
Da qui al 2015 il pianeta pensioni si appresta ad essere del tutto stravolto, grazie ad una sorta di riforma permanente che iniziaerà con i cambiamenti previsti enlla manovra già a fine dicembre 2011 e si prolungherà a seconda delle varie scadenze fino al 2015. Obiettivo: risparmiare e adeguare le pensioni all'aspettativa di vita come richiesto dall'ue. Ecco tutte le scadenze che cambieranno il sistema pensionistico
Primo passo: innalzamento dell'età pensionabile
Iniziano le donne della pubblica amministrazione come dice la manovra finanziaria nel passaggio voluto dall'ue sull'adeguamento dell'età pensionabile femminile a quella maschile nel pubblico impiego. Dal 2012 il requisito per la pensione di vecchiaia nella pa sarà a 65 anni. Fino al 31 dicembre 2011 alle donne statali basta avere ancora 61 anni. Dall'anno successivo ci sarà un blocco delle pensioni di quattro anni. Nel 2011 potranno lasciare il lavoro le donne nate nel 1950, ma solo nel 2016 toccherà alle nate nel 1951. E così a seguire. L'ostacolo dell'età però può essere aggirato dall'anzianità di servizio. Così le dipendenti pubbliche, se in possesso del requisito dei 35 anni di contributi, nel 2012, con la quota 96 e l'età di 60 anni e dal 2013 in poi con la quota 97 e l'età di 61 anni potranno andare in pensione. Chi matura i 40 anni di contribuzione potrà andare tranquillamente in pensione indipendentemente dall'età anagrafica
Finestra di scorrimento: il sistema dal 2011 prevede un unico termine di decorrenza della pensione sia per l'anzianità che per la vecchiaia: il 13º mese dalla maturazione dei requisiti, per i dipendenti pubblici e privati (uomini e donne); il 19º mese per gli autonomi. Questo è stato fatto per rimediare alle disparità di trattamento. In questo modo, infatti, tutti i lavoratori sono uguali, ma devono anche aspettare in media 7-9 mesi in più per andare in pensione (dipendenti) e 10-12 mesi (autonomi)
Stesso criterio vale per l'anzianità: il meccanismo delle quote - cioè la somma di anni lavorativi ed età anagrafica aumenta. Dal 1º gennaio, infatti, si passa a quota 96 per i dipendenti (60 anni e 36 di contributi) e a quota 97 per gli autonomi (61 anni). Dal 2013 si sale di un anno sia nelle quote sia nell'età minima. Ancora da scrivere la parte relativa all'innalzamento dell'età pensionabile entro il 2015 per adeguarla all'aspettativa di vita. Staremo a vedere
Diminuiscono le pensioni: l'assegno delle pensioni dipende da vari fattori, ma dall'anno scorso uno dei fattori cattarizzanti è la revisione ogni tre anni per tener conto delle dinamiche macroeconomiche, demografiche e migratorie. Questo significa che dal 2013 ci sarà un aggiornamento e poi un altro nel 2016. Questo, secondo la ragioneria di stato, fa sì che il rapporto fra l'ultima retribuzione e la prima rata della pensione si riduca sensibilmente. Oggi il sistema di calcolo retributivo prevede che l'assegno arrivi a coprire l'80-85% netto dell'ultimo stipendi. Nel 2050 - non si supererà il 70%
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4 Commenti:
Perchè non applicano gli stessi trattamenti e revisioni anche ai signori parlamentari di qualsiasi livello ???????
Non tutti siamo uguali non solo davanti alla legge, ma anche per altre agevolazioni legislative.
Colpire gli altri ( il prossimo ) è facile diventa difficile colpire se stessi !!!!!
Giovedì 1° Luglio 2010. I nostri predecessori hanno fatto tanto per conquistare i diritti attuali, non vi sembra inumano (o bestiale ) quello che sta facendo lo stato e l'europa con tanto di autorità e fra l'altro solo per determinate classi sociali?
Ladri!
Ladri!
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