Ogni anno molti rinnovano un’antica tradizione il cui scopo è richiamare buona fortuna e prosperità: si tratta dell’acqua di San Giovanni, una pratica che affonda le radici in tempi lontani, fatti di credenze, rituali e legami con la natura. Al centro di questo rito c’è la raccolta di fiori ed erbe ma anche l’attesa di quella che si crede sia la notte più magica dell’anno, ossia il solstizio d’estate. Ecco tutti i fiori da utilizzare e i passaggi da seguire per capire come preparare l’acqua di San Giovanni.
Cos'è l'acqua della notte di San Giovanni?
In tempi in cui le credenze popolari hanno dato vita a delle tradizioni secolari, è nata anche quella dell’acqua di San Giovanni, ossia una preparazione realizzata in occasione della festa di San Giovanni Battista. Si tratta di una semplice miscela di acqua e fiori ed erbe aromatiche raccolte proprio durante la giornata del 23 giugno.
Questa tradizione è radicata in diverse zone d’Italia, soprattutto nel centro e nel sud, e conserva significati spirituali e rituali legati alla purificazione, alla prosperità e alla protezione. Si crede infatti che l’acqua possa assorbire la forza benefica del Sole del solstizio d’estate e della natura in fiore, diventando un concentrato di energie positive.
Quando si fa l'acqua di San Giovanni?
La preparazione dell’acqua di San Giovanni deve essere fatta esclusivamente alla vigilia della festa di San Giovanni Battista per un motivo ben preciso. Questo, infatti, è il momento in cui, secondo la tradizione, si sprigionano le energie più potenti dell’estate.
Come anticipato, i fiori e le erbe necessarie si raccolgono durante il giorno del 23 giugno, quando si ritiene che abbiano raggiunto il massimo del loro potere benefico, grazie all’azione del Sole. L’infuso viene poi lasciato all’aperto per tutta la notte affinché possa essere benedetto dalla rugiada, considerata un dono sacro della natura.
La mattina del 24 giugno, appena svegli, l’acqua viene utilizzata per bagnare mani e viso, in un gesto augurale che simboleggia salute, amore e fortuna per l’anno a venire.
Quali erbe si possono raccogliere per preparare l'acqua di San Giovanni?
Stabilita la finalità di questa tradizione popolare, è essenziale capire quale tipo di fiori e di erbe devono essere utilizzate. Solitamente queste variano da zona a zona, ma in generale si scelgono piante spontanee e officinali, legate a proprietà curative, protettive o purificanti. L’importante è che siano fiori freschi, meglio se raccolti in luoghi puliti e lontani dall’inquinamento.
Ecco alcune delle piante più comuni utilizzate per l’acqua di San Giovanni:
- Iperico (erba di San Giovanni): simbolo di protezione e guarigione
- Lavanda: purifica e rilassa
- Salvia: protegge e favorisce la lucidità mentale
- Rosmarino: porta forza e memoria
- Ruta: allontana le negatività
- Menta: stimola e rinfresca
- Camomilla: dona pace e calma
- Malva: lenitiva e purificante
- Petali di rosa: per l’amore e l’armonia
- Fiordaliso: legato alla vista e alla purezza
- Giglio o gelsomino: simboli di purezza e rinnovamento.
Si tratta di piante spesso coltivate in casa o comunque facili da reperire. Inoltre, in molte aree è tradizione raccogliere anche fiori di campo spontanei. In questo modo infatti il rito si lega in modo diretto a ciò che la natura offre in modo spontaneo.
Come si prepara l'acqua di San Giovanni passo dopo passo
Tra tutte le numerose tradizioni popolari, quella dell’acqua di San Giovanni è tra le più seguite. Un effetto che probabilmente dipende anche dalla facilità del procedimento. Questo infatti richiede solo un po’ di attenzione nella raccolta delle erbe e nel rispetto dei tempi e dei passaggi tradizionali. Ecco come procedere passo dopo passo:
- Raccogliere le erbe: il 23 giugno, preferibilmente al mattino, scegliere erbe fresche e sane, meglio se spontanee o non trattate.
- Lavare le erbe: sciacquare delicatamente con acqua fresca per eliminare eventuali impurità o insetti.
- Preparare un recipiente: utilizzare una ciotola o un contenitore di vetro o ceramica, evitando plastica e metallo.
- Riempire con acqua: versare acqua di fonte o acqua naturale fresca nel recipiente.
- Aggiungere fiori ed erbe: disporre i fiori e le erbe nell’acqua con cura, anche in modo decorativo.
- Lasciare all’aperto: posizionare il recipiente in un luogo aperto, sotto il cielo, dove possa ricevere la luce della luna e la rugiada notturna.
- Ritirare al mattino: il 24 giugno, al risveglio, usare l’acqua per lavare viso e mani.
Attenzione però ad alcuni particolari: l’acqua di San Giovanni non si beve e non si conserva per lungo tempo. Questa viene infatti utilizzata esclusivamente per usi simbolici e rituali.
Quanto dura l'acqua di San Giovanni?
L’acqua di San Giovanni è un’acqua rituale che si utilizza esclusivamente nella mattina del 24 giugno, subito dopo averla ritirata. Non è destinata dunque a un uso prolungato nel tempo. Il suo potere simbolico risiede infatti proprio nella temporaneità.
Si tratta dunque di un’acqua carica di significato solo in un momento specifico dell’anno, quando la natura è al massimo della sua forza e la rugiada si crede benedetta dalla notte magica.
Alcune persone scelgono comunque di conservarne un piccolo quantitativo in bottigliette decorative, ma si tratta più di un gesto affettivo o estetico. Dal punto di vista rituale, l’efficacia è legata alla freschezza e al contatto con la notte del solstizio.
Ma perché si prepara l'acqua di San Giovanni?
L’origine dell’acqua di San Giovanni si intreccia con riti pagani pre-cristiani e con la celebrazione di San Giovanni Battista, figura legata all’acqua, alla purificazione e al rinnovamento spirituale.
Nei secoli, la notte tra il 23 e il 24 giugno è stata considerata una delle più cariche di energie dell’anno, non a caso collocata nei pressi del solstizio d’estate. Si credeva che in quel momento la natura raggiungesse l’apice della sua potenza, e che la rugiada della notte fosse in grado di curare, proteggere, fecondare.
Le popolazioni contadine la vivevano come un momento di passaggio, in cui si compivano gesti simbolici per assicurarsi un raccolto abbondante, la salute e l’amore. Lavarsi con l’acqua preparata con le erbe raccolte il giorno prima serviva infatti a scacciare la sfortuna e a favorire l’arrivo di eventi felici.
In questo contesto la scelta delle erbe assumeva così anche un valore magico e propiziatorio, tramandato oralmente da generazione in generazione. In alcune regioni italiane il rito è ancora oggi accompagnato da falò, danze, canti e momenti comunitari, in cui la dimensione sociale si unisce a quella spirituale.
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