Anche chi ha trovato lavoro da poco può valutare un investimento immobiliare, soprattutto se vi è la possibilità di acquistare un immobile a prezzo d’occasione. Ma è possibile ottenere un mutuo durante il periodo di prova? In linea generale, si tratta di una sfida significativa, perché le banche prediligono situazioni di maggiore stabilità lavorativa. Tuttavia, con le dovute garanzie e l’eventuale conferma del datore di lavoro sulla futura stabilizzazione del contratto, l’approvazione del finanziamento non è impossibile.
Per quanto sia più prudente attendere una maggiore stabilità, l’importante è trovare il mutuo migliore per le proprie esigenze, con istituti di credito che possano offrire condizioni particolarmente vantaggiose.
L’ottenimento di un mutuo durante il periodo di prova
Sono diversi i fattori da prendere in considerazione, per chi vuole procedere alla richiesta di un mutuo durante il periodo di prova. Per gli istituti di credito è infatti importante che venga garantita una buona capacità di rimborso sul lungo periodo e, come facile intuire, una posizione lavorativa non ancora confermata potrebbe rappresentare un problema. Ma quali sono i requisiti richiesti dalla banca e, soprattutto, in quali casi il finanziamento non viene approvato?
Cosa si intende per periodo di prova
Innanzitutto, è bene ricordare cosa si intenda per periodo di prova, perché propedeutico nel comprendere le modalità di decisione degli istituti di credito e, soprattutto, le eventuali ragioni di un rifiuto.
In breve, si tratta della fase iniziale del contratto di lavoro - disciplinata dagli articoli 2096 e seguenti del Codice Civile, nonché dai CCNL di settore - durante la quale sia il datore che il lavoratore dipendente possono recedere dal rapporto, senza preavviso o motivazione specifica. La durata dipende dal CCNL applicato e può variare, indicativamente, da 2 settimane a 6 mesi.
Per le banche, che ai sensi del Testo Unico Bancario devono verificare il merito creditizio e la sostenibilità del reddito prima di concedere un mutuo, il periodo di prova rappresenta un rischio: il contratto potrebbe infatti sfociare senza preavviso in un licenziamento. Come facile intuire, si tratta di una situazione che rende più ardua l’erogazione del finanziamento - o altre operazioni, come la surroga di un mutuo nel periodo di prova - seppur non impossibile.
I requisiti richiesti dalla banca
Per comprendere quando sia davvero fattibile un mutuo con un contratto appena firmato, in primo luogo è utile conoscere i requisiti tipici valutati dagli istituti di credito. In linea generale, prima di approvare il finanziamento, le banche valutano:
- la stabilità lavorativa e reddituale del richiedente;
- un reddito netto mensile sufficiente, con singole rate del mutuo che non devono superare il 30-35% delle entrate;
- l’età del richiedente, perché le banche spesso preferiscono concedere mutui se, al momento dell’estinzione, il mutuatario non ha superato i 75-80 anni;
- un buon profilo creditizio, quindi l’assenza di ritardi nei pagamenti, di protesti, verificati tramite database specifici, come il CRIF;
- la presenza di eventuali garanzie, come un garante, un secondo immobile da ipotecare, assicurazioni o polizze;
- un Loan To Value, ovvero il rapporto tra l’importo richiesto e il valore dell’immobile, generalmente non superiore all’80%, se non in alcuni casi specifici.
Come è facile intuire, durante il periodo di prova non si può dimostrare quella stabilità lavorativa e reddituale che la banca richiede, proprio poiché il rapporto di lavoro potrebbe essere interrotto in qualsiasi momento. Per questo motivo, diventa indispensabile:
- avere garanzie sufficienti o, ancora, avvalersi di un cointestatario;
- presentare una dichiarazione firmata del datore di lavoro, con la formalizzazione dell’intenzione di confermare il contratto al termine del periodo di prova.
Quanti mesi di lavoro servono per chiedere un mutuo
Proprio poiché il periodo di prova potrebbe rappresentare un lasso di tempo non sufficiente, affinché la banca conceda il finanziamento, quanti mesi potrebbero essere necessari? In altre parole, da quanto tempo bisogna lavorare per chiedere un mutuo?
Pur non essendoci specifiche imposizioni di legge, nella prassi bancaria sono solitamente richiesti almeno sei mesi - preferibilmente 12 - di lavoro stabile, aggiuntivi al periodo di prova. Naturalmente, i criteri possono variare da un istituto di credito all’altro, inoltre molto dipende anche dalla tipologia di contratto in proprio possesso. Indicativamente, circa due anni di continuità lavorativa complessiva possono di certo rappresentare un parametro più solido.
