
Un gruppo di ricerca dell'Università Ca' Foscari Venezia e del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) ha posto l'accento sul riflesso in bolletta del consumo del condizionatore. Vediamo quanto emerso.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Economic Modeling, ha evidenziato che, in media, l'uso del condizionatore porta a spendere fino al 42% in più per l'energia elettrica, rispetto a chi non ha il condizionatore.
Il risultato è stato raggiunto analizzando i dati socio-economici di famiglie residenti in altri Paesi Ocse (Australia, Canada, Francia, Giappone, Olanda, Spagna, Svezia e Svizzera) e dati climatici della Nasa. Come inoltre evidenziato, "studi precedenti realizzati negli Stati Uniti stimano un incremento della spesa familiare per l'energia elettrica legata ai condizionatori intorno all'11%".
Lo studio ha poi gettato l'attenzione sui cambiamenti climatici e ha sottolineato che "gli aumenti effettivi dipenderanno da quanti gradi centigradi in più le famiglie dovranno affrontare per via del cambiamento climatico. I consumi elettrici per raffrescamento saranno quindi un nuovo fattore destinato ad aumentare la povertà energetica legata all'elettricità, condizione in cui si trovano le famiglie che spendono più del 5% del loro reddito annuale in bollette elettriche".
Come si legge in una nota, Enrica De Cian, professoressa di Economia ambientale a Ca' Foscari e responsabile del team di ricerca del progetto Erc Energya che ha svolto lo studio, ha affermato: "Il concetto di povertà energetica, già oggetto di attenzione in Europa, è di norma legato alla possibilità di assicurarsi un livello adeguato di riscaldamento durante i mesi più freddi. I nostri dati, tuttavia, suggeriscono di allargare il concetto includendo il ruolo sempre più determinante del raffrescamento estivo. I nuclei familiari più poveri spendono già di norma una porzione ampia del loro budget in beni essenziali, come il cibo e l'elettricità. Quest'ultima voce dovrà aumentare per proteggere i più vulnerabili dal rischio di mortalità o da altri gravi problemi di salute durante le ondate di calore".
L'economista ha poi aggiunto: "I dati che abbiamo analizzato rivelano che in Spagna il 18,5% delle famiglie spende più del 5% del proprio budget in elettricità. Queste percentuali sono generalmente più alte nei Paesi freddi, arrivando al 24,2% in Svezia. In Francia e Svizzera troviamo numeri più bassi: 8% e 5% rispettivamente". Come evidenziato, l'Italia non è stata analizzata in quanto il nostro Paese non è compreso nel dataset Ocse considerato in questo studio, ma "ci aspettiamo un andamento simile a Francia e Spagna, e lo stiamo verificando negli studi che stiamo svolgendo".
L'economista Teresa Randazzo, prima autrice dello studio, ha spiegato che "l'elemento innovativo di questo lavoro è che la nostra analisi empirica permette di tenere conto di fattori di scelta che sono di norma difficili da osservare e misurare, come la percezione personale del comfort termico, l'avversione al rischio o la consapevolezza ambientale".
In merito, secondo quanto evidenziato dallo studio, varie caratteristiche degli individui e dei nuclei familiari portano - o meno - all'adozione dell'aria condizionata nelle case. E' stato rilevato, ad esempio, che "la presenza di minori in casa induce ad adottare e ad usare di più i condizionatori". Oppure che "gli individui più istruiti tendono a usare meno i condizionatori, suggerendo che sono più consapevoli dell'impatto dei loro consumi sull'ambiente. Allo stesso modo, le famiglie che sono più inclini al risparmio energetico tendono ad usare meno l'aria condizionata. Viceversa, le famiglie che posseggono numerosi elettrodomestici tendono ad usare di più i condizionatori".
Malcolm Mistry, responsabile dei dati climatici per il progetto Energy-a, e coautore della ricerca, ha affermato: "Vivere in aree urbane aumenta la probabilità che si adotti un condizionatore di 9 punti percentuali, un contributo importante, se paragonato al ruolo del clima o del reddito familiare, probabilmente dovuto al fenomeno delle isole di calore urbane".
Con l'obiettivo di comprendere le dinamiche di adozione dell'aria condizionata nei Paesi industrializzati e il suo impatto sul bilancio delle famiglie, anche alla luce dei cambiamenti climatici, i ricercatori di Energya hanno esaminato otto Paesi Ocse di diverse latitudine: Australia, Canada, Francia, Giappone, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. Sono quindi state combinate le informazioni geo-codificate su 3.615 famiglie provenienti da dati dell'Ocse raccolti nel 2011, con dati storici sul clima.
Ma qual è il trend nel mercato dei consizionatori? A tal proposito è emerso che, "spinte in gran parte dal settore residenziale, dal 1990 le vendite annuali dei condizionatori d'aria sono più che triplicate a livello mondiale, raggiungendo 135 milioni unità nel 2016, secondo gli ultimi dati dell'Agenzia Internazionale per l'Energia. La Cina è in testa, con 41 milioni di condizionatori nelle case private, seguita da 16 milioni negli Stati Uniti e circa 9 milioni sia in Giappone che in Europa".
La professoressa De Cian ha sottolineato: "Secondo il nostro studio, oltre al ruolo determinante del miglioramento del tenore di vita, i cambiamenti climatici aumenteranno i tassi di adozione dell'aria condizionata anche in Europa, con incrementi fino al 21% in Spagna e al 35% in Francia tra soli 20 anni".
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