Dopo tre anni di restauri, il 22 novembre riapre al pubblico Palazzo Moroni, il palazzo seicentesco situato nel cuore della Città Alta di Bergamo. Già nel giugno 2020 erano stati aperti i giardini e l'ortaglia e nel settembre 2021 anche le quattro sale con splendidi affreschi barocchi. Adesso è la volta di cinque ulteriori sale del piano nobile, caratterizzate da un allestimento ottocentesco e del mezzanino. Palazzo Moroni è il primo palazzo urbano acquisito dalla FAI a cui è stato affidato nel 2019.
Dopo le parziali riaperture completano il percorso di visita cinque sale al piano nobile, caratterizzate da un allestimento ottocentesco – Sala Gialla, Sala Rosa, Sala Azzurra, Salottino Cinese e Sala Turca – e il mezzanino, con il cucinone e l’appartamento utilizzato fino al 2009 dal conte Antonio Moroni, ultimo abitante della dimora. Si inaugurano, inoltre, gli spazi di accoglienza rinnovati, come la biglietteria con negozio, e nuovi servizi e strumenti di accompagnamento alla visita, a cominciare da un video-racconto con proiezioni immersive allestito nel cucinone, che narra – con la voce di Luca Micheletti – la storia della famiglia e del palazzo.
Palazzo Moroni, il primo palazzo urbano acquisito dal FAI, inaugura dopo tre anni di lavori di restauro per la messa in sicurezza, la conservazione e la valorizzazione, che hanno interessato i giardini, estesi con terrazzamenti panoramici ai piedi della Rocca civica e fino all’ortaglia, due ettari di campagna nel cuore della città, e gli interni, straordinariamente conservati nelle decorazioni, negli arredi, negli oggetti e nelle opere d’arte della collezione di famiglia, che annovera tra i capolavori tre ritratti di Giovanni Battista Moroni (1521 circa-1579/1580): Il Ritratto di Isotta Brembati, quello di Giovanni Gerolamo Grumelli, meglio noto come Il Cavaliere in rosa, e il Ritratto di signora anziana.
Il Bene è stato affidato al FAI nel 2019, a seguito di un accordo con la Fondazione Museo di Palazzo Moroni, proprietaria del palazzo, istituita nel 2008 dal conte Antonio Moroni (1919-2009) e ancora presieduta dalla figlia Lucretia, per perseguire la missione di rendere il Bene un patrimonio collettivo.
“Palazzo Moroni è un luogo iconico e rappresenta il primo palazzo urbano del FAI. La vicinanza di Regione Lombardia ha contribuito in modo decisivo al suo restauro – sostiene Francesca Caruso, Assessore alla Cultura della Regione Lombardia – È nostro impegno quello di valorizzare, pertanto, un luogo-simbolo del territorio che riveste un'importanza culturale per tutta la Lombardia. Ringrazio il FAI per l'impegno nel promuovere iniziative fondamentali volte alla valorizzazione del patrimonio storico artistico, architettonico e naturalistico del paesaggio lombardo”.
I lavori di restauro sono iniziati nel 2020. Il 27 e il 28 giugno dello stesso anno, il FAI ha aperto i giardini e l’ortaglia: un evento eccezionale, nato come omaggio a Bergamo, una delle città italiane più colpite dal Covid-19, con un’apertura dedicata a tutto il personale sanitario.
Dopo un anno, si sono conclusi i lavori nella parte del palazzo caratterizzata da affreschi secenteschi – i cui soggetti danno il nome alle sale: la Sala dell’Età dell’oro, la Sala dei Giganti, la Sala di Ercole e la Sala della Gerusalemme liberata – realizzati dal pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli (1604-1656), che sono tra i primi e più sontuosi esempi di pittura barocca in Lombardia.
Alla fine del 2022 è iniziato il restauro delle cinque stanze che aprono al pubblico in questa occasione, frutto delle modifiche che hanno interessato il palazzo intorno al 1835, in vista del matrimonio di Alessandro Moroni con la nobile milanese Giulia Resta (1838). L’allestimento di questi spazi, più intimi e raccolti di quelli secenteschi, è dominato da sete preziose, ceramiche orientali e francesi, arredi laccati e in stile impero e decorazioni ad affresco che riproducono stucchi a trompe-l’oeil e si alternano a fantasiosi soggetti che prendono ispirazione dal mondo classico ed esotico.
