Con la pubblicazione della Circolare INPS 23, del 28 gennaio 2025, si modifica la tabella delle pensioni INPS. L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha infatti introdotto importanti aggiornamenti sugli importi della pensione di vecchiaia, sulle rivalutazioni delle pensioni minime e sui requisiti contributivi d’accesso.
Ma cosa cambia nel 2025 per chi è già titolare di un trattamento pensionistico o, ancora, prevede di andare in pensione nei prossimi anni? Molto dipende dalla tipologia di prestazione erogata e dal profilo contributivo del lavoratore.
Quanti anni di contributi INPS ci vogliono per la pensione
In tema di pensioni, uno dei primi e più più diffusi è sicuramente relativo ai requisiti anagrafici e contributivi per poter accedere al trattamento pensionistico INPS. La materia è regolata dalla Legge 214/2011 e dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanza del 27 novembre 2024, poi recepiti dalla già citata Circolare INPS 23/2025.
Così come previsto dall’attuale normativa, per poter andare in pensione è necessario:
- raggiungere la soglia anagrafica dei 67 anni;
- aver versato un minimo di 20 anni di contributi.
I 67 anni di età anagrafica saranno validi fino al 2026, così come sempre la Circolare INPS 23/2025 conferma. Tuttavia, è però utile sapere che l’età pensionabile è soggetta all’adeguamento dell’aspettativa di vita, così come previsto dal D.Lgs 503/1992. Tale aggiornamento è elaborato a cadenza biennale dall’ISTAT e, di norma, comporta un aumento progressivo dell’età pensionabile. Naturalmente, le soglie d’età variano per chi decide di avvalersi della pensione anticipata, in presenza di un numero congruo di anni contributivi, come si vedrà nei prossimi paragrafi.
Quando si va in pensione: la tabella con l’età anagrafica
Date le precedenti premesse normative, quando si va effettivamente in pensione? In base alla normativa vigente, e agli adeguamenti all’aspettativa di vita, vengono calcolati 3 mesi di incremento ogni biennio, sia per l’età pensionabile standard che per quella ridotta per chi ha eseguito lavori usuranti. Per questa ragione, è possibile elaborare una tabella pensionistica fino al 2050:
Anno | Età Pensionabile Standard | Età Pensionabile Lavori Usuranti |
2025 | 67 anni | 66 anni e 7 mesi |
2027 | 67 anni e 3 mesi | 66 anni e 10 mesi |
2029 | 67 anni e 6 mesi | 67 anni e 1 mese |
2031 | 67 anni e 9 mesi | 67 anni e 4 mesi |
2033 | 68 anni | 67 anni e 7 mesi |
2035 | 68 anni e 3 mesi | 67 anni e 10 mesi |
2037 | 68 anni e 6 mesi | 68 anni e 1 mese |
2039 | 68 anni e 9 mesi | 68 anni e 4 mesi |
2041 | 69 anni | 68 anni e 7 mesi |
2043 | 69 anni e 3 mesi | 68 anni e 10 mesi |
2045 | 69 anni e 6 mesi | 69 anni e 1 mese |
2047 | 69 anni e 9 mesi | 69 anni e 4 mesi |
2049-2050 | 70 anni | 69 anni e 7 mesi |
È però importante sottolineare che questa tabella si avvale di proiezioni basate sull’attuale normativa, pertanto non tiene conto di future modifiche alle leggi vigenti. Ancora, l’elaborazione vale come tabella delle pensioni dei dipendenti pubblici, i quali possono però approfittare di differenziate finestre mobili per la pensione anticipata, come si vedrà di seguito.
Cosa cambia nel 2025 per le pensioni anticipate
In presenza di alcuni specifici requisiti, previsti dalla Legge 214/2011, alcuni lavoratori possono approfittare della pensione anticipata, ovvero della possibilità di ricevere un trattamento pensionistica prima delle soglie anagrafiche previste per l’età standard o per i lavori usuranti. In linea generale, è necessario aver accumulato:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Al raggiungimento di queste soglie contributive, è possibile richiedere la pensione anticipata - sia da privati, che da dipendenti pubblici - indipendentemente dall’età raggiunta. È però utile sapere che, proprio per i dipendenti pubblici, è prevista una finestra mobile differente - 6 mesi dalla maturazione dei requisiti, contro i 3 dei privati - e l’impossibilità di cumulare pensione e reddito da lavoro per 5 anni dall’uscita.
