Non tutti sanno esattamente cosa significhi e come devono comportarsi quando si parla di assegno unico decaduto. L’assegno unico e universale può essere considerato "decaduto" dall'INPS nel momento in cui vengono meno le condizioni necessarie per ottenerlo o continuare ad averlo.
Ciò può succedere per varie ragioni, come ad esempio la perdita dello status di figli a carico, un incremento del reddito familiare o l’omissione nella comunicazione di informazioni importanti. Chi riceve una notifica dall'INPS relativa alla decadenza dell'assegno, ma ritiene di avere ancora diritto al beneficio, potrebbe essere incappato in un errore nei dati o nei sistemi. In tal caso, è consigliabile contattare il Contact Center INPS, chiamando il numero 803 164 da rete fissa o lo 06 164 164 da cellulare.
Cosa vuol dire che la domanda di assegno unico è decaduta?
L’assegno unico e universale è una misura di sostegno economico introdotta per fornire un aiuto alle famiglie con figli a carico. Questo supporto, il cui importo varia in base ad alcuni fattori, è erogato mensilmente dall’INPS agli aventi diritto e sostituisce una serie di precedenti bonus e detrazioni.
A volte può accadere che la domanda di assegno unico venga considerata decaduta e ciò vuol dire che l’INPS interrompe l’erogazione della prestazione, in quanto la richiesta è ritenuta non più valida. La decadenza non equivale alla sospensione temporanea, visto che quest’ultima può dipendere da errori nella documentazione o dalla mancanza dell’ISEE, e si può risolvere correggendo i dati.
La decadenza, invece, comporta una sospensione definitiva, in quanto l’INPS ritiene che non sussistano più le condizioni per ricevere il sostegno economico e quindi cessa il pagamento dello stesso. Quando l’assegno unico è decaduto, si riceve un sms dall’INPS, con il quale si è informati in merito alla decadenza appunto della richiesta. È bene essere sempre aggiornati e un aiuto in tal senso giunge senza dubbio da una circolare INPS con tutte le novità sull’assegno unico 2025.
In quale caso decade l’assegno unico?
La decadenza dell’assegno unico può avvenire in conseguenza di una serie di situazioni previste dalla normativa e non è quindi riconducibile a una sola causa. In primis, l’assegno unico decade quando c’è una perdita dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno.
Chi richiede questa misura per i figli a carico deve essere residente e domiciliato in Italia, avere la cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione europea, oppure avere un permesso di soggiorno se si tratta di un cittadino di un Paese extra-UE.
Tra i motivi di un assegno unico decaduto troviamo anche il venir meno della condizione per cui il figlio è considerato a proprio carico. Ciò può avvenire, ad esempio, in caso di separazione dei genitori, di trasferimento del figlio o di variazione della sua residenza, con conseguente modifica nel nucleo familiare.
L’assegno unico decade anche quando un figlio non soddisfa più i requisiti anagrafici previsti dalla normativa. Dal momento che la misura è riconosciuta per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni di età, a patto che siano rispettate certe condizioni, nel momento in cui si supera il suddetto limite anagrafico, scatta la decadenza.
Quest’ultima, infine, si verifica anche quando il figlio diventa maggiorenne e vengono meno le condizioni per continuare a ricevere l’assegno fino ai 21 anni di età.
Assegno unico decaduto per figlio maggiorenne
Per l’assegno unico c’è il rischio di decadenza quando il figlio raggiunge la maggiore età, perché una volta arrivati a tale soglia, non si rientra più automaticamente nella platea dei beneficiari, così come non è detto che si venga necessariamente esclusi dalla misura.
La normativa prevede, infatti, che l’assegno unico spetta per ciascun figlio maggiorenne a carico, fino al compimento dei 21 anni, che:
- frequenti un corso di formazione scolastica o professionale, o un corso di laurea;
- svolga un tirocinio o un’attività lavorativa e possieda un reddito complessivo inferiore a 8mila euro annui;
- sia registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego;
- svolga il servizio civile universale.
Al raggiungimento dei 18 anni di età, l’assegno unico viene sospeso temporaneamente, in attesa che siano fornite all’INPS le informazioni necessarie per verificare la sussistenza o meno del diritto alla ricezione dello stesso. Se l’esito è positivo avviene la riattivazione dell’erogazione, mentre in caso contrario la domanda si considera decaduta e si interrompe il pagamento mensile.
A differenza di quanto previsto per i minorenni, in presenza di un figlio maggiorenne si hanno a disposizione due opzioni. Il genitore può provvedere a integrare la documentazione richiesta, in modo da dimostrare all’INPS che sussistono i requisti per ricevere ancora l’assegno unico anche dopo il compimento dei 18 anni.
In alternativa, può essere il figlio maggiorenne a presentare direttamente una nuova domanda, facendo decadere quella precedentemente attivata dal genitore. L’assegno unico sarà così erogato al figlio, che potrà ricevere le somme spettanti fino al raggiungimento dei 21 anni di età, previa sussistenza delle condizioni richieste.
Domanda di assegno unico decaduta: cosa fare
Quando si riceve dall’INPS un sms che annuncia la decadenza della domanda di assegno unico, è necessario subito verificare la propria posizione utilizzando i canali istituzionali dell’ente. Se si tratta di un errore dei sistemi, si potrà facilmente dimostrarlo con l’aiuto degli operatori INPS, ai quali sarà bene rivolgersi per chiedere chiarimenti.
Se, al contrario, viene appurata l’assenza di anomalie, bisognerà indagare sulla data della decadenza e sulla motivazione specifica. Individuata la causa della decadenza, si potrà integrare la documentazione mancante laddove la stessa dovesse risultare incompleta.
Un’altra strada possibile da seguire è quella della presentazione di una nuova domanda per l’assegno unico, visto che la decadenza non preclude tale possibilità, avendo cura di fornire tutta la documentazione necessaria in autonomia o avvalendosi dell’assistenza di un patronato e più in generale di un professionista.
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