Gli interventi, realizzati grazie al sostegno di Regione Lombardia e al contributo di numerose aziende e privati, hanno permesso di rendere agibile e visitabile l’intero piano nobile e tutto il mezzanino. Sono stati realizzati gli impianti elettrici e di sicurezza, restaurati e conservati gli infissi e le pavimentazioni, adeguati i necessari servizi alla nuova funzione museale del palazzo, dotato anche di spazi di valorizzazione. Un grande restauro che armonizza gli interventi dedicati alle esigenze di sicurezza e fruibilità con le lavorazioni realizzate con materiali locali e tecniche ancora artigianali. Nonostante i cantieri in corso, il palazzo è sempre stato parzialmente aperto alle visite: una scelta che ha reso più complicate le cantierizzazioni, programmate a fasi. I lavori hanno interessato anche i giardini di Palazzo Moroni con la sostituzione degli alberi e degli arbusti che si presentavano in condizioni fitosanitarie critiche, l’integrazione di piante ornamentali nelle aiuole, la potatura dei tassi in forma e la realizzazione di percorsi in ghiaia a tutela dei prati.
Un cantiere lungo e complesso ha interessato i beni mobili del palazzo: arredi, rivestimenti decorativi, opere d’arte e oggetti che rendono, in particolare le stanze ottocentesche che aprono oggi al pubblico, una testimonianza autentica e integra del modo di arredare e di vivere in un palazzo dell’epoca. In accordo con la Soprintendenza competente è stato avviato un piano di conservazione, con catalogazione, mappatura completa e documentazione digitale aggiornata, anche con immagini ad altissima risoluzione delle opere d’arte, realizzate per la prima volta grazie alla collaborazione con Haltadefinizione.
Un approfondito restauro, realizzato in collaborazione con il Centro per la Conservazione e il Restauro La Venaria Reale, è stato dedicato agli apparati tessili, tra cui antiche tappezzerie in seta della manifattura di Caserta e importanti arredi rivestiti, e tutti gli orologi sono stati restaurati per essere rimessi in funzione. Oltre al restauro e alla conservazione, il FAI ha provveduto anche all’integrazione e al riarredo di alcuni spazi aperti al pubblico che non conservavano l’allestimento originale: grazie alle numerose donazioni al FAI di arredi e oggetti da parte di privati, è stato possibile restituire agli ambienti il loro aspetto storico, applicando dove possibile un criterio filologico di integrazione, ma anche interpretando lo spirito del luogo, com’è nella tradizione del FAI e nel suo stile e metodo per la valorizzazione.
Il cantiere di restauro è stato accompagnato da un “cantiere della conoscenza”. Studi e ricerche coordinati dal FAI, a cominciare dall’archivio storico di famiglia, ancora custodito a Palazzo Moroni, hanno permesso di aggiornare e ampliare la conoscenza sulla famiglia e sulla collezione, come sul palazzo e sul quartiere. Il FAI, come di consueto nei suoi Beni, ha tradotto questa conoscenza in vari strumenti di introduzione e accompagnamento alla visita, tra cui schede di sala, piccole pubblicazioni, podcast e soprattutto un video-racconto con proiezioni immersive allestito nel cucinone che racconta la storia di Palazzo Moroni attraverso immagini storiche, inedite e suggestive, accompagnate da una narrazione affidata alla voce dell’attore e baritono Luca Micheletti. Da gennaio 2024 sarà disponibile anche un volume edito da Skira, grazie al contributo di Gallerie d’Italia: la guida vera e propria di Palazzo Moroni.
Particolare attenzione è stata e sarà data al tema dell’accessibilità grazie a supporti tattili a disposizione delle persone con disabilità visiva e, a partire dal 2024, una guida in linguaggio semplificato che rende la visita accessibile anche alle persone con disabilità intellettiva. Saranno inoltre organizzate visite guidate in LIS per persone sorde.
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