La direttiva europea case green mira a migliorare l'efficienza energetica degli edifici residenziali (che dovranno raggiungere la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033), invitando i paesi membri a ristrutturare immobili per ridurre le emissioni di CO2. La direttiva intende contrastare il cambiamento climatico e ridurre i consumi energetici. Inoltre, prevede l’introduzione di pratiche di edilizia green attraverso l’utilizzo di tecnologie e materiali eco-compatibili.
Casavo, azienda che offre soluzioni smart per vendere e comprare casa, ha voluto indagare cosa pensano gli italiani dell’introduzione della recente politica green, soprattutto alla luce di uno stock residenziale attualmente piuttosto vecchio, che per il 51% ricade nelle classi energetiche F e G.
Case green: per gli italiani focus sui costi
Secondo i risultati della ricerca commissionata a SWG gli italiani sembrano avere aspettative duplici rispetto alla nuova direttiva: pur riconoscendo un’opportunità per il rinnovo del patrimonio residenziale (lo pensa il 64% degli italiani), si temono rincari sugli interventi e svalutazione delle classi più basse. Infatti, il 73% pensa che sarà più costoso ristrutturare un’abitazione (dato in crescita del 7% rispetto al 2023). Inoltre, il 68% pensa che le case con una classe energetica tra la E e la G subiranno una forte perdita di valore.
Edilizia green: 1 italiano su 2 pensa alla riduzione dei consumi
La risposta alle necessità ambientali ed energetiche passa anche attraverso l’edilizia green, che - tra le altre cose - prevede l’uso di materiali sostenibili e la riduzione dell’uso di materiali inquinanti o dannosi per la salute. 1 italiano su 2 considera la riduzione dei consumi energetici il principale vantaggio di questa pratica, mentre quasi 1 su 4 (il 23%) indica il minore impatto ambientale, aspetto che riceve maggiori preferenze da parte della Generazione Z (32%) e dai Millennial (37%).
Tra i principali ostacoli all’adozione di questo tipo di edilizia sostenibile, il 56% dei rispondenti indica i costi iniziali troppo elevati. Al secondo posto la difficoltà e le lungaggini burocratiche (33%) e la mancanza di incentivi governativi (26%).
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