porta di accesso, ma è anche rappresentazione a nostro avviso della convivenza pacifica e della creatività e della coesistenza multiculturale"
"I territori su cui abbiamo lavorato, ancora una volta sono stati fotografati da nove fotografi, giovani emergenti, che hanno restituito questa immagine inedita del Bel Paese. La sfida di quest'anno è quella di presentare dei progetti che siano azioni pioniere realizzate effettivamente nei territori che andassero oltre la durata semestrale del Padiglione Italia"
"Lo scorso abbiamo attivamente collaborato con tutte le persone coinvolte nei progetti, per attivare, finanziare e realizzare i progetti che sono stati tutti inaugurati tra marzo e maggio prima dell'opening del Padiglione. Sono stati portati in versione sintetica all'interno del Padiglione, dove si vede solo una rappresentazione di quello che in realtà è altrove fisicamente realizzato ed è attivo nei territori. Ovviamente i progetti continueranno la loro vita anche oltre la chiusura del Padiglione e ci stiamo occupando in questi mesi di radicare il più possibile tutte le attività con le comunità di appartenenza"
"Per me è stata una sfida incredibile, perché è un progetto che volevamo realizzare da sempre e tutte le persone coinvolte sono persone che stimiamo profondamente e con i quali eravamo certi che avremmo realizzato questi progetti, progetti estremamente ambiziosi la cui ambizione vanno ben oltre la durata della Mostra"
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