idealista nello studio del noto architetto e designer: "più che sostenibilità oggi dobbiamo parlare di consciousness"
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Nella visone di Matteo Thun la sostenibilità è un requisito dell'architettura. Anzi, secondo Thun più che di sostenibilità "oggi dobbiamo parlare di consciousness: siamo consci di avere un problema che va risolto", dice. L'architetto ci riceve nel suo studio milanese in una giornata di gennaio, rischiarata da un pallido sole. Ci incontriamo nell'enorme cucina, un ambiente reso caldo da piastrelle di colori vivaci e coerenti. Sul tavolo, davanti a lui, c'è un oggetto disegnato da Ettore Sottsass: "la semplicità è alla base di tutto", spiega Matteo Thun prima di iniziare. La nostra intervista comincia da qui. 

La qualità nella semplicità sembra essere uno dei suoi tratti distintivi. È un tocco che si rintraccia anche negli ambienti in cui vive e lavora?
La semplicità è alla base di tutto. Questo me lo ha insegnato Ettore Sottsass nel 1978 in via Manzoni: lì ho faticosamente iniziato ad imparare il mestiere dopo una laurea Summa cum Laude che non è servita a nulla (ride, ndr).

Lo studio Matteo Thun
idealista/news

Parliamo del suo studio, dove oggi ci ospita. Come lo vive? 
Ci troviamo in una cucina dove le 80 persone che lavorano nello studio si trovano almeno una volta al giorno per mangiare insieme.  Non so se sia bello o brutto, ma io  seguo la politica di Andrea Branzi che ha detto "ogni stanza ha il suo contenuto": io vorrei che fosse così anche qui. Quindi open space per gli architetti, open space per gli interni, open space per i designer,  open space per gli stilisti: ma ognuno nella sua stanza.

Lei ha sempre voluto fare l’architetto? Come si è avvicinato alla professione?
Mi sono avvicinato a questo mestiere in maniera un po' anomala, perché mia mamma era architetta ma non ho mai esercitato il mestiere, in quanto ha conosciuto mio papà ed insieme hanno deciso di fare ceramica. Io stesso sono cresciuto da ceramista.

Lo studio Matteo Thun
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Quale è l’aspetto che più le piace del suo mestiere?
In questo momento mi piace esplorare la possibilità di seguire una strategia olistica che è quella di  Ettore Sottsass o di altri maestri come Achille Castiglioni o Vico Magistretti, che hanno tentato di fare la piccola scala contestualmente alla grande scala.  

Lo studio Matteo Thun
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Come è nata la sua collaborazione con il mondo dell’hospitality?
Il mondo dell’hospitality nasce secondo la logica che ho appena descritto riguardo all’aspetto che più apprezzo del mestiere: si lavora sulla piccola scala o sulla grande scala cercando di produrre un insieme che funzioni.  

Matteo Thun, i progetti
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C’è una eredità che Ettore Sottsass le ha lasciato, dall’esperienza di   “Memphis” in poi?
Beh l'eredità, oltre alla semplicità di cui le dicevo prima, sta nel fatto che Ettore ci ha insegnato ad usare la mano prima di definire bene cosa si vuole fare.  Perché secondo Sottsass -ma anche Italo Calvino  nelle sue “letters” ci ha detto il medesimo concetto-  viene prima l'intelligenza della mano e poi quella del cervello.

Matteo Thun, i progetti
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Si sente spesso dire che “l’architettura sostenibile non è sempre bella. E, comunque, non è mai economica”. Cosa si sente di rispondere a quanti la pensano così?
La tesi secondo la quale la sostenibilità è cara e brutta è semplicemente sbagliata.  Io, le dirò, non vorrei mai parlare di sostenibilità: è un concetto che abbiamo abolito nel 2001 contestualmente alla caduta delle torri di New York: quando abbiamo capito che la sostenibilità è condicio sine qua non per ogni architetto. Quindi è perfettamente inutile parlare di sostenibilità, dobbiamo parlare di consciousness: siamo consci di avere un problema che va risolto.

Matteo Thun, i progetti
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Infatti il rispetto per l’ambiente sembra essere una prerogativa del suo fare architettura. Posso chiederle quanto questo influisce nella progettazione di un’opera?
Come le ho appena detto la sostenibilità è inscindibile da questo mestiere.  Senza considerare la sostenibilità è meglio non fare gli architetti. È meglio smetterla e cambiare un mestiere.

Matteo Thun, i progetti
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Quali sono le tendenze future dell’edilizia ecologica?
Questo è un concetto tautologico: l'edilizia se non è ecologica non esiste. Anzi non non ha senso che esista. Penso che bisogna essere consapevoli del fatto che l'edilizia può contribuire in vari modi a migliorare il nostro pianeta Terra.

Matteo Thun, i progetti
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In oltre 40 anni di carriera avrà perso il conto dei riconoscimenti ricevuti. Ha un progetto che più degli altri le è rimasto nel cuore?
Il progetto che mi sta più al cuore è sempre il prossimo. In questo momento ne seguiamo uno a Seul, nella Corea del sud. Siamo concentratissimi nel cercare di svolgere al meglio il nostro compito. 

Architettura, interni, e design sono tre piani sui quali è abituato a misurarsi. La mia ultima domanda allora è questa: come influisce la formazione di un architetto sul lavoro del designer?La domanda difficile arriva alla fine. Vuole sapere se  un architetto è in grado di fare design e in quale maniera la piccola scala può convivere con la grande scala? Non  so rispondere. Non le so rispondere perché ci sono varie scuole di pensiero: alcuni dicono che l'architetto è comunque designer. Io sono vicino a questo pensiero.  Ma allo stesso momento mi rendo conto che il product design -ovvero la serialità-  segue logiche diverse.

 

 

 

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