Ribattezzata da Jean Nouvel come "Madame Parking", l'architetto Teresa Sapey deve gran parte della sua fama proprio ai parcheggi. E' stata infatti una delle prime designer a capire che questi "non-luoghi", spazi spesso dimenticati e inutilizzati, potevano non solo essere esteticamente belli, ma anche straordinariamente funzionali.
Originaria di Cuneo, ma spagnola d'adozione, la Sapey si occupò proprio del parcheggio dell'Hotel Puerta de America, a Madrid, trasformandolo in uno spazio conteso da molti per eventi e celebrazioni, e usato da Madonna per una delle sue feste. Il tutto all'interno di un progetto di ristrutturazione dell'hotel a cui hanno partecipato giganti dell'architettura come lo stesso Jean Nouvel, ma anche Norman Foster, Zaha Hadid, David Chipperfield, Ron Arad o Arata Isozaki.
Arrivata in Spagna nel 1990 per amore, perché - come dice lei stessa in un'intervista concessa a idealista/news nel suo studio a due passi dal centro di Madrid - "nella vita molte cose non si scelgono, ma è la vita che sceglie per te", ha completamente assorbito la vitalità e il carattere solare del Paese iberico e si sente completamente "italo-spagnola". Rifiuta le etichette, perché ormai "demodé", ma si sente "un architetto e un artista che vive della fantasia e della creazione". "Un giorno creo un edificio, il secondo un appartamento, il terzo un mobile, e il quarto un rubinetto".
I progetti di "Madame parking"
Nella sua lunga carriera ha realizzato una molteplicità di progetti, abitazioni, centri commerciali, e persino mobili. Nel momento in cui si immerge nel disegno di uno spazio, considera fondamentale avere sempre bene in mente chi è il suo committente e che cosa vuole. "Quando disegno uno spazio io non sono mai sola, un progettista, un architetto ha sempre un committente, bisogna capire chi è il cliente e cosa vuole, perché ha chiamato un professionista. Cosa vuole da un architetto? Vuole solo uno spazio estetico, funzionale o vuole anche uno spazio che gli dia un reddito? Vuole visibilità, vuole futuro, presente o vuole passato?
Nel caso di un progetto residenziale, ad esempio, per lei è di primaria importanza capire l'evoluzione delle persone che la occuperanno: "la casa deve capire anche l'evoluzione della gente, non è solo l'oggi, ma anche il domani". Nella creazione di un qualsiasi spazio, inoltre, fondamentale è l'uso sapiente di due elementi: il colore e la luce: "Per me il colore è materia e la luce è materia e quindi non li tratto come due elementi che aggiungo a un progetto, ma plasmo lo spazio attraverso la luce e il colore".
Sebbene abbia lavorato quasi sempre con committenti stranieri, Sapey ama lavorare con gli italiani, anche perché "l'industria italiana nel mio settore è l'eccellenza a livello mondiale". E il sogno del cassetto della sua eccezionale creatività è progettare "una bodega de vinos" (una cantina di vini), o perché no anche un parcheggio proprio per un cliente made in Italy.
Le quattro "A" di Teresa Sapey
Lo studio TS, nato a Madrid nel 1990, è un ambiente multidisciplinare con un team internazionale e una straordinaria fucina di idee, dove tutto viene fatto con curiosità, passione e "amore". "Pensiamo che tutto è iniziato con la A: A di architettura, A di arte, A di artista, ma anche A di amore e noi mettiamo sempre molto amore nel nostro lavoro".
"Miglior designer dell'anno" nel 2010 per il suo straordinario coinvolgimento nello sviluppo dei non-luoghi e insignita del titolo di "Cavaliere della Repubblica italiana", se dovesse dare un consiglio a un giovane architetto che intraprende la sua carriera, gli direbbe di considerarsi come il primo e più importante progetto. "Il primo progetto sei tu. Come ti vesti, che occhiali hai, come sei pettinato e come parli. Pensa al messaggio che trasmetti e a come la gente lo capta e da lì inizi a dar vita al tuo primo progetto"
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