È bene sapere che queste valutazioni valgono anche in caso di surroga durante il periodo di prova. Se il mutuatario decide di cambiare occupazione, e vuole procedere alla surroga nonostante non abbia terminato la fase iniziale del contratto di lavoro, l’istituto di credito di approdo potrebbe considerare la stabilità lavorativa non sufficiente e non acconsentire al trasferimento del finanziamento.
In che casi la banca non concede il mutuo
Ma quali sono le situazioni che potrebbero portare la banca a rifiutare un mutuo durante il periodo di prova? La principale motivazione è l’elevato rischio di instabilità, ad esempio:
- quando il richiedente non è in possesso di garanzie aggiuntive;
- quando non è possibile ottenere dal datore l’impegno a rinnovare il contratto al termine del periodo di prova.
Ovviamente vi sono anche altre ragioni, comuni a tutte le tipologie di mutuatario:
- un reddito insufficiente, soprattutto se le rate superano il 30-35% delle entrate mensili;
- un Loan To Value poco favorevole, spesso superiore all’80%;
- la presenza di altri finanziamenti, debiti non saldati o protesti;
- un immobile con vizi urbanistici, non conforme alle normative vigenti o dal valore di perizia estremamente diverso dall’importo richiesto.
In caso il finanziamento dovesse essere approvato, l’eventuale instabilità lavorativa impone di valutare altre possibili condizioni. Ad esempio, qualora si verifichi un cambio di lavoro dopo la delibera del mutuo, la banca potrebbe procedere a una rivalutazione se il nuovo impiego è meno stabile o diversamente contrattualizzato. Si pensi, ad esempio, a un mutuo senza contratto indeterminato, che determina un profilo di rischio maggiore per lo stesso istituto di credito.
Ancora, in caso di licenziamento dopo la delibera del mutuo, la banca potrebbe monitorare i pagamenti e, se le rate non vengono onorate, può essere attivata la procedura di recupero dei crediti.
I consigli per facilitare l’approvazione del mutuo
Per quanto l’ottenimento di un finanziamento durante il periodo di prova sia difficile, vi sono però alcuni consigli che possono facilitare l’approvazione del mutuo, riducendo il rischio per la banca. Gli istituti di credito valutano infatti positivamente:
- la possibilità di approfittare di un cointestatario, come già accennato, come il partner o un familiare dalla posizione lavorativa più solida. In questo modo, per la banca il rischio si riduce sensibilmente, perché nel caso un intestatario non fosse più in grado di provvedere alle rate, può rivalersi sull’altro;
- presentare garanzie molto solide, che possano compensare l’eventuale instabilità lavorativa. La principale è sicuramente la disponibilità di un garante per il mutuo nel periodo di prova, che si impegna a coprire le rate in caso di inadempimento del titolare. È però indispensabile sia una persona dalla posizione reddituale solida e dal buon profilo creditizio. In alternativa, la disponibilità di altri immobili ipotecabili o polizze e assicurazioni, che possono intervenire per sopperire alle difficoltà nel pagare le rate, possono fare la differenza.
Se non si hanno particolari urgenze, la strategia migliore è quella di attendere la fine del periodo di prova: ci si presenterà alla banca con un profilo migliore e una sufficiente stabilità lavorativa, tale da rendere più probabile l’approvazione del finanziamento.
Quanto posso chiedere di mutuo con uno stipendio di 1.200 euro
Infine, è bene anche valutare i fondi effettivamente a propria disposizione. Ad esempio, quale importo di mutuo si può richiedere con uno stipendio di 1.200 euro?
Come specificato in precedenza, la rata del mutuo non dovrebbe mai superare il 30-35% dello stipendio netto, di conseguenza non dovrà superare i 360-420 euro al mese. Ipotizzando di voler sottoscrivere un mutuo a tasso fisso al 3%, della durata di 30 anni e con Loan To Value all’80%:
- la rata massima possibile è tra i 360 e i 420 euro, come già spiegato;
- l’importo del mutuo sarà all’incirca tra gli 85.400 euro e i 99.600 euro.
Di conseguenza, a determinare le effettive possibilità d’acquisto di un immobile, e il conseguente mutuo, è sempre:
- il rapporto tra stipendio e rata;
- il Loan To Value, in altre parole quanti risparmi si hanno a disposizione per poter ridurre la soglia dell’80%.
Il consiglio è comunque quello di affidarsi alla stessa banca, o a un consulente, per comprendere quale realisticamente sia l’importo del mutuo che ci si può permettere. Allo stesso modo, è utile vagliare più istituti di credito, allo scopo di ottenere le migliori condizioni di finanziamento.
per commentare devi effettuare il login con il tuo account