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In tema di pensioni, il decreto legge che contiene anche il reddito di cittadinanza, non apporta importanti novità solo per quota 100. Per i lavoratori precoci, infatti, si parla già di quota 41. Vediamo nel dettaglio come funziona questa opzione di pensione anticipata.

Ma chi sono coloro che hanno i requisiti per essere considerati lavoratori precoci? Tutti i lavoratori che abbiano versato almeno un anno di contributi da lavoro effettivo prima dei 19 anni d’età anche non in modo continuativo e che risultino in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.

Più specificatamente, l'agevolazione per i lavoratori precoci si riferisce ai dipendenti (uomini e donne) del pubblico e del privato, ma anche gli iscritti a gestioni speciali dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) che, con 41 anni di contributi versati, si trovano in almeno uno dei cinque seguenti profili di tutela:

  • disoccupati in seguito a licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale e che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi;
  • lavoratori che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità;
  • persone con riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
  • lavoratori dipendenti addetti alle attività gravose da almeno sette anni negli ultimi dieci o da almeno sei anni negli ultimi sette prima del pensionamento;
  • impiegati in mansioni usuranti o notturne

L’assegno pensionistico per i lavoratori precoci viene calcolato con il sistema misto o retributivo e viene erogato dopo tre mesi dalla data in cui vengono maturati tutti i requisiti per farne richiesta. Il che determina che si può smettere di lavorare con un anticipo fino a 8 anni rispetto a quanto accadrebbe con la pensione di anzianità.

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