Tuttavia, la Legge di Bilancio 2025 prevede novità sulle pensioni anticipate, in particolare introducendo:
- Quota 103, un meccanismo che permette di anticipare la pensione a 62 anni d’età con 41 anni di contributi, con una finestra mobile di 7-9 mesi e un ricalcolo contributivo del beneficio economico;
- Opzione Donna, prorogata dalla Legge 197/2022, che permette alle lavoratrici di andare in pensione a 60 anni, con 35 anni di contributi, in presenza di alcune condizioni specifiche quali l’invalidità;
- i Lavoratori Precoci, ovvero la possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi, per coloro che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni, se appartenenti alle categorie svantaggiate previste dalla Legge 232/2016.
Di quanto sono aumentate le pensioni da gennaio 2025
Definiti i criteri anagrafici, e la tabella della pensione contributiva, è certamente utile prendere in considerazione gli aumenti alle pensioni già in corso di erogazione, previsti a partire da gennaio 2025. La già citata Circolare INPS 23/2025 ha infatti stabilito un incremento degli importi pensionistici dello 0,8%, per adeguarli al tasso d’inflazione dell’anno precedente, come previsto dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 15 novembre 2024.
Il meccanismo di rivalutazione delle pensioni nel 2025
Il meccanismo di rivalutazione delle pensioni 2025 si basa sulla perequazione automatica prevista dalla Legge 160/2019. In altre parole, gli assegni pensionistici vengono aumentati in proporzione all’inflazione, per garantirne il loro valore reale. Per l’anno in corso, occorre rifarsi alla nuova tabella della rivalutazione delle pensioni INPS:
Scaglione della pensione | Percentuale d’incremento | Importo Minimo | Importo Massimo |
fino a 4 volte il trattamento minimo | 0,8% | - | 2.394,44 euro |
4-5 volte il trattamento minimo | 0,72% | 2.394,45 euro | 2.993,05 euro |
oltre 5 volte il trattamento minimo | 0,60% | 2.993,06 euro | - |
Per comprendere l'aumento, è utile avvalersi di un esempio pratico. Si supponga che un pensionato ha ricevuto una pensione da 2.500 euro mensili nel 2024. Per l’anno in corso:
- per la quota fino a 2.394,44 euro, riceverà un aumento dello 0,8%, pari a 19,16 euro;
- per la quota da 2.394,45 a 2.500 euro, riceverà un aumento dello 0,72%, pari a 0,76 euro;
- sommando entrambi gli incrementi, il nuovo importo per il 2025 sarà di 2.519.92 euro.
La rivalutazione delle pensioni minime nel 2025
Come facile intuire, il meccanismo di rivalutazione va a influire anche sulle pensioni minime che, come previsto dalla Circolare INPS al paragrafo 2.1, passano a 603,40 euro. Allo stesso tempo, l’assegno sociale - cioè, l’aiuto previsto per chi ha superato i 67 anni e non ha accumulato sufficienti contributi - passa a 538,69 euro. Entrambi riflettono la rivalutazione prevista dello 0.8%.
Va però detto che, sempre per effetto delle modifiche sulle pensioni minime della Legge di Bilancio 2025, sono previsti due contributi aggiuntivi:
- un aumento del 2,2% sulla pensione minima, per agevolare chi si trova in condizioni economiche difficili;
- un bonus di 8 euro totali mensili per chi riceve l’assegno sociale.
Di conseguenza, ci si può riferire alla seguente tabella delle pensioni minime INPS:
Descrizione | Valore 2024 | Valore Base 2025 | Extra 2025 | Totale con Extra 2025 |
Pensione minima | 598,61 euro | 603,40 euro | +13,27 euro | 616,67 euro |
Assegno sociale | 534,41 euro | 538,69 euro | +8 euro | 542,41 euro |
Poiché l’effettivo calcolo della pensione può essere anche molto complesso, data la storia contributiva del singolo, è utile chiedere preventivamente informazioni alla stessa INPS, al CAF oppure al commercialista di fiducia.
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