Una riflessione delle nostre collaboratrici dell'associazione italiana Home Stager su cosa è successo nel 2015 dal punto di vista dello staging. Ecco i tre importanti fatti rilevati nel corso dell'anno che si sta chiudendo.
Cogliamo l’occasione dell’atmosfera di “fine anno” per riflettere sull’andamento 2015 in termini di staging. Un anno caldo, non solo per le temperature estive prolungate, ma per un mercato fibrillante, per alcuni versi del tutto inaspettato.
Alcuni parlano di una lenta ripresa del mercato immobiliare, altri confermano il fatto che l’effetto Expo abbia dato una carica importante a Milano e dintorni. Per noi tuttavia il discorso di una ripresa o meno non è del tutto rilevante, non solo perché lo staging nasce proprio come strumento per gestire un mercato in difficoltà, ma anche perché lo staging in Italia rimane comunque ancora un’attività piuttosto nuova, sconosciuta, e quindi non è misurabile in termini di economia generale. Può al limite risentirne. Quest’anno avevamo lanciato lo slogan: “E’ arrivato il momento di diventare”. Vediamo se è stato così o meno.
Con il crescere dell’attività dell’home staging in Italia, abbiamo osservato una serie di fatti interessanti nel corso del 2015:
- La qualità si è vista più che mai. E grazie a un buon livello di interventi di staging ormai raggiunto, è balzata agli occhi la differenza rispetto a prima. Consideriamo innanzitutto la qualità degli interventi di staging e conseguentemente la qualità dei risultati, in termini di guadagno in denaro e in risparmio di tempo per chi ha usato lo staging per agevolare la commercializzazione del proprio immobile. La ricerca della qualità – oppure del famoso “20% dei professionisti che fa l’80% del lavoro” – era partita proprio dall’interno del movimento di home staging in Italia, con alcuni gruppi che si sono voluti distinguere dalla massa. Poi abbiamo visto che in realtà questa stessa qualità si è tradotta anche nel nuovo cliente degli stager: il cliente - sia agente immobiliare, sia privato - oggi è più informato, sa a cosa può servire lo staging e come strumentalizzarlo per ottenere i risultati desiderati. Ha delle aspettative ben chiare e capisce le potenzialità e i limiti di un intervento di staging.
- Verso il commerciale. Quest'anno abbiamo assistito a un aumento notevole nello staging per le strutture micro-ricettive ed era da aspettarselo, dati gli eventi su grande scala. La progettazione per il settore extralberghiero rimane una delle colonne più forti del mercato attuale. Ma abbiamo visto un aumento anche nel settore commerciale in generale: showroom di moda commerciali, negozi, temporary stores, uffici, parrucchieri. Quest’anno è stato l’anno più commerciale per la nostra attività. Con un leggero declino nello staging per gli affitti a lungo termine, abbiamo invece visto risalire lo staging tradizionale per gli immobili in vendita. Questa è stata una sorpresa per noi, che però potrebbe riflettere l’andamento del mercato delle compravendite.
- Più collaborazione. Si sono messi in gruppo sempre più stager, formando delle piccole attività, per coprire più servizi e più territori e chiaramente per essere più veloci e attrezzati. Un segno molto positivo, perché vuol dire che c’è fermento nel mercato e che si sono creati dei servizi di qualità per soddisfare queste esigenze. In gruppo si lavora meglio, il cliente ha accesso a più specializzazioni attraverso lo stesso canale. Una mossa importante verso un 2016 ricco di progetti, perché la “one-man-show”, come dicono gli americani, ormai è “out”.
Sono quindi queste le 3 parole chiave dello staging nel 2015: qualità, settore commerciale, collaborazione. Vi auguriamo Buone Feste e vi saluteremo prima di Capodanno con l’ultima puntata del 2015.
Nel frattempo, per domande, scrivete a info@stagedhomes.it.
Buon Natale